Società e comunicazione

Cresce il giro d’affari degli influencer in Italia: business da 280 milioni

L’aumento rispetto al 2020 è stato pari al 15%, con la creazione di 450mila posti di lavoro. Nei tariffari dei “big” si può arrivare a 60mila euro per un post

di Sara Monaci

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4' di lettura

Se fino a pochi anni fa sembrava solo un gioco, oggi è diventato un vero e proprio luogo di affari, se pur dematerializzato. È l’attività di influencer, ormai paragonabile ad un lavoro creativo vero e proprio (tanto che il nome di chi gestisce i propri spazi è proprio “creator”), e soprattutto con un giro d’affari in crescita.

Sulla base di una ricerca sul mercato italiano (curata da DeRev Lab, specializzata nel posizionamento digitale), emerge che il valore di questo mercato in Italia è pari a circa 280 milioni nel 2021, e che la crescita rispetto all’anno prima è del 15%. A livello mondiale sono 14 miliardi, contro i 9,7 del 2020.

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L’influencer markeging genera in Italia 450mila posti di lavoro, tra diretti e dell’indotto. Di questi oltre 350mila sono influencer e creator, gli altri sono i ruoli che orbitano intorno a questa attività, dai social media ai manager, dalle agenzie di talent alle agenzie di marketing fino ai centri media, per arrivare infine agli staff marketing dei brand.

La spiegazione di tale aumento è abbastanza semplice: le aziende investono sempre di più in questo tipo di comunicazione, magari abbandonando piccole fette di pubblicità tradizionale, perché si stanno accorgendo di avere così un ritorno in termini di visibilità esponenziale, soprattutto sulle fasce di popolazione più giovane.

Altro dato interessante è che in questo segmento ancora in fieri si è raggiunta una sostanziale parità di genere. Non ci sono dati ufficiali ma gli esperti dicono che donne e uomini hanno gli stessi livelli di notorietà e incassi.

I settori in Italia

In merito alle industrie in cui l’influencer marketing viene più utilizzato, anche in questo caso il dato italiano è stimato in linea con l’andamento internazionale, anche se con qualche differenza. In Italia resta sicuramente in cima alla classifica il mondo del Fashion & Beauty, che occupa quasi un terzo dell’intero mercato (31%), seguito da Travel, Food & Lifestyle (18%), che viene molto penalizzato dalla fase post pandemica visto che ancora non si può viaggiare liberamente, dal mondo di Fitness & Benessere (15%).

Proprio alla pandemia si deve invece l’aumento dell’influencer marketing nel settore del Gaming & Tech (10%), seguito Business ed Economia (6%), per ora di nicchia ma anch’esso in aumento. Il restante 20% include invece tutti gli altri verticali minori, come cultura, sport, automotive.

Quanto guadagna un influencer

Per capire di cosa stiamo parlando basta osservare i prezzi di mercato. Si va dai 50-250 euro per post dei Nano Influencer fino ai 15mila euro per post di una “Celebrity”. Nel mezzo ci sono tutte le altre tipologie di influencer: Micro, Mid tier, Macro, Mega. Questo il tariffario di base per quanto riguarda la piattaforma più vecchia e tradizionale, Facebook.

I costi crescono in altri luoghi virtuali, da Youtube a Instagram a TikTok, in questa successione. Su Tik Tok si arriva fino a 60mila euro a post da parte di una Celebrity; un Micro tier può arrivare a incassare 500 euro a post.

I costi dunque sono molto vari. La categoria Celebrity è paragonabile al testimonial della pubblicità tradizionale, ovvero persone già famose che interpretano un messaggio, magari ingaggiati da un influencer. Unico caso, al momento, di influencer diventata Celebrity attraverso questo nuovo mestiere è Chiara Ferragni, non famosa precedentemente per altre attività. Lei oggi è paragonabile ad una testimonial.

Le diverse piattaforme: chi sale e chi scende

Il primo parametro per stabilire il compenso di un influencer è dato dall'ampiezza del pubblico e dal relativo engagement rate che misura il livello di partecipazione dei follower. Inoltre, fa la differenza il grado di penetrazione che l’influencer ha nei confronti di una nicchia. A livello qualitativo, un elemento da considerare è la sua credibilità. Quanto più è autorevole, tanto il messaggio che sceglierà di amplificare sarà massimizzato e, quindi, avrà maggior peso anche in termini di valorizzazione.

Va sottolineato che più cresce questo mondo, e più le competenze si alzano e l’improvvisazione tende a diminuire. La padronanza delle piattaforme è fondamentale.

Ormai nel mondo degli esperti, i luoghi virtuali vengono etichettati come più o meno efficaci, caratterizzati dunque da maggiori o minori possibilità di guadagno.

Su F acebook risulta agevole assicurarsi un ampio seguito, al contrario di canali come YouTube e Twitch. Tuttavia Facebook è popolato da un pubblico di massa con abitudini di fruizione rapida e superficiale: le chances di fidelizzare la platea e di convincerla a compiere un'azione sono ridotte.

Su altri social, dove costruirsi la base di follower è più complesso perché gli utenti saggiano il valore dei contenuti, l’a desione sarà invece consapevole e pronta per la risposta. Infine, l’impegno per la creazione dei contenuti. Foto e video destinati alle piattaforme nate per la condivisione di questi formati generano un impatto maggiore per il brand.

Sembra promettente Twitch. Questa piattaforma di live streaming è nota per il suo target specifico di utenti tra i 15 e i 30 anni appassionati al mondo del gaming. Tuttavia, negli ultimi anni è cresciuta anche in altri settori di intrattenimento, tecnologia, scienza e musica. In Italia, si è impennato il numero degli utenti durante il lockdown (oltre 4 milioni di nuovi iscritti ogni mese, 70% uomini). Come YouTube ospita solo video, ma qui ogni contenuto è live: la trasmissione e interazione avvengono esclusivamente in diretta e in tempo reale. Twitch offre agli streamer numerose opportunità interne per monetizzare i propri contenuti: è possibile diventare affiliati o partner a seconda del numero di follower, degli spettatori e delle ore di trasmissione.

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