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Cresce l’Europa delle biciclette: è il Portogallo a tirare la volata

Il Paese lusitano si conferma primo produttore continentale, l’Italia è terza: la Bike Valley portoghese nasce da una politica industriale visionaria

di Marco Trabucchi

3' di lettura

La bici viaggia, e non solo metaforicamente. Il boom della mobilità sostenibile è stato il detonatore che ha innescato la crescita esponenziale della bike industry, che pare iniziare a recuperare terreno rispetto ai ritardi produttivi accumulati dalla forte richiesta degli ultimi due anni.

Uno dei motivi di questo recupero è legato al reshoring, ovvero il ritorno della catena produttiva nel paese di origine da parte delle aziende europee per sopperire ai limiti nell'approvvigionamento di materie prime e componenti proveniente dal Far East, con l'Europa che torna protagonista.

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Secondo quanto emerge dai dati del 2021 raccolti da Eurostat, il vecchio continente aumenta la produzione di biciclette rispetto al 2020, con un aumento a doppia cifra: + 11% per un totale di 13,5 milioni di pezzi prodotti nell'Unione europea nel 2021. Un trend già avviato dall'anno precedente, che ha attestato una produzione di 12,2 milioni di biciclette nei paesi europei.

Il Portogallo continua ad avere il primato di paese leader, con 2,9 milioni di pezzi prodotti. Alle sue spalle la Romania con 2,5 milioni e poi l'Italia con 1,9 milioni. Germania e Polonia chiudono la top five rispettivamente con 1,4 milioni e 1,2 milioni.

E il Portogallo emerge proprio come modello di eccellenza. Fino a vent’anni fa venivano prodotte solo 400mila biciclette, mentre oggi il paese lusitano, che rappresenta solo il due per cento della popolazione dell’Unione europea, è responsabile di più di un quinto di tutte le due ruote prodotte in Europa.

Le motivazioni che hanno portato il Paese a essere primo produttori di bici e componenti sono molteplici, ma il terreno è diventato fertile grazie al “Portugal Bike Value”, una politica di espansione del distretto intorno ad Águeda, non lontano da Porto, ribattezzato “Bike Valley”, che nel corso degli anni ha portato a raggiungere il record di circa 594 milioni di euro di valore in termini di esportazioni.

Una tradizione iniziata 100 anni fa, nel 1922, quando fu aperta a Porto la prima fabbrica di biciclette del paese, la “Fábrica Nacional de Bicicletas”. Nel distretto si colloca la produzione di numerosi marchi che hanno apprezzato il know-how e le condizioni di produzione estremamente favorevoli del tessuto economico locale.

«Negli anni Ottanta molte aziende sono migrate in Asia per risparmiare sui costi e molte delle nostre fabbriche hanno avuto problemi - ha dichiarato a Cycling Industry Gil Nadais, segretario generale di Abimota (Associacao Nacional das Industrias de Duas Rodas), l’associazione portoghese delle due ruote -. Poi sono ritornate, grazie anche a politiche lungimiranti, favorendo la rete di collaborazione tra le aziende locali e gli investimenti in tecnologie».

A testimonianza di questo c'è il corposo investimento nelle tecnologie in fibra di carbonio, che nel 2021 ha portato alla nascita della prima fabbrica automatizzata di telai per biciclette in carbonio al di fuori dell’Asia. Insieme al produttore tedesco di carbonio All Ahead Composites come partner tecnologico e al fornitore taiwanese Art Collection Corporation come project partner, le aziende portoghesi Ciclo Fapril, Miranda Bike Parts e Rodi Rims & Wheels hanno fondato una fabbrica europea di telai in carbonio con il nome Carbon Squadra grazie ad un investimento di 8 milioni di euro, parzialmente finanziati dalla Ue.

Un esempio concreto di come le politiche economiche locali possano far funzionare le cose nel verso giusto. Un'opportunità da non perdere, come sottolineato anche da Paolo Magri, presidente di Ancma: «Nell'ambito della bicicletta sono in corso profonde trasformazioni, per le quali è necessaria una presa di coscienza più compiuta anche da parte delle istituzioni: da un lato c'è una forte domanda che merita di essere valorizzata attraverso l'infrastrutturazione ciclabile e una rinnovata logica di incentivi all'utilizzo, mentre dall'altro si assiste all'evoluzione di paradigmi industriali, economici e produttivi di cui tener conto per coglierne al meglio le opportunità e dentro i quali anche il tessuto imprenditoriale italiano gioca e giocherà un ruolo molto significativo».

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