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Cresce il peso della birra nel fatturato di bar e ristoranti

Secondo una ricerca di Istituto Piepoli Osservatorio della birra in collaborazione con Partesa, in 5 anni la quota di locali che dipenderà per metà degli incassi dalla birra passerà dal 16 al 30%

di E.Sg.

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2' di lettura

Cresce l’importanza della birra e il suo peso sul fatturato dell’horeca: il “binomio birra-luoghi della socialità” vale già oltre 4 miliardi di euro e la stima effettuata sondando il parere di 200 gestori di ristoranti, pizzerie, bar, pub, hotel e locali in genere è che tra 5 anni la quota di chi dipenderà per metà degli incassi dalla birra passerà addirittura dall’attuale 16,7% a oltre il 30%.

L’elaborazione molto rosea per il mondo delle “bionde” è contenuta in uno studio commissionato dall’Osservatorio Birra all’Istituto Piepoli, secondo cui «non solo la birra resterà la costante del nostro stare insieme, ma la ripresa dei locali italiani ruota attorno a questa bevanda». Per il business dei locali la birra sarà determinante in futuro (per il 56% la “chiara” e per il 45% “l’artigianale”) più dei vini bianchi o rossi (44%), cocktail e spirits (43%), e spumanti (20%). In crescita anche le birre low-alcohol e analcoliche (10,4%).

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Se per il 36% dei locali italiani la birra è già oggi centrale nella propria offerta (e per questo non crescerà in futuro), il 60,6% dei rispondenti dice che ci sarà sempre più birra domani nei loro locali, principalmente per 3 ragioni: «è sempre più richiesta; è poco o per nulla alcolica (e questo chiedono molti giovani); infine, permette una buona marginalità, elemento vitale in un periodo di grandi difficoltà economiche per un settore reduce da due anni neri».

La conferma che la birra potrebbe essere una leva per la ripresa del fuori casa arriva anche dai consumatori: secondo la ricerca, «1 su 2 ipotizza di aumentare le occasioni di consumo negli esercizi pubblici anche soprattutto con l'allentamento delle restrizioni dovute alla pandemia».

Lo studio, realizzato in collaborazione con Partesa, importante azienda di distribuzione food&beverage, mostra inoltre quanto il Covid abbia lasciato il segno sul fuori casa. Negli ultimi 2 anni, segnalano gli analisti, oltre la metà dei locali (53%) ha avuto un calo di fatturato. E il 23% è stato costretto a ridurre il personale. Il 60,4% dei locali, dopo la pandemia, hanno cambiato il proprio business, rivedendo prezzi e offerta (34%), aprendosi al delivery e all’asporto (21,9%), immaginando menu con meno portate (20%) e ampliando le fasce orarie di apertura, per intercettare nuove occasioni di consumo (16%). Tuttavia più del 58% dei locali, nonostante le difficoltà, sta facendo investimenti (in media entro i 20 mila euro) per adeguarsi alle nuove tendenze di business.

«Dalla ricerca emerge molto chiaramente il grande sforzo umano e imprenditoriale che i gestori dei punti di consumo hanno dovuto affrontare in questi ultimi anni – commenta Massimo Reggiani, ad di Partesa –. Uno sforzo che Partesa, così come tutti i distributori, ha sostenuto durante la pandemia e che continua a sostenere oggi, garantendo flessibilità, maggiori servizi e consulenza, il tutto con il prezioso supporto dei birrifici. Ora, in questo scenario senza precedenti nella storia recente, è indispensabile lavorare uniti».

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