Cresce la robot valley di Genova Viaggio nella cittadella dell’Iit
Nel nuovo centro di San Quirico è raggruppata la maggior parte delle linee di ricerca di robotica dell'Istituto: chirurgica, industriale, riabilitativa e spaziale. Tra poco ulteriori laboratori presso il Bic
di Raoul de Forcade
4' di lettura
Cresce la robot valley della Liguria, che si sta concentrando a Genova, nella Val Polcevera. Un’area dove trovano spazio sia le macchine dell’Istituto italiano di tecnologia che quelle di Leonardo (vedi articolo a fianco). A metà maggio è stato inaugurato, in uno spazio di circa 10mila metri quadrati, il Cris, che sta per Center for robotics and intelligent systems, ubicato nella zona di San Quirico. Nel centro, che è stato realizzato dall’Iit con un investimento di 12 milioni di euro, 2 dei quali della Camera di Commercio di Genova, è raggruppata la maggior parte delle linee di ricerca di robotica dell’Istituto: dalla robotica chirurgica a quella industriale, dagli esoscheletri riabilitativi, all’esplorazione spaziale.
«La robotica di Iit - spiega il direttore scientifico, Giorgio Metta - conta in tutto 468 persone, l’80% è concentrato in questo centro, con l’idea di fare massa critica. Le aree di applicazione sono la cura della persona, come esoscheletri per la biomedica e protesi, il monitoraggio di infrastrutture e ambiente, come il robot presente sul ponte San Giorgio (il viadotto che ha sostituito il Morandi, ndr), e l’industria, attraverso lo sviluppo di robot industriali, che avviene anche in laboratori congiunti con aziende italiane, ad esempio con Leonardo».
Inoltre, aggiunge Metta, questo nuovo centro a San Quirico è lo spazio adeguato per poterci sviluppare ancora. La nostra, infatti, è un’attività con hardware e quindi ha bisogno di spazi adatti. La realizzazione del Cris, ad esempio, ci ha consentito di allargare l’officina meccanica dove realizziamo i componenti dei robot e ci permette di avere spazi dove fare il training dei robot, portarli a camminare e farli uscire all’esterno. Abbiamo perfino un tetto su cui possiamo farli volare».
La struttura, inoltre, prosegue Metta, «ci dà modo di fare massa critica: abbiamo concentrato tutti i ricercatori in un unico luogo, anche per permettere loro di ritrovarsi e avviare nuove collaborazioni, in parte tra loro, in parte con le aziende del territorio ma anche con quelle più lontane; abbiamo joint lab con imprese perfino in Giappone».
Secondo il numero uno dell’Iit, «c’è sicuramente un valore aggiunto ad avere spazi adeguati, che fanno parte del nostro investimento per dare ai ricercatori il massimo. Quando uno scienziato robotico viene a lavorare da noi si trova davanti anche un’infrastruttura che supporta le idee e lo sviluppo di nuove soluzioni; un ricercatore lo attiri anche col tipo di laboratorio che gli puoi dare. Tutto si unisce, poi, a un’altra struttura fondamentale che abbiamo nella valle, cioè il nostro supercalcolatore, sulla collina degli Erzelli; grazie al quale i ricercatori possono fare simulazioni dei robot ma anche dell’intelligenza artificiale (Ai). Dal punto di vista dei nostri robotici, avere a disposizione un calcolatore che fa circa 3 petaflop (ovvero 3 milioni di miliardi di operazioni al secondo, ndr) è un fattore molto importante per sviluppare algoritmi custom di Ai e utilizzare le reti neurali di ultima generazione. Abbiamo installato il supercalcolatore agli Erzelli per questioni di spazio, grazie a un accordo con la Regione Liguria: è ospitato da Liguria digitale (azienda informatica regionale, ndr). Questo ci serve anche per fare sinergia, perché presso Liguria digitale ci sono persone che studiano la creazione di algoritmi con le macchine ad alte prestazioni».
Metta rileva, poi, che l’Iit sta aprendo «un ulteriore spazio: altri 1.500 metri quadrati al Bic, il Business innovation center della Regione (sempre in Val Polcevera, ndr). Per ora abbiamo finito di ristrutturare tre moduli; sono una sorta di grandi garage, dove c’è spazio adatto per soluzioni di robotica che non si riescono a gestire su un pavimento normale, o perché il robot è molto pesante o perché abbiamo bisogno di mettere gabbie, per far sì che nessuno si faccia male. In una parte dello spazio che abbiamo acquisito ci saranno anche dei laboratori, soprattutto quelli che interagiranno con le aziende. Anche questo è un pezzetto della robot valley».
Nella zona, peraltro, presso la torre della Fiumara, sottolinea Metta, «abbiamo il laboratorio congiunto con Leonardo; e lì stiamo facendo sia robotica industriale, sia i nostri cavalli di battaglia, come i robot quadrupedi e il centauro. Con Leonardo, che ha una grande sezione che si occupa di Ai, soddisfiamo anche un’altra nostra missione, quella del trasferimento tecnologico; perché se alcune delle soluzioni sviluppate con loro trovano la strada dell’industrializzazione, poi diventano dei prodotti. Noi lavoriamo a titolo di ricerca ma con una missione applicativa, che, per ora, è soprattutto quella di supportare la produzione di velivoli. Con una robotica usata in fabbrica, per migliorare la qualità dei prodotti e aiutare i lavoratori. Ma con Leonardo guardiamo anche ad altre cose, ad esempio ad aspetti di Ai e machine learning, per trovare soluzioni che aiutino i robot a diventare più efficienti ed autonomi. Infine ci piacerebbe pensare, sempre con Leonardo, all’utilizzo di fibre di nuovo tipo e materiali ingegnerizzati: tutti elementi che, applicati nell’aerospazio, possono fare la differenza».
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