Cresce il traffico container in Italia, cala nell’area Med e nel Nord Ue
Secondo Fedespedi, negli scali italiani la movimentazione è aumentata del 2,4% nel 2022
di Raoul de Forcade
I punti chiave
2' di lettura
I porti italiani hanno chiuso il 2022, per quanto riguarda il traffico container, con il segno più rispetto al 2021 e segnando risultati migliori, in termini percentuali, rispetto agli scali mediterranei di altri Paesi e a quelli del Nord Europa, che chiudono complessivamente col segno negativo, sia pure a fronte di volumi movimentati molto maggiori. È quanto emerge dall’Economic outlook pubblicato dall’Ufficio studi di Fedespedi, l’associazione che raggruppa gli spedizionieri tricolori.
Secondo le stime raccolte nel report, dunque, i porti italiani «dovrebbero aver movimentato circa 11,5 milioni di teu (contenitori da 20 piedi, ndr), con una crescita del 2,4% sull’anno precedente. L’incremento ha riguardato un po’ tutti i porti maggiori, tranne quelli di Genova (-1,0%), La Spezia (-8,2%) e Salerno (-13,7%). In ripresa i porti di Trieste (+15,9%), di Savona (+19,4%) e di Ravenna (+7,3%), quello di Gioia Tauro con un +7,1% ritorna sui valori raggiunti alcuni anni fa».
Northen range a -5,2%
Viceversa, sempre nel 2022, «i porti censiti del Mediterraneo (non italiani) hanno movimentato complessivamente 42,5 milioni di teu con una diminuzione del -1% rispetto al 2021. In decisa flessione i porti di Valencia (-9,9%), Pireo (-7,3%), Alessandria (-6,0%). In flessione anche i porti del Northen range, che con una movimentazione di 43,9 milioni di teu, hanno realizzato una flessione del -5,2%».
Il 2022, peraltro, evidenzia lo studio, «è stato per il commercio estero italiano l’anno della ripresa, dopo la flessione del 2020 dovuta alla pandemia: le esportazioni hanno registrato un aumento del 21,8%, e le importazioni sono cresciute del 38,4%, frutto della dinamica delle materie prime energetiche. Sulla ripresa pesa, tuttavia, l’aumento dell'inflazione».
Incertezze sui commerci per la guerra
Il documento, stilando un’analisi globale, rimarca «le incertezze provocate dallo scoppio della guerra in Ucraina, che ha acuito le criticità che già avevano segnato il 2022 (aumento costante dei prezzi delle materie prime e dei beni energetici e congestionamento delle filiere di approvvigionamento)». E sottolinea che « tutte le previsioni di crescita, a livello mondo, per il 2023 convergono su valori di sostanziale stabilità».
Il traffico container nel mondo «(al netto delle attività di trasbordo e feeder) nel 2022, è stimato in 173,3 milioni di teu, con una flessione del -3,9% rispetto al 2021. I flussi in export sono calati, dopo la ripresa del 2021, rispetto all'anno della pandemia».
In calo i ritardi delle navi
Tuttavia, «dopo le difficoltà sofferte dal traffico marittimo nel 2020-2021, nel 2022 la situazione è progressivamente migliorata, con una netta diminuzione del ritardo delle navi sugli orari previsti. Se, a inizio 2022, solo il 30,4% era in orario, la percentuale è salita, a dicembre, al 56,6%».
Per quanto riguarda l’andamento dei costi del trasporto marittimo, «dopo l’impressionante ascesa dei noli del periodo post-pandemia e per tutto il 2021, a partire dal 2022 è iniziata la loro rapida discesa: fatta 100 la media dei noli di gennaio 2020, a marzo 2022 l’indice ha toccato il suo massimo a quota 501 per quelli sulla direttrice Cina-Nord Europa, 456 sulla direttrice Cina-Mediterraneo e 373 per l’Indice generale; per poi flettere velocemente, portandosi rispettivamente a quota 109 (-78,2% rispetto al massimo), 125 (-72,6%) e 105 (-71,8%) in questi primi inizi del 2023».
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