Crescita e debito, quei consigli del Fmi ai politici italiani
Per il nostro paese, le nuove cifre del Fondo monetario parlano di crescita zero per quest'anno e al massimo dello 0,5 per cento l'anno prossimo. Ma per raggiungere questo incremento annuale del Pil, la velocità di uscita a fine anno dovrà permettere un aumento del prodotto pari all'uno per cento nel quarto trimestre del 2020
di Rossella Bocciarelli
2' di lettura
Davvero gli stati impegnati a rendersi pan per focaccia nelle guerre commerciali si possono permettere di ignorare che il mondo sta fronteggiando la più seria minaccia allo sviluppo dai tempi della crisi finanziaria globale? È questa la domanda che il nuovo capo del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva, pone ai grandi della terra, attraverso i numeri dell’Outlook del Fondo monetario internazionale , che apre gli incontri annuali di Washington.
Con un mondo che, se tutto andrà bene, crescerà al massimo del 3 per cento, non c’è più spazio per errori politici e al tempo stesso c’è un’urgente necessità che gli stati lavorino insieme per sostenere la crescita. La politica monetaria non può essere il solo gioco in città, perché in futuro, se la bassa inflazione dovesse radicarsi nei paesi avanzati, la leva monetaria potrebbe avere pochi margini. E i paesi che se lo possono permettere, come la Germania e l’Olanda, dovrebbero cogliere subito l’opportunità dei tassi d’interesse bassissimi per investire in infrastrutture e nel sociale, anche da un punto di vista di pura convenienza.
Ma il rapporto contiene messaggi nella bottiglia anche per i politici italiani. Per il nostro paese, infatti, le nuove cifre del Fondo monetario parlano di crescita zero per quest’anno e al massimo dello 0,5 per cento l’anno prossimo. Ma per raggiungere questo incremento annuale del Pil, la velocità di uscita a fine anno dovrà permettere un aumento del prodotto pari all’uno per cento nel quarto trimestre del 2020.
Nei paesi con alto debito, tra i quali occorre includere Francia, Italia e Spagna, dice il rapporto, dovrebbero essere gradualmente ricostituiti i cuscinetti fiscali, proteggendo però la dinamica degli investimenti, pubblici e privati. E un impegno credibile a piegare verso il basso la curva del rapporto debito- pil nel medio termine è particolarmente importante in Italia, paese nel quale il debito e le sue esigenze di finanziamento sono ampie, sottolineano gli economisti di Washington.
Se la crescita dovesse improvvisamente indebolirsi, spetta alle nazioni che hanno margini fiscali ampi(come Germania e Olanda) farsi carico di contrastare le spinte deflazionistiche. Al tempo stesso, aggiunge il rapporto, il ritmo del consolidamento del bilancio pubblico potrebbe essere aggiustato temporaneamente nei paesi dove lo spazio fiscale è a rischio, sempre facendo in modo, però, che le loro condizioni finanziarie restino gestibili e che la sostenibilità del debito non sia minacciata.
Il Fondo, peraltro, non si fida molto dell’italica capacità di piegare il rapporto debito-Pil: nelle sue stime, infatti, questo rapporto (che non è stato aggiustato al nuovo livello imposto dalle regole Eurostat) non tende affatto a scendere, ma sembra destinato a salire nel 2020 e a rimanere stabile o in lieve salita fino al 2024.
GUARDA IL VIDEO - Fmi, +0,1% pil Italia nel 2019, solo +0,8% nel 2020
C’è infine un messaggio, lanciato dalla capo-economista del Fondo, Gita Gopinah, del quale anche i politici nostrani dovrebbero far tesoro: per rinforzare la crescita, oltre a smantellare le barriere commerciali e a governare le tensioni geopolitiche, i policy makers dovrebbero cercare di ridurre le incertezze politiche interne. Ciò, dice Gopinah, può aiutare a rilanciare la fiducia e a rinvigorire gli investimenti e la produzione industriale. Chissà se in Italia si terrà conto del suggerimento.
loading...