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Crescono i lavoratori insoddisfatti, solo la metà si sente apprezzato in azienda

Una ricerca di MAW su 2.600 lavoratori evidenzia che sul posto di lavoro si cerca uno stipendio adeguato, come dice il 76%, e un bel clima (56%). Un terzo dei lavoratori dicono di voler lavorare senza stress

di Cristina Casadei

(Adobe Stock)

4' di lettura

I fenomeni a cui stiamo assistendo con sempre più frequenza nel mercato del lavoro, dal disorientamento dei più giovani, al disallineamento tra domanda e offerta, fino alle dimissioni e alla forte mobilità, ci mettono di fronte al fatto che per leggere il mercato del lavoro servono nuove lenti. Ne è convinto Federico Vione, ceo di MAW e W-Group, che interpreta il lavoro anche attraverso una nuova ricerca che la società ha realizzato sentendo un campione di 2.600 lavoratori per capire bisogni, desideri e priorità. Gli intervistati sono per il 46% uomini e per il 50% donne (4% preferisce non dirlo), hanno un’età media di 37 anni, prevalentemente lavorano da almeno 1 anno (88%) e provengono dai settori più svariati, da metalmeccanica, ad alimentare, servizi, commercio, chimica, gommaplastica, Pa, trasporto e multiservizi. La maggior parte (62%) lavora in aziende con più di 50 dipendenti.

L’insoddisfazione

Emerge che solo tre su 10 dicono di essere pienamente soddisfatti della propria posizione lavorativa e circa una su due si sente abbastanza apprezzato e stimato sul posto di lavoro. Lasciandosi guidare dai dati, Vione evidenzia che «i lavoratori non cercano solo un posto di lavoro, ma qualcosa di più, ed è fondamentale per le aziende chiedersi se i propri dipendenti si sentano quindi sufficientemente coinvolti nei processi di crescita aziendale. Leggendo i dati, infatti, prendiamo atto che la carriera viene dopo la vita personale nella scala delle priorità e per quasi la metà del campione non è un aspetto di primaria importanza. I lavoratori coinvolti ci hanno raccontato, poi, l’importanza dell’aspetto salariale, che naturalmente continua ad essere al primo posto quando si cambia lavoro, ma anche del benessere sul luogo di lavoro: più di sei persone su dieci non lasciano i datori di lavoro che sanno valorizzarli e un buon rapporto con i colleghi è determinante nella scelta di non lasciare il proprio posto di lavoro».

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Le priorità: stipendio e clima di lavoro

Sul posto di lavoro, i dipendenti cercano principalmente due cose: uno stipendio adeguato (76%) e un bel clima lavorativo (56%). La crescita professionale conta quanto l’avere un carico di lavoro adeguato, registrati al 40% e 37%. Il dato è quanto più significativo se si considera il 33% dei dipendenti dice di voler lavorare con bassi livelli di stress.«Incrociando questi dati con l’evidenza che una persona su due non si sente abbastanza apprezzata e stimata sul posto di lavoro, emerge che le strategie di retention spesso non sono adeguate ai reali bisogni dei lavoratori, a loro volta non ascoltati a sufficienza - afferma Vione -. Abbiamo chiesto loro di indicare le priorità sul lavoro e ne è emerso che ciò che chiedono è un compenso adeguato e un buon clima lavorativo. Nessun benefit o premialità speciale è tra le risposte più gettonate, a dimostrazione di come spesso trattenere i talenti in azienda possa essere meno complicato di quanto si pensa».

Ruolo determinante per i benefit

I benefit aziendale diventano sempre più un modo per attrarre, coinvolgere e trattenere i talenti. Dall’analisi emerge tuttavia un parziale scollamento tra l’offerta dei datori di lavoro e i desiderata dei dipendenti in materia di benefit: il 38% degli intervistati, infatti, non ne percepisce nessuno.I più diffusi sono i buoni pasto (31%), i pacchetti welfare (25%), i corsi di formazione (21%) mentre lo smart working viene concesso solo al 9%.Tra i benefit più ambiti dai dipendenti spiccano invece i bonus in denaro (54%), seguiti dai buoni pasto (33%), i corsi di formazione (22%). La quota di chi desidera lo smart working è registrata al 16%, soprattutto dai lavoratori delle grandi aziende, mentre i lavoratori di piccole imprese chiedono maggiormente formazione.

L’attrazione del buon clima aziendale

Un buon clima aziendale e rapporti costruttivi con i colleghi appaiono fondamentali. Dalla ricerca MAW è emerso infatti che il rapporto con i colleghi è tra le principali ragioni (31%) per cui i lavoratori decidono di restare nell’attuale posto di lavoro. Altre ragioni sono la vicinanza della sede di lavoro a casa (30%), la libertà di organizzazione e il bilanciamento vita-lavoro (entrambe le ragioni scelte dal 16%).Il rapporto con il proprio superiore determina in maniera netta il sentirsi a proprio agio sul posto di lavoro. In generale si registrano rapporti positivi con questa figura apicale, per il 37% è di fiducia e per il 35% è amichevole, anche se c’è un 31% che lo considera migliorabile e una minoranza (10%) che lo definisce stressante.

Il rapporto col capo delle diverse generazioni

Il rapporto con il capo migliora o peggiora in base all’età: se la Gen Z ha un rapporto più amichevole e stimolante con il proprio superiore, altre fasce d’età (25-34 e 35-50 anni) lo ritengono migliorabile.Sono poi state individuate le migliori caratteristiche che un leader dovrebbe avere: compare al primo posto il saper ascoltare (26%), seguito dall’essere in grado di valorizzare i talenti (19%), dalla capacità di dare fiducia (17%), e dal saper stimolare il lavoro in team. Oltre sei rispondenti su dieci non hanno lasciato il loro “miglior” datore di lavoro, ovvero colui o colei che incarnava tutte queste caratteristiche, e se l’hanno fatto sono stati condizionati per il 13% dal fallimento di quell’azienda o dall’impossibilità di fare carriera (10%).

Chi cambia lavoro

Chi ha deciso di cambiare lavoro almeno una volta nel corso della sua vita professionale (56%), lo ha fatto perché si è sentito sfruttato (22%), non valorizzato (19%), perché non si trovava bene con il proprio capo (16%), o per i carichi di lavoro eccessivi che non consentivano di avere un buon bilanciamento vita-lavoro (16%). A dichiararsi insoddisfatti della scelta compiuta è stato solo il 14% del campione. Di questa percentuale, solo il 4% tornerebbe al lavoro precedente, mentre il restante 10% - pur insoddisfatto – non tornerebbe sui propri passi. Nel determinare la scelta, il contratto offerto conta per il 54%, seguito dalla vicinanza a casa (48%), la flessibilità di orario (45%), la possibilità di fare carriera (39%).

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