Crimi: «Un nuovo reato contro il camcording, la registrazione dei film in prima visione»
di Marco Ludovico
2' di lettura
Un nuovo reato contro il camcording, « l’attività di registrazione nei cinema dei film in prima visione. Mi farò promotore - ha detto Vito Crimi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’editoria - di una proposta insieme alla collega Brgonzoni e al ministero della Giustizia». L’idea emerge al convegno “Il prezzo della gratuità - Pirateria e rischi informatici” presso la Luiss Business
School di Roma organizzato con Fapav, la federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali.
GUARDA IL VIDEO - Da tv a canzoni, pirateria non fa notizia ma c'è sempre
Una perdita di 617 milioni di fatturato
«Il camcording non si fa con il cellulare. Dietro c’è un business, ci sono persone strapagate a livello mondiale per registrare i film. E da lì nasce tutto il business criminale che c’è dietro - sottolinea Crimi - oggi è un reato di pubblica sicurezza punito con una sanzione amministrativa». Ma a causa della pirateria «ci sono 617 milioni di fatturatoperso - ha ricordato Crimi citando i dati della ricerca Ipsos/Fapav diffusi nel 2018 - ammonta a 369 milioni il danno stimato per il Pil, 171 milioni la stima dei mancati introiti fiscali, 5.700 i posti di lavoro a rischio».
L’Italia «particolarmente attiva»
«Può capitare che il video rubato in una sala italiana sia diventato il miglior video illegale mondiale su cui sono stati montati tutti gli audio del mondo. Serve qualcosa cambi nel contrastare questi fenomeni» ha sottolineato Federico Bagnoli Rossi, segretario generale Fapav. «La registrazione illegale di film nelle sale cinematografiche è uno dei più grandi problemi - evidenzia Bagnoli Rossi - ma è anche devastante il problema delle iptv illegali».
La metà degli utenti è al corrente dei rischi
Solo il 55% dei pirati (scarica, vede in streaming e on demand illegalmente), una percentuale che scende al 49% fra gli adolescenti, conosce i rischi legati all’uso gratuito dei contenuti audiovisivi. È uno dei dati della ricerca Ipsos per Fapav presentata al convegno alla Luiss. Secondo uno studio svolto nel settembre scorso da Euipol (Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale), su mille siti web sospettati di condividere illegalmente contenuti protetti da copyright emerge l’esistenza di oltre 4.000 file contenenti malware o programmi potenzialmente indesiderati, sviluppati per indurre gli utenti a condividere i dati della loro carta di credito, del loro accesso ai social media e altri dati personali.
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