Crimini di guerra, ecco perché chiediamo alla Germania di risarcire la Polonia
Per il primo ministro polacco il conto della guerra scatenata dal Terzo Reich contro la Polonia non è mai stato chiuso. Ecco perché Varsavia invoca oggi riparazioni
di Mateusz Morawiecki *
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Ci sono crimini che non possono essere perdonati completamente e che non possono essere dimenticati. Il tempo non esime l’autore del reato dall’obbligo di risarcire la vittima. Anche se i suoi crimini sembrano difficili da quantificare.
Ho la sensazione che i cittadini di non tutti i Paesi dell’Europa occidentale comprendano appieno la portata del dramma che la Seconda guerra mondiale ha rappresentato per la Polonia. Da una prospettiva occidentale, si può guardare a questo conflitto come a una serie di battaglie, movimenti di truppe e decisioni politiche. Per noi si tratta innanzitutto di una serie di crimini, atrocità e distruzioni, e di opportunità di sviluppo perdute per sempre.
Fin dall’inizio, la Seconda guerra mondiale è stata un crimine pianificato a sangue freddo, il cui scopo era la soppressione fisica di interi popoli, la distruzione di interi Stati. Naturalmente, la guerra ha portato ovunque morte e distruzione. Tuttavia, nell’Europa orientale questo periodo terribile è stato cento volte peggiore che in Francia, Belgio, Paesi Bassi o Danimarca. Anche se è difficile immaginarlo oggi, tre generazioni fa, la Germania nazista aveva negato ai polacchi il diritto di vivere, ci considerava una razza di schiavi su cui compiere impunemente crimini ed esperimenti terrificanti.
I pregiudizi razziali, il senso di superiorità e le ambizioni coloniali del Terzo Reich hanno portato alla più grande tragedia della storia del mio paese, hanno distrutto le possibilità e le speranze dell’intera nazione. La Polonia ancora oggi si sta misurando con le conseguenze di questa guerra. E si misurerà a lungo anche dopo che gli ultimi testimoni oculari di quel tempo disumano non saranno più tra noi.
Secondo il Generalplan Ost tedesco, la maggior parte dei polacchi doveva essere sterminata e una piccola parte doveva essere ridotta al ruolo di schiavi, di bruta forza lavoro. Questo piano criminale fu attuato fin dal primo giorno della Seconda guerra mondiale. Le prime bombe che caddero sulla Polonia il 1 settembre 1939 alle 4:40 del mattino, non furono puntate contro strutture militari, ma contro l’ospedale e gli edifici residenziali della città indifesa di Wieluń. I tedeschi sganciarono 380 bombe, per un totale di 46 tonnellate, sulla tranquilla città addormentata. È stato un genocidio sadico e spaventoso.
Già nei primi giorni, la Wehrmacht e le unità ausiliari composte da comuni tedeschi hanno bruciato vivi bambini e donne indifesi.
Nella famosa foto del settembre 1939, il fotografo americano Julien Bryan immortalò una ragazzina di 12 anni, Kazimiera Kostewicz, che si disperava sul corpo della sua poco più grande sorella Anna, uccisa da un soldato tedesco.
Di questi bambini che piangevano genitori, fratelli, amici in Polonia ce n'erano milioni. Allo stesso tempo, milioni di genitori piangevano i propri figli a causa della guerra. Fu una carneficina infernale, un massacro che i tedeschi compirono in gran parte su innocenti comuni civili.
La realtà della Polonia sotto occupazione era costituita da continui crimini, massacri di civili, gigantesco saccheggio di beni polacchi, furto di oltre 500 mila dipinti, sculture e altre opere d’arte. Da qualche parte, in una casa o maniero tedesco, è tutt'ora appeso il ritratto di un giovane uomo di Raffaello Sanzio.
La realtà della Polonia sotto l'assedio tedesco significava la trasformazione di intere città in rovine, la distruzione di edifici culturali e religiosi, rastrellamenti nelle strade, esecuzioni pubbliche, esperimenti medici su prigionieri, rapimenti di bambini ai loro genitori (sono stati rapiti almeno 200.000 bambini) spediti poi nel profondo Reich per essere “germanizzati”. Infine, la costruzione di una terribile macchina della morte sul suolo polacco: i campi di concentramento.
I violenti atti criminali erano stati accuratamente pianificati, avevano anche i loro nomi. Intelligenzaktion, Sonderaktion o Außerordentliche Befriedungsaktion. Tutte operazioni organizzate che i tedeschi hanno diretto contro l’élite della nazione polacca: professori, avvocati, medici, ingegneri, insegnanti e architetti. Nella sola operazione Tannenberg, nei primi mesi di guerra, i tedeschi uccisero circa 55.000 cittadini polacchi, tra cui funzionari di tutti i livelli, attivisti locali, insegnanti, poliziotti e rappresentanti di molte altre professioni importanti per l’organizzazione dello Stato. In 6 anni sono stati assassinati più di 5,2 milioni di cittadini del mio paese e la popolazione è diminuita di circa 12 milioni.
La fine della guerra trovò la Polonia con un’economia completamente devastata, industrie distrutte e città rase al suolo.
Cosa è, invece, successo a coloro che avevano messo in atto il terrore in Polonia per tutto quel tempo? Spesso sono diventati loro stessi parte delle élite locali, vivendo in prosperità, evitando ogni responsabilità per i crimini commessi. Ad esempio, Heinz Reinefahrt, uno dei carnefici dell’Insurrezione di Varsavia, dopo la guerra divenne sindaco della città di Westerland sulla famosa isola di Sylt e in seguito divenne membro del parlamento statale nello Schleswig-Holstein. Heinz Reinefarth è solo uno degli innumerevoli esempi di come la Seconda guerra mondiale si è effettivamente conclusa. Finì con una grande ingiustizia. Sì, il conto della guerra più sanguinosa nella storia del mondo non è mai stato chiuso.
Ecco perché oggi solleviamo la questione delle riparazioni, la questione del risarcimento per i crimini tedeschi contro la nazione polacca e i cittadini polacchi. Crimini che non possono mai essere semplicemente dimenticati. Avendo a cuore la giustizia e il buon nome delle vittime, abbiamo preparato un Rapporto sulle perdite subite dalla Polonia a causa dell’aggressione e dell’occupazione tedesca durante la Seconda guerra mondiale, 1939-1945. Questa relazione in 3 volumi è il risultato di oltre 4 anni di lavoro di un team di esperti appositamente nominato. È il conto di un futuro rubato.
L'insegnamento che dovremmo trarre dalla Seconda guerra mondiale è che crimini dimenticati, non descritti, non giudicati e impuniti possono essere solo il presagio di altri crimini a venire. Dopotutto, i crimini di guerra si verificano oggi davanti agli occhi dell’intera Europa: vengono commessi dalle truppe russe sulla nazione ucraina. I moderni barbari devono sapere che non potranno sottrarsi alla responsabilità per i loro crimini: genocidio, distruzione e saccheggio. Devono essere consapevoli che la giustizia li raggiungerà inevitabilmente.
Per molti anni, la Germania ha ritenuto che il tema delle riparazioni di guerra fosse stato risolto da tempo. Eppure solo di recente la Germania ha deciso di risarcire i gruppi etnici Herero e Nama per il genocidio compiuto in Namibia oltre un secolo fa. Dopo quasi 50 anni, la Germania ha anche accettato di risarcire le famiglie delle vittime degli attacchi terroristici contro gli sportivi israeliani durante le Olimpiadi di Monaco. Non è rilevante se siano trascorsi 10, 50 o 100 anni dal reato. Quello che importa è se i conti siano stati realmente saldati.
Qualsiasi dibattito sulle riparazioni deve tenere conto anche di questi gesti delle autorità tedesche. Le vittime della macchina da guerra totalitaria tedesca meritano non solo lo stesso rispetto e la stessa memoria delle vittime del colonialismo o del terrorismo. L’entità inimmaginabile dei danni commessi in Polonia negli anni 1939-1945 fa si che il risarcimento delle perdite subite diventi un processo esteso negli anni.
Dopo la Seconda guerra mondiale ogni anno diciamo “mai più”, eppure il risarcimento per la nazione polacca non è mai diventato un dato di fatto. In senso esistenziale, queste perdite non possono essere stimate o compensate. Chi mai può stimare il prezzo della vita umana? Qui solo la storia può presentare il conto ai colpevoli. Tuttavia, c’è anche la responsabilità delle società e degli Stati. Questa responsabilità può essere misurata e calcolata. Riteniamo che l'assunzione di questa responsabilità per i soprusi commessi sia il fondamento per costruire un futuro comune tra le nazioni. È impossibile guardare al futuro senza la verità sul passato. Dobbiamo e vogliamo andare oltre. Ma l’unico sentiero che ci porta avanti è il sentiero della verità. Spero che lo stiamo per imboccare. Spero che in questo modo riusciremo a chiudere uno dei capitoli più oscuri della storia della Polonia, dell’Europa e del mondo.
*Premier della Polonia
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