Criotec scommette sui super conduttori
L’azienda è specializzata in impianti di criogenia e collabora con Iter
di Filomena Greco
2' di lettura
Per la torinese Criotec il mondo della ricerca è di casa. Una Pmi innovativa e specializzata in tecnologie legate all’impiantistica criogenica. Macchinari e impianti, dunque, che trattano gas allo stato liquido, dall’elio all’ossigeno, azoto, argon o metano, a temperature bassissime. Da meno 160 ad almeno 271 gradi sotto lo zero spiega Marco Roveta che insieme al fratello Alberto, seconda generazione in azienda, gestiscono la società fondata da Guido Roveta.
«Criotec lavora principalmente nella ricerca e in particolare nel mondo delle big physics, dunque per gli acceleratori di particelle e per gli impianti rilevatori di particelle, i detectors, immersi in liquidi a temperature molto basse per evitare interferenze dell’atmosfera». Un mondo nel quale la ricerca guarda al futuro e al quale la Criotec affianca anche l’impegno per il settore industriale, legato al gas e agli impianti per la produzione e vendita di gas. La criogenia inoltre è una tecnologia molto utilizzata nel settore alimentare e nel farmaceutico, a iniziare dalle biobanche.
L’azienda, che ha 50 addetti e un giro d’affari di 12 milioni, si occupa sia dell’ingegneria che della costruzione di impianti criogenici, grazie al team di dieci ingegneri. La pandemia, al netto della organizzazione del lavoro su due turni e dello smart working per i progettisti, non ha frenato il mercato della Criotec, spinto piuttosto dal boom di richieste di impianti ad esempio per l’ossigenoterapia. Tra i progetti seguiti in questi anni ci sono l’acceleratore di particelle LHC del Cern, la realtà che ha scoperto il bosone di Higgs, «e per la quale abbiamo realizzato moltissimi chilometri di struttura per il tunnel» spiega Roveta. La Criotec inoltra ha realizzato il thermal shield per Cms, uno dei due esperimenti al lavoro sul bosone, che serviva a schermare il magnete all’epoca realizzato da Ansaldo.
Nel 2010 l’azienda è entrata nel mondo della superconduttività con il progetto ITER – International Thermonuclear Experimental Reactor – e ha lavorato alla parte relativa ai cavi per superconduttori nell’ambito di un consorzio di imprese italiane, ICAS, con Enea come capofila, accanto alla toscana Tratos Cavi. «Siamo l’unica azienda in Europa – spiega Roveta – a realizzare questo tipo di cavi con una lunghezza pari a circa un chilometro, e una delle due imprese al mondo, accanto ad un’azienda cinese». Proprio l’ingresso nel progetto ITER ha dato all’azienda di Chivasso una visibilità a livello mondiale, «tanto che abbiamo acquisito – aggiunge Roveta – contratti negli Stati Uniti, in Corea, in Cina, in Giappone».
Da tre anni la Criotec sta lavorando ad un impianto, in parte brevettato, per purificare il biogas prodotto dai digestori dei gas agricoli, liquefarlo e ottenere LNG, cioé gas naturale liquefatto, destinato all’autotrazione. Un settore diverso dunque, che apre interessanti opportunità di mercato legate all’utilizzo di metano liquido per l’autotrazione. Marginalmente poi l’azienda sta anche collaborando alle nuove sperimentazioni sull’idrogeno. «Si tratta di un settore ancora non significativo per noi –conclude Roveta – ma si tratta di una tecnologia per coadiuvare grosse realtà a fare ricerca» .
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