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Criptovalute, controlli sugli operatori di virtual-asset

(IMAGOECONOMICA)

2' di lettura

Aumentano le comunicazioni antiriciclaggio per movimentazioni anomale di criptovalute. Ma sono i soggetti finanziari, soprattutto gli intermediari bancari, a trainare il livello segnaletico, percependo «il rischio connesso con tali strumenti, in particolare a causa delle difficoltà di tracciare i relativi flussi», è annotato nelle analisi dell’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia. Gli operatori in valute virtuali invece - cioè quei soggetti non finanziari il cui unico business è la gestione dei cripto-asset - anche se nel 2022 hanno aumentato il numero delle comunicazioni, si mantengono comunque su livelli molto bassi.

Anche su questi presupposti il piano antiriciclaggio 2023 della Guardia di finanza prevede un capitolo dedicato a questa categoria. Il Comando generale stabilisce una «presenza ispettiva» che si rende necessaria alla luce delle recenti novità normative, come il decreto del ministero dell’Economia del 13 gennaio 2022 che ha istituito il registro pubblico informatizzato di questi operatori.

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Ad oggi al Registro operatori valute virtuali risultano iscritti 103 soggetti giuridici attivi sul web per scambio di criptovalute. Secondo l’Uif, l’avvio del censimento dei Vasp (Virtual asset service provider) in Italia, oltre a consentire una maggiore trasparenza nel comparto e una conseguente mitigazione dei relativi rischi, sta favorendo l’ampliamento della platea dei soggetti registrati in Radar (Raccolta e Analisi Dati AntiRiciclaggio) ai fini delle segnalazioni di operazioni sospette.

Nell’ultimo anno risultano pervenute oltre 5mila segnalazioni per operazioni sospette collegate a virtual-asset, anche se dal comparto degli operatori le comunicazioni sono state solo 826 (pur se in aumento del 153,4% rispetto al 2021).

Stando ai rapporti messi a punto dell’Antiriciclaggio, i sospetti più ricorrenti concernenti le valute virtuali riguardano l’origine dei fondi utilizzati per l’acquisto delle stesse criptovalute, spesso correlati a ipotesi di illeciti di natura fiscale o frodi informatiche. Altre casistiche ricorrenti riguardano lo svolgimento dell’attività di exchanger in assenza di adeguate strutture organizzative a tutela dei clienti e il mancato rispetto delle disposizioni in materia di antiriciclaggio.

Alcuni Vasp italiani hanno intercettato e segnalato alla Uif flussi finanziari in criptovalute che si inserivano in uno schema volto a frodare il fisco, mediante cessione di finti crediti fiscali derivanti da bonus edilizi, i cui proventi, oltre che prelevati in contanti, venivano impiegati per acquisti di criptovalute e di lingotti d’oro. Si tratta di un capitolo della più ampia frode sui bonus edilizi, su cui sta indagando la Guardia di finanza di Rimini.

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