Criptovalute, tutela del risparmio e vantaggi competitivi Ue
di Davide Zanichelli
3' di lettura
Sono settimane calde per il tema delle criptovalute, che da un anno a questa parte hanno visto una rinnovata attenzione (dopo la parentesi della bolla delle Initial Coin Offerings, ICO, del 2017) stimolata da notizie che contribuiscono a far oscillare l’apprezzamento e i prezzi. Dai tweet di Elon Musk alle aperture alla moneta elettronica da parte di questo o quello Stato del Centro America o dell’Est Europa.
In questo contesto nato nella deregolamentazione, molti grandi Paesi e le loro economie rimangono a guardare, consapevoli del fatto che fare la prima mossa potrebbe costare caro in termini di perdita di opportunità (e di capitali), in un settore tecnologico che non conosce confini. Non è però il caso della Cina, Paese che mette al primo posto il tema del controllo anche per contrastare la piaga della corruzione, contro la quale più volte Xi Jinping ha dato il via a diverse iniziative. Il gigante asiatico percorre con decisione un cammino che conduce alla graduale messa al bando di qualsiasi forma di scambio che non sia tracciata. Anche l’introduzione del sistema del “credito sociale” pone le basi di una completa trasparenza e controllabilità che fa apparire evidente l’incompatibilità, e quindi la messa al bando per quanto possibile, di qualsiasi criptovaluta non controllata (e gradualmente anche del denaro contante) all'interno dell'economia cinese.
Tant’è che anche in questi mesi in cui si parla di CBDC, cioè del contante elettronico di Banca Centrale, l’approccio cinese è quello di una completa tracciabilità sacrificando la tutela della privacy. A Pechino stanno quindi disegnando un sistema ben preciso, che può non piacere ma non è attendista, tanto è vero che la CBDC cinese è già in oggetto di sperimentazione presso un bacino di 20 milioni di persone. L'Europa invece sembra tardare: la CBDC europea non arriverà prima di 4 anni, e contestualmente manca la cornice regolamentare che la Ue intende dare alle criptovalute in generale e al contante elettronico di Banca centrale.
Si tratta di prendere delle decisioni politiche: se l’Europa si limiterà a confrontarsi esclusivamente sul campo tecnologico, infatti, rischierà di soccombere. Se invece sarà capace di proporre e attuare con prontezza un disegno rispettoso delle libertà che sono nel suo DNA, contemperando in modo equilibrato privacy, sicurezza e tutela del risparmio e se lo farà in modo omogeneo in tutta l’Unione o quantomeno nell’Eurozona, potrà ritagliarsi un ruolo strategico nel campo delle nuove valute digitali alternativo e competitivo rispetto a quello della Cina. Stare fermi, d'altro lato, non è un'opzione: un'innovazione come quella della moneta digitale è semplicemente impossibile da ignorare.
Per questa ragione, le istituzioni monetarie ed economiche europee e degli Stati che ne fanno parte devono muoversi senza indugi per fornire una cornice normativa chiara che certamente tuteli i risparmi dei cittadini, ma anche la loro privacy e le informazioni di cui è doverosa la trasparenza.
Se questo sarà l’obiettivo della normativa Ue “Markets in Crypto-Assets regulation” di cui si discute in questi mesi, il nostro continente potrà diventare un ambiente fertile per l’innovazione e al contempo più sicuro nella tutela dei risparmiatori, rispetto ai quali c’è molto da fare, in termini di vigilanza e di educazione finanziaria.
Nel settore della Blockchain, delle criptovalute e della Finanza Decentralizzata ci sono cervelli, investimenti e opportunità, che non aspettano altro che la chiarezza necessaria per poter lavorare e innovare, consapevoli delle prospettive e desiderosi di farlo nel completo rispetto delle regole. L'Europa non può lasciarsi scappare questo patrimonio di capacità e conoscenze lasciando via libera ad altre aree del mondo e condannando il vecchio continente al ruolo di consumatore di prodotti di una nuova Silicon Valley del valore nata al di fuori dei suoi confini.
Davide Zanichelli - M5S Commissione Finanze Camera dei Deputati
loading...