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Crisi d’impresa, Robiglio: «Allerta» per 25-30mila aziende. Timori per plastic tax e Ilva

Il leader della Piccola industria ha messo anche in guardia dagli effetti della plastic tax, che «andrebbe a penalizzare un settore produttivo, senza dare tempo alle aziende di riposizionarsi o di adottare possibili alternative tecnologiche»

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«Dai primi calcoli con il nuovo Codice della crisi di impresa l'intera platea di aziende interessate dalle procedure di "allerta" in fase di prima applicazione oscillerà tra 25 e 30mila. Com'è inevitabile, una parte di queste falliranno». La stima arriva dal presidente della Piccola Industria di Confindustria, Carlo Robiglio, all'apertura dei lavori del Forum annuale della piccola industria italiana, in corso a Genova, esprimendo «grande preoccupazione». La nuova misura per individuare precocemente situazioni di potenziale crisi mira a prevenire il rischio insolvenza introducendo nuovi controlli basati sull'introduzione delle cosiddette Red flags.

Manzella (Mise): ministero valuterà la situazione
«Noi ci riempiamo molto spesso la bocca con l'idea che la parola fallimento non connota negativamente il singolo imprenditore e che ci debba essere sempre una seconda possibilità: questa è una riforma che è andata in quel senso lì», ha spiegato il sottosegretario del Mise Gian Paolo Manzella (Pd) replicando a Rebiglio. «Evidentemente ha degli obblighi e impone cambiamenti di comportamenti e di strumenti sulle imprese. Confindustria segnala che per molte piccole imprese questi cambiamenti sono particolarmente gravosi, questa questione è già stata portata all'attenzione del ministero competente e sono sicuro che verrà valutata».

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Effetti negativi della manovra
Nel suo intervento, Robiglio ha parlato anche della manovra 2020 in cantiere, mettendo in guardia dagli effetti della "plastic tax", che «andrebbe a penalizzare un settore produttivo, senza dare tempo alle aziende di riposizionarsi o di adottare possibili alternative tecnologiche». «Stiamo assistendo ad una imprudente tendenza ad introdurre, dall'oggi al domani, pericolose ed inutili penalizzazioni. Ci pare inoltre di sentire serpeggiare, cosa che non accadeva da tempo, termini e concetti di matrice antindustriale, che ritenevamo ormai sepolti». Il leader della Piccola industria ha fatto riferimento in particolare «alla recente idea di aumentare il carico fiscale sulle auto aziendali».

Plastic tax, arriva l'imposta da un euro al chilo

Crisi Ilva Caporetto per le Pmi
Inevitabile un passaggio sulla crisi delle acciaierie ex Ilva, anche perchè polo siderurgico di Taranto è connesso a «una miriade di piccoli fornitori». Le piccole imprese, ha sottolineato Robiglio, «esprimono una viva preoccupazione, sempre di più l'industria italiana si muove in filiera, un grande vantaggio competitivo che si traduce in uno svantaggio nella misura in cui succedono cose come quelle che stanno accadendo all'ex Ilva». «Ad oggi troviamo una grande miopia da parte del Governo, non vediamo una visione di politica industriale, né a medio termine, neppure a lungo, questo ci preoccupa molto, c'è una farragine di idee, un'accozzaglia di situazioni che ci vedono spesso in disaccordo», ha rimarcato.

«La politica presi attenzione a chi crea ricchezza»
Chiudendo il suo intervento Robiglio ha lanciato « un accorato richiamo alla politica» perchè presti « maggiore attenzione, maggiore vicinanza a chi crea ricchezza per il Paese, chi rende l'Italia un Paese vincente nel mondo». «La logica dovrebbe essere quella di incentivare il cambiamento. Le imprese non possono cambiare pelle dalla mattina alla sera. Abbiamo apprezzato la conferma delle agevolazioni per Industria 4.0, ma siamo preoccupati per una situazione di scarsa comprensione della fase storica che stiamo attraversando, contraddistinta da una crisi latente che, come un fiume carsico, si muove e rischia costantemente di riaffiorare».

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