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Crisi di governo in Olanda, caduto l’esecutivo Rutte

Il quarto governo presieduto da Mark Rutte caduto sull’approvazione di alcune misure sulla migrazione e l’asilo

Tunisi, visita di Meloni, Von Der Leyen e Rutte

2' di lettura

Il Governo olandese naufraga sulle politiche di asilo. Dopo settimane di colloqui, i quattro partiti che formavano la coalizione quadripartita su cui si reggeva il quarto gabinetto guidato da Mark Rutte non hanno trovato un accordo su una serie di misure riguardanti l’immigrazione, portando alla crisi secondo quanto prima hanno riferito i media olandesi e poi ha confermato il portavoce dell’Unione cristiana, uno dei quattro partiti di maggioranza. «Abbiamo deciso di mettere fine a questo governo», ha detto Rim Kuijsten.

A forzare la mano era stato questa settimana proprio il premier, minacciando di far uscire il suo partito liberalconservatore (il Vvd, che ha anche la maggioranza) dal governo sulla questione, a meno che non si raggiungesse un accordo prima della pausa estiva.

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Il Vvd avrebbe voluto creare un sistema a due livelli per i richiedenti asilo, in cui le persone minacciate di persecuzione avrebbero goduto di maggiori diritti rispetto a chi fugge da zone di guerra, mettendo anche un tetto annuo, 200, ai ricongiungimenti familiari riguardanti i rifugiati nella seconda categoria. Su quest’ultimo punto in particolare le divergenze sarebbero diventate insanabili con i partner di coalizione, soprattutto l’Unione cristiana.

I Paesi Bassi hanno già una delle politiche migratorie più restrittive d’Europa, ma sotto la pressione dei partiti di destra, Rutte - il premier olandese più longevo, in carica dal 2010 - ha cercato di ridurre ulteriormente l’afflusso di richiedenti asilo.

Secondo il quotidiano De Telegraaf, a questo punto è probabile che l’Olanda torni al voto in ottobre.

Il quarto esecutivo guidato dal ministro-presidente (questo il nome ufficiale del capo di governo olandese) aveva avuto un parto travagliatissimo. Il partito Vvd, nel marzo del 2021 aveva vinto le elezioni, ma i negoziati per la formazione dell’esecutivo erano stati più difficili che mai. Dopo ben 271 giorni di trattative, nel gennaio del 2022, il governo Rutte IV aveva visto la luce con la sponda decisiva dei liberali di D66, che avevano ottenuto il cruciale ministero delle Finanze, assegnato a Sigrid Kaag.

Di lì in poi il governo olandese ha comunque navigato in acque agitate. Fino al primo, vero campanello d’allarme: le elezioni locali stravinte nella scorsa primavera dal neonato partito degli agricoltori (Bbb), formazione dalla verve populista e, soprattutto, contraria alle politiche ambientali che hanno proprio in un olandese, il vice presidente della Commissione Ue Frans Timmermans, il massimo esponente. A far deflagrare esecutivo di L’Aia, tuttavia, è stato il dossier migranti.

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