Conte rassegna le dimissioni al Colle dopo un attacco a tutto campo a Salvini
Il presidente del Consiglio in Senato annuncia la fine del governo M5S-Lega e attacca a tutto campo il leader della Lega: «Ha perseguito interessi di parte, una decisione grave dettata da opportunismo politico». Salvini replica: «Rifarei tutto, chi ha paura del voto non è libero». Dopo il dibattito Conte sale al Colle per rassegnare le dimissioni. «Sì a un confronto con i Cinquestelle, poi vedremo se ci saranno le condizioni per dare vita a un governo», sintetizza la linea del Pd il capogruppo Andrea Marcucci
di Vittorio Nuti
10' di lettura
Con un duro atto d'accusa verso Matteo Salvini,il premier Giuseppe Conte ha annunciato in Aula al Senato la fine del governo e le sue dimissioni, poi ufficializzate nel corso di un faccia a faccia con il capo dello Stato al Quirinale e comunicate ufficialmente nella serata del 20 agosto anche al Presidente della Camera Roberto Fico . «La decisione di innescare la crisi è irresponsabile. Il ministro dell'Interno ha mostrato interessi personali», ha detto il premier all'Assemblea. «L'azione di Governo si arresta qui», ha aggiunto sancendo così l'apertura della crisi e la fine dell'Esecutivo M5S-Lega dopo aver difeso quanto fatto («abbiamo lavorato fino all'ultimo giorno») e ricordato il lavoro ancora da fare. «Grazie e finalmente: rifarei tutto quello che ho fatto», la replica a caldo del vicepremier leghista, intervenuto subito dopo il premier.
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Conte: «Salvini non ha coraggio, me lo assumo io»
«Se amiamo le istituzioni e i cittadini - ha detto Conte tornando a censurare il vicepremier anche nella sua replica finale - abbiamo il dovere della trasparenza» e «non possiamo affidarci ad espedienti, tatticismi, giravolte verbali, che io faccio fatica a comprendere». Poi l'ultimo affondo: «Se c'è mancanza di coraggio, non vi preoccupate me lo assumo io di fronte al Paese che ci guarda». «Prendo atto che il leader della Lega Matteo Salvini, che dopo il 3 giugno ha stentato a cogliere l'invito alla leale collaborazione, manca nel coraggio di assumersi la responsabilità dei suoi comportamenti», ha concluso Conte .
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Domani via alle consultazioni
Una nota del Colle ha confermato le dimissioni del premier nel corso di un incontro con il capo dello Stato Sergio Mattarella al Palazzo del Quirinale. «Il Presidente della Repubblica ha preso atto delle dimissioni e ha invitato il Governo a curare il disbrigo degli affari correnti. Le consultazioni avranno inizio domani, mercoledì 21 agosto, alle ore 16.00», conclude la nota. Qui il calendario delle consultazioni.
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Salvini: fiducia in Mattarella, sul Colle andremo come Lega
Alle consultazioni la Lega «si presenterà da sola, e non con il centrodestra», ha spiegato in serata Salvini, che chiede al presidente Mattarella «di votare» quanto prima. «Faccio quello che dice il presidente della Repubblica. Finché posso mi guadagno lo stipendio che mi pagano gli italiani per difendere i confini e la sicurezza del Paese rimango a lavorare» al Viminale, ha poi risposto ai cronisti che gli domandavano se intende dimettersi da ministro dell'Interno o meno.
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Crisi di governo «decisione grave»
Buona parte dell’intervento del presidente del Consiglio è stato un duro attacco al ministro dell’Interno, che nell'ascoltarlo ha più volte scosso la testa contrariato. «Il ministro Salvini ha aperto la crisi e chiesto elezioni anticipate: è una decisione grave, perché ha seguito interessi personali e di partito»: questo l’esordio del premier, con il ministro dell’Interno - che l'8 agosto scorso da un comizio a Pescara ha innescato la crisi di governo - seduto al suo fianco. «Decisione grave perché interrompe prematuramente un’esperienza di governo che aveva prodotto molti risultati; perché i cittadini avevano chiesto un cambio di passo espresso dal nostro governo; perché vìola il solenne impegno assunto dal leader della Lega con il contratto di governo; perché i tempi della decisione espongono il nostro Paese a gravi rischi, tra cui quello di ritrovarsi in esercizio provvisorio di bilancio».
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Dal premier attacco a tutto campo a Salvini
Conte ha rivendicato il lavoro compiuto dal governo. «Altro che governo dei no - attacca - all’indomani delle Europee Salvini ha posto in essere un progressivo distacco dall’azione di governo, ha cercato pretesti per tornare alle urne». Nel suo discorso, il premier si toglie vari sassolini dalle scarpe, senza risparmiare affondi polemici. Il bersaglio è soprattutto vicepremier leader della Lega. «Quando si assumono così rilevanti incarichi istituzionali e dando il via del governo del cambiamento si assumo precisi doveri verso i cittadini e verso lo Stato», sottolinea Conte - e «far votare i cittadini è l'essenza della democrazia», ma «sollecitarli a votare ogni anno è irresponsabile». «I comportamenti adottati in questi ultimi giorni dal ministro dell'Interno rivelano scarsa responsabilità istituzionale e grave carenza di cultura costituzionale. Mi assumo la responsabilità di quello che dico», aggiunge poi Conte. Parole accolte da urla dei senatori leghisti e applausi dai banchi M5S, cui si uniscono anche molti senatori dem.
Conte: richiesta dei pieni poteri «mi preoccupa»
«Ogni partito è chiamato ad operare una mediazione tra gli interessi di parte e quelli generali, quando ci si concentra solo su interessi di parte non si tradisce solo la nobiltà della politica ma si compromette l'interesse nazionale», ha insistito Conte, sempre riferendosi alla Lega. In un altro passaggio, Conte ricorda alcuni dei risultati del suo governo e accusa il «caro ministro dell'Interno» di essersi assunto «una grande responsabilità di fronte al Paese» promuovendo la crisi: «ti ho sentito chiedere "pieni poteri" e invocare le piazze a tuo sostegno, questa tua concezione mi preoccupa».
Conte: Salvini sulla vicenda Russia doveva venire in Aula
Il lungo elenco di limiti ed errori che il premier ha attribuito a Salvini comprende anche l'uso fuori contesto dei simboli religiosi, tema che scatena la reazione dell'Aula. «Chi ha compiti di responsabilità dovrebbe evitare di accostare agli slogan politici i simboli religiosi. Sono episodi di incoscienza religiosa che rischiano di offendere il sentimento dei credenti e di oscurare il principio di laicità alla base dello Stato moderno», ammonisce Conte. Poi ricorda il caso Russiagate e le presunte trattative del leghista Savoini a Mosca per ottenere un finanziamento in nero. «La vicenda russa – attacca il premier rivolgendosi a Salvini - meritava di essere chiarita anche per i risvolti sul piano internazionale, dovevi venire in Senato» ma «ti sei rifiutato di condividere la informazioni».
Salvini: «Chi ha paura voto non è libero»
Salvini, irritato per gli attacchi a 360° ricevuti da Conte, ha risposto al premier parlando dal suo scranno di senatore nell'emiciclo, rilanciando nel suo discorso all'Assemblea la richiesta del voto subito. Sono qua, ha spiegato, «con la grande forza di essere un uomo libero, quindi vuol dire che non ho paura del giudizio degli italiani, in questa aula ci sono donne e uomini liberi e donne e uomini un po' meno liberi. Chi ha paura del giudizio del popolo italiano non è una donna o un uomo libero». Poi ironizza sulla scelta «irresponsabile» (definizione di Conte) di aver avviato la crisi di governo all'inizio delle ferie estive del Parlamento. «La critica più surreale è stata: non si fanno le crisi ad agosto, che i parlamentari non lavorano...Facciamo i ministri un mese sì, un mese no?». Nel tardo pomeriggio, Salvini ha poi rilanciato su Fb i suoi dubbi sulla lealtà del premier. «Ho scoperto - scrive il ministro dell?interno - che Conte non mi sopportava da mesi, da una vita. Mi viene come il dubbio che qualcuno stesse lavorando a un inciucio con il Pd da mesi, è m'è venuto da quando hanno votato Ursula».
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Salvini: sì a manovra se ha taglio alle tasse da 50 mld
Parlando dei tempi della crisi il leader della Lega assicura invece la sua disponibilità a votare «anche a settembre, non veniteci a parlare di aumento Iva, di spread, di esercizio provvisorio, di recessione...». La Lega, annuncia poi «è pronta a sostenere una manovra economica se ha almeno 50 miliardi a bilancio per ridurre le tasse a famiglie, lavoratori e imprenditori italiani, almeno, stando sotto a quello che farà la Francia».
Salvini: tagliamo parlamentari e tasse e poi subito voto
Nel passaggio finale, Salvini ha rilanciato al M5S la proposta di votare il taglio dei parlamentari (bandiera pentastellata) e poi andare al voto: «Se c'è voglia di costruire, di terminare un percorso virtuoso» con il taglio dei parlamentari e lo stop all'aumento delle tasse, «e poi andiamo al voto, noi ci siamo», «se volete ultimare il percorso di riforme noi ci siamo».
La Lega ritira la sua mozione di sfiducia
Nel tardo pomeriggio il Carroccio ha deciso a sorpresa di ritirare la mozione di sfiducia a Conte presentata in Senato ma mai calendarizzata. Per due ragioni, fanno sapere fonti interne al partito: l'inutilità della mozione stessa dopo l'annuncio delle dimissioni da parte del premier. E la sua incoerenza dopo la proposta avanzata da Salvini al premier nel corso del dibattito di lavorare assieme per completare le riforme. Proposta su cui Conte potrebbe rispondere nella sua replica al termine del dibattito.
Conte: Salvini senza coraggio, vado da Mattarella
Poco dopo le 20, al termine di un lunghissimo pomeriggio parlamentare fatto di polemiche, attacchi e ripicche, soprattutto tra ex gli alleati di governo, il premier è nuovamente intervenuto per la replica finale chiudendo così il dibattito dell'Assemblea, durato oltre tre ore e mezzo. È l'occasione per ribattere ad alcune delle accuse arrivate dai senatori dell'opposizione, come quella di aver messo in campo norme a rischio di incostituzionalità, vedi il decreto sicurezza. Ma soprattutto per accusare Salvini di mancanza di coraggio, con riferimento al ritiro della mozione di sfiducia da parte del Carroccio. «Nessun problema, se ti manca il coraggio sul piano politico» di assumerti la responsabilità della crisi «non c'è problema, me l'assumo io. Questa è la conclusione, unica, obbligata, trasparente. Vi ringrazio tanto, io vado dal presidente della Repubblica», chiude il premier, rivolgendosi al vicepremier Salvini. «Prendo atto che al leader della Lega Matteo Salvini - aggiunge tra gli applausi dei grillini - manca il coraggio di assumersi la responsabilità dei suoi comportamenti».
Renzi: governo populista ha fallito
Dopo Conte e Salvini, la parola passa all'ex premier e senatore dem Matteo Renzi. «Lei oggi presidente del Consiglio si dimette ed il governo che lei ha definito populista ha fallito e tutta l'Ue ci dice che l'esperimento populista funziona in campagna elettorale ma meno bene quando si tratta di governare», afferma. «Non si è mai votato in autunno, c'è da evitare l'aumento dell'Iva e serve un governo - spiega poi rivolgendosi ai banchi del Governo - non perché noi ci vogliamo tornare ma perchè l'aumento dell'Iva porta crisi dei consumi non è un colpo di Stato cambiare il governo ma un colpo di sole aprire la crisi ora, questo è il Parlamento non il Papeete».
Marcucci: sì a dialogo con M5S. Zingaretti: Conte non si autoassolva
Nel mirino di Renzi c'è sempre Matteo Salvini, che «ha fatto un governo col 17% e non col 51%» dei consensi, e «questo governo ha fallito» anche per «responsabilità» del vicepremier leghista. «Sì a un confronto con i Cinquestelle, poi vedremo se ci saranno le condizioni per dare vita a un governo», sintetizza la linea il capogruppo renziano del Pd Andrea Marcucci uscendo dall'Aula. In una nota, il segretario dem Nicola Zingaretti esprime apprezzamento per le parole di Conte ma segnala «il rischio di una autoassoluzione». Per questo, spiega, «qualsiasi nuova fase politica non può non partire dal riconoscimento di questi limiti strutturali di quanto avvenuto in questi mesi».
Patuanelli (M5S): la Lega è il partito del boh
«L'interesse del Paese è il faro che ha mosso la nostra azione politica. Sarà così anche stavolta. Molte volte ci avete dato per morti. Non abbiamo paura di rivolgerci al Paese con le elezioni. Noi siamo il M5s e non abbiamo paura di niente». Questo il messaggio lanciato dal capogruppo del M5S a Palazzo madama Stefano Patuanelli, nel suo intervento. «Salvini ha parlato per 25 minuti - ha aggiunto - ma non ha detto l'unica cosa che aspettavamo: perché ha voluto la crisi. Volevamo sentirlo dalle parole di Salvini». «È successo che il 26 maggio ci sono state le Europee e qualcuno ha iniziato a sbattere i pugni - ha poi aggiunto - È stato questo continuo alzare il livello della tensione e portare a quanto succede oggi". Per Patuanelli quelli della Lega sono «quelli del boh: non capisco il senso di una mozione di sfiducia per poi ritirarla».
Bernini (FI): Conte pensa al bis, ma serve voto subito
Nel dibattito che segue le comunicazioni al Senato di Conte prende la parola per Forza Italia la capogruppo Anna Maria Bernini, che indica nella stabilità politica «l'unico antidoto al precipitare dalla crisi», una stabilità «che viene solo da nuove elezioni». «Lei si stava rivolgendo a una parte dell'emiciclo, lei pensa a un Conte bis di sinistra-sinistra, un Conte bis che lei sta cercando in questa Aula, nonostante il volere degli italiani. Lei vuol passare dal partner verde e quello rosso. Lei vuol rimanere lì dov'è, e ammanta tutto questo con l'interesse del Paese», l'accusa di Bernini a Conte. Sempre dall'opposizione, il leader di LeU Pietro Grasso ricorda che l'Italia «non ha bisogno di un accordicchio» e di « un esecutivo dal corto respiro, dominato da tatticismi». Piuttosto, urge «un governo capace di ribaltare l'agenda», che tenti «di cambiare per davvero il segno di questi
tempi».
La "parlamentarizzazione" della crisi
Le "comunicazioni" del premier Conte sono il primo atto formale di una crisi che ha messo fine a 14 mesi di governo tra Movimento 5 Stelle e Lega, un governo che secondo i suoi stessi protagonisti doveva avere un respiro di legislatura ma che si è rapidamente incagliato tra le secche di conflitti su troppi temi chiave: dalle infrastrutture al fisco, dai rapporti con l’Europa all’immigrazione.
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La fine della breve esperienza del «governo del popolo» è stata decisa da Matteo Salvini una settimana prima di Ferragosto, quando il leader della Lega ha «staccato la spina» chiedendo un immediato ritorno alle urne. Da quel momento il gioco politico si è riaperto all’improvviso, spiazzando lo stesso Salvini: Conte ha rifiutato di dimettersi chiedendo che la crisi fosse formalizzata attraverso un passaggio parlamentare. Passaggio che il leader della Lega voleva fosse rapidissimo, prima di Ferragosto, ma che invece è slittato al 20 agosto per volontà di M5S, Partito democratico e Leu, uniti nella volontà di non cedere alla richiesta di Salvini di una crisi-lampo.
La parola a Mattarella
Ora la parola passa a Sergio Mattarella, fin qui rimasto in silenzio in attesa che la situazione politica si delineasse con maggiore chiarezza. Il capo dello Stato ha lasciato trapelare di non gradire soluzioni all’insegna di governi «istituzionali» a termine. O si trova una maggioranza politica alternativa, è il suo ragionamento, o è meglio tornare al voto.
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