Crisi Libia, il presidente Serraj chiede aiuto a Salvini
Il primo ministro del Governo di accordo nazionale ha manifestato analisi e preoccupazioni al vicepremier Matteo Salvini
di Gerardo Pelosi
3' di lettura
L'inattesa riconquista di Gharyan a 40 km da Tripoli da parte delle forze governative libiche solo pochi giorni fa ha riacceso le speranze nel Governo presieduto da Fayez al Serraj di poter resistere agevolmente alla pressione delle forze del generale Haftar.
Ma, nello stesso tempo, ha aumentato la paura per una possibile violenta ritorsione delle forze della Cirenaica che potrebbe portare perfino a bombardamenti su Tripoli ed azioni anche contro Tharuna, ad Est di Tripoli.
Analisi e preoccupazioni che il primo ministro del Governo di accordo nazionale Serraj ha manifestato nei dettagli oggi a Milano al vicepremier Matteo Salvini. Quest'ultimo aveva incontrato solo pochi giorni fa a Roma il suo omologo ministro dell'Interno di Tripoli Bashaga che aveva manifestato tutto l'interesse del premier Serraj ad incontrare Salvini.
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Serraj chiede intervento “risoluto” per pacificazione
Il colloquio ha spaziato sui temi della crisi libica e sul ruolo che le Nazioni Unite e l'inviato Ghassam Salamè possono ancora svolgere per imporre un ritiro delle milizie del maresciallo Haftar e per vigilare meglio sull'embargo Onu di armi dopo che truppe governative libiche hanno scoperto un deposito di missili americani, venduti agli Emirati Arabi, nella base del maresciallo Haftar proprio a Gharyan, riconquistata da Tripoli.
Il colloquio tenutosi nella Prefettura di Milano tra Serraj e Salvini è stato definito “proficuo”. Serraj ha chiesto un intervento risoluto dell'Italia per la pacificazione e il vicepremier ha garantito io suo impegno impegno, «lieto del ruolo centrale del nostro Paese che si conferma un interlocutore serio».
Serraj si impegna per migliorare centri per migranti
I due hanno passato in rassegna anche i problemi relativi alla crisi dei migranti a cominciare dal ruolo delle Ong come al Sea Watch. Dei 700mila migranti presenti attualmente in Libia circa 7mila sono detenuti nei centri; di questi in un anno e mezzo sono arrivati in Italia attraverso corridoi umanitari 770.
Serraj ha garantito l'impegno del suo Governo per migliorare le condizioni di vita dei migranti nei centri anche con l'aiuto dell'Unhcr e dell'Oim. Affrontate anche le questioni bilaterali relative alla collaborazione economica e nel settore dell'energia dove l'Eni continua a svolgere un ruolo di primo piano nell'estrazione di greggio.
Serraj non ha mancato di criticare le strategie di altri Paesi europei a partire dalla Francia che pur riconoscendo il legittimo Governo di Tripoli mantengono un rapporto privilegiato con Haftar come dimostrerebbe la presenza di alcuni consiglieri militari francesi sul territorio.
Del Re: estendere i corridoi umanitari
Di Libia si è occupata oggi anche il viceministro degli Esteri, Emanuela Del Re per ricordare che “una risposta intelligente e virtuosa che rappresenta un modello di gestione ragionata e collaborativa dei fenomeni migratori è quella dei corridoi umanitari”.
Secondo la Del Re si tratta di “un progetto d'integrazione e di vita, la persona viene coinvolta nel contesto del Paese e questo contribuisce anche a migliorare la percezione dell'opinione pubblica verso i rifugiati”.
I Corridoi Umanitari sono un progetto che dal 2015 ha portato in Italia circa 2.500 rifugiati e persone particolarmente vulnerabili in modo legale e protetto, attraverso un programma di accoglienza e integrazione strutturato a cura delle associazioni della società civile. Un percorso nel rispetto della normativa italiana a cui collaborano organizzazioni internazionali come UNHCR e OIM, il Viminale e la Farnesina.
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