L’ultima minaccia

Crisi siriana, ora i greci temono i profughi sulle isole turistiche

I due contendenti, il premier greco Mitsotakis e il turco Erdogan usano i profughi come “merce di scambio” nei confronti della Ue

di Roberto Da Rin

(Afp)

2' di lettura


Allarme isole. Il potenziale effetto-deterrente per i turisti che nei prossimi mesi hanno programmato una vacanza in Grecia. E' questa la preoccupazione del governo greco di Mitsotakis.
Nel conflitto tra Siria e Turchia, la Grecia ne patisce le conseguenze più immediate. Sono circa 35 mila, dallo scorso fine settimana, “i tentativi di ingresso illegale” di migranti provenienti dalla Turchia e fermati dalla polizia di frontiera di Atene. Lo riferiscono le autorità greche.


Il turismo a rischio

Loading...

L'ultimo pericolo riguarda le isole che, secondo le autorità di Atene, potrebbero essere invase dai profughi mettendo a rischio la stagione turistica che inizia ad aprile. L'economia della Grecia, come noto, poggia sul turismo e la crisi, che ancora affligge il Paese, potrebbe davvero peggiorare se nei prossimi mesi sbarcassero meno vacanzieri europei, scoraggiati da una tensione che arriva a lambire le spiagge. Nell'ultima settimana, dopo che Ankara ha annunciato che non avrebbe più fermato i migranti che volevano dirigersi nell'Ue, oltre 1.700 persone sono sbarcate sulle isole greche dell'Egeo.

I due principali contendenti, il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis e il presidente turco Erdogan, si lanciano gravi accuse. L'obiettivo palese è quello di usare la vita dei rifugiati come merce politica di scambio.

Le cifre sono pari a circa un quarto di quelle riferite dal governo di Ankara, che nel suo ultimo aggiornamento ha parlato di 138 mila migranti giunti alla frontiera da quando ha annunciato che li avrebbe lasciati passare verso la Ue.
La visita dei vertici della Ue, il presidente della Commissione Von der Leyen, il presidente del Parlamento David Sassoli e quello del Consiglio europeo, Charles Michel, hanno effettuato un viaggio al confine turco-greco.

Il negoziato Putin-Erdogan

Nel negoziato di ieri, lungo sei ore - quello tra Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan - Mosca e Ankara hanno raggiunto un'intesa e ribadito che «non c'è una soluzione militare alla crisi in Siria».
Condiviso, inoltre, un altro principio: la sovranità e l'integrità territoriale del Paese “vanno rispettate”. L'incontro è terminato in un accordo che dovrebbe fermare i combattimenti nella zona di Idlib, nella Siria nord-occidentale. L'intesa prevede anche due misure aggiuntive per allentare la tensione: la creazione di un corridoio lungo 6 chilometri a sud e a nord dell'autostrada M4 (per un totale di 12 km) tra Latakia e Aleppo. Entro sei giorni un comitato tecnico dovrà “definire i dettagli”. Inoltre, dal 15 marzo dovrebbero essere attivati i pattugliamenti congiunti russo-turchi su un tratto dei questo stesso corridoio.

Va ricordato che tra Idlib e il confine russo-siriano si sta consumando un dramma: una vera e propria crisi umanitaria, con 3 milioni di persone coinvolte. A cui si sommano 3,6 milioni di profughi che il presidente turco Erdogan ha accolto. E' per questa ragione che Erdogan ha aperto i confini verso la Grecia, coinvolgendo l'Unione europea a cui ha prospettato la possibilità che si ripristini la rotta balcanica di migranti medio-orientali verso l'Europa . Secondo alcune fonti pare che siano stati offerti passaggi gratis verso la Grecia.

Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti