Crisi subprime 10 anni dopo: Rbs paga 5,5 miliardi. Tutte le multe
di Riccardo Barlaam
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«Non è mai una grande esperienza per un Ceo dover firmare un assegno con tutti questi zeri... ma sfortunatamente questo è il prezzo che noi dobbiamo pagare per riportare la nostra banca in una luce migliore». Ross McEwan, numero uno di Royal Bank of Scotland, commentava così ieri con i cronisti la notizia dell’accordo raggiunto negli Stati Uniti per archiviare, finalmente, uno dei più pesanti capitoli giudiziari in cui era ancora coinvolta per la crisi dei mutui subprime.
Rbs pagherà 5,5 miliardi alla Federal Housing Finance Agency (Fhfa), Agenzia statale americana che supervisiona il settore dei mutui sulla casa, che l’accusava di aver venduto in modo fraudolento 32 miliardi di bond tossici legati a prestiti immobiliari a Fannie Mae e Freddie Mac, tra il 2005 e il 2007, prima dello scoppio della crisi finanziaria globale.
L’istituto di credito di Edimburgo, controllato dal governo britannico al 71%, dopo il salvataggio pubblico da 59,6 miliardi di dollari seguito alla crisi subprime, ha ancora aperto un procedimento civile con il Dipartimento di Giustizia americano per il quale si aspetta una multa ancora più pesante di quella raggiunta dopo l’accordo di ieri con l’Agenzia dei mutui Usa. Edward Kirth, analista finanziario della banca d’investimento newyorchese Keefe, Bruyette & Woods (Kbw), in una nota ai clienti scrive che il ceo di RBS dovrà prepararsi a firmare a breve altri assegni “monstre” come quello di ieri. Parla di almeno altri 10 miliardi di dollari che dovranno uscire dalle casse della banca britannica per chiudere la causa avviata dal governo americano e altri processi ancora aperti in alcuni Stati Usa.
Dal 2011 la Federal Housing Finance Agency ha aperto 18 procedimenti contro altrettante banche e società finanziarie. Quello contro RBS è il più grande in termini di valore della sanzione e l’ultimo in ordine di tempo a essere chiuso. Nel complesso l’Agenzia federale che supervisiona i mutui Usa ha accertato che le banche e le finanziarie coinvolte nello scandalo hanno venduto (rifilato) 200 miliardi di bond suprime sul mercato secondario a Fannie Mae e Freddie Mac, giganti dei prestiti immobiliari con garanzia statale. Nel 2007, le due società possedevano o garantivano qualcosa come 5.200 miliardi di dollari del mercato americano delle ipoteche immobiliari: una somma enorme pari a un terzo della capitalizzazione dell’epoca di Wall Street e oltre un terzo del Prodotto interno lordo americano. A fine 2007 - giusto dieci anni fa - la crisi del mattone, le difficoltà dei subprime, fanno esplodere la bolla immobiliare. Fannie e Freddie riportano perdite in bilancio per 14 miliardi di dollari. La paura di un default in un anno fa scendere del 90% il loro valore di Borsa. Un crollo che culmina con la loro nazionalizzazione e infine con la crisi globale che investe il settore finanziario nel 2007-2011.
Royal Bank of Scotland è una delle ultime banche globali alle prese con i contenziosi della crisi subrime. Finora ha accantonato 8,5 miliardi di dollari per i costi legali e giudiziari legati ai 15 procedimenti aperti, tra processi civili e inchieste federali. Ieri si è chiuso un capitolo importante per la banca di Edimburgo. «Questo accordo - ha commentato il ceo McEwan - ci ricorda ciò che è accaduto a questa banca prima della crisi finanziaria, e il pesante prezzo pagato per seguire ambiziosi piani di espansione globale». McEwan in questi anni ha cercato di ripulire i bilanci di RBS e di chiudere i vari contenziosi giudiziari aperti. Nei mesi scorsi la banca britannica ha raggiunto un altro importante accordo con i suoi azionisti per le perdite causate dalla crisi del 2008, accettando di pagare risarcimenti per un miliardo di sterline. Nel 2015 la banca ha chiuso il ramo del trading legato ai bond immobiliari e ha ridotto in tutto il mondo le operazioni di investment banking, ricentrando le sue attività sul credito al consumo e sui prestiti alle imprese in Gran Bretagna e Irlanda. La prossima sfida è il ritorno ai profitti e ai dividendi e il riacquisto delle azioni in mano al governo per tornare privata.
I big di Wall Street finora hanno pagato circa 200 miliardi di multe, in seguito ai procedimenti avviati dalla commissione d’inchiesta formata da Dipartimento di Giustizia Usa e Sec, voluta da Obama per le responsabilità della crisi finanziaria. Un lungo elenco. Le principali: la multa più alta è stata inflitta a Bank of America: 16,6 miliardi di dollari. Jp Morgan & Chase ha pagato 13 miliardi. Deutsche Bank 7,2 miliardi. Citigroup 7 miliardi. Goldman Sachs 5,1 miliardi. Morgan Stanley 3,2 miliardi. Credit Suisse 2,2 miliardi. In ultimo, l’agenzia di rating Moody’s che nel febbraio scorso ha patteggiato una somma di 864 milioni per i rating gonfiati sui mutui americani.
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