Crisi Ucraina, via al piano accoglienza: per i primi profughi 91.500 posti pubblici o in famiglia
Oltre a 16.500 disponibilità nelle strutture per migranti, il Governo ha previsto ospitalità per 15mila persone in collaborazione con il Terzo settore. In arrivo inoltre aiuti per 60mila ucraini che hanno già trovato una sistemazione autonoma
di Michela Finizio e Valentina Melis
4' di lettura
Il piano per l’accoglienza dei profughi ucraini parte da 91.500 posti. Oltre alle 16.500 nuove disponibilità ricavate nei Cas (centri di accoglienza straordinaria) e nel Sai (sistema accoglienza e integrazione), gestiti dai Comuni, il decreto legge varato venerdì dal Consiglio dei ministri prevede di coprire interventi per altre 75mila persone. E un rimborso a Regioni e Province autonome per l’accesso ai servizi sanitari di almeno 100mila ucraini in fuga dalla guerra.
Il tutto nella cornice della protezione temporanea europea per gli sfollati, prevista dalla direttiva 2001/55/Ce e attivata per la prima volta il 4 marzo scorso, proprio per far fronte all’emergenza Ucraina iniziata il 24 febbraio con l’invasione del Paese da parte della Russia. In base alla direttiva, le spese per l’accoglienza degli sfollati sono a carico della Ue, che ha già messo in campo – come ha detto la commissaria alla Coesione, Elisa Ferreira – 10 miliardi di euro. Fondi che andranno ripartiti tra i vari Paesi europei che ospitano gli sfollati, Polonia in testa. Dall’inizio dell’emergenza sono oltre tre milioni le persone uscite dall’Ucraina, e ben due milioni sono in Polonia. I profughi arrivati in Italia fino a venerdì erano quasi 54mila, prevalentemente donne e bambini, ma si stima un flusso fino a 700mila persone (si veda Il Sole 24 Ore di lunedì 14 marzo).
L’ultimo decreto prevede – in aggiunta ai posti già ricavati con interventi precedenti nei Cas e nel Sai – ulteriori forme di accoglienza individuate dalla Protezione civile, in collaborazione con gli enti del Terzo settore, per 15mila persone, fino al 31 ottobre 2022.
Inoltre, sempre la Protezione civile potrà definire aiuti per 60mila titolari della protezione temporanea Ue che abbiano trovato una sistemazione autonoma, per la durata di 90 giorni dall’arrivo in Italia.
Terzo settore in prima linea
A definire i dettagli delle prestazioni legate alla protezione temporanea Ue sarà un Dpcm che è in fase di preparazione.
Il ministero dell’Interno, il ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e la Protezione civile hanno avviato intanto un tavolo di confronto con il Terzo settore. «Le organizzazioni non profit – spiega Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum nazionale del Terzo settore – si sono mosse fin dal primo giorno dell’emergenza per accogliere le persone fuggite dall’Ucraina, fra le quali ci sono soggetti fragili, come i minori non accompagnati, anziani o persone con patologie particolari. Ora le organizzazioni possono dare il loro contributo, anche affiancando le famiglie che accolgono i profughi, in una infrastruttura pubblica chiara dell’accoglienza, garantendo una serie di servizi specifici».
Il piano in preparazione
Secondo quanto emerge dai tavoli in corso, le organizzazioni del privato sociale, in collaborazione con i Comuni, potrebbero avere un ruolo centrale nell’assistenza, e mediare anche per la distribuzione dei rimborsi alle famiglie ospitanti.
Ora la maggior parte dei cittadini ucraini è ospitata presso famiglie, di italiani o di loro connazionali già presenti nel nostro Paese. «La nostra proposta – spiega Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci e coordinatore del tavolo asilo e immigrazione, che riunisce 34 associazioni del settore, tra le quali Acli, ActionAid, Emergency, Oxfam – è di far passare l’accoglienza attraverso accordi fra la Protezione civile e le organizzazioni del settore. Le stesse organizzazioni - continua - sarebbero titolari dei progetti e si occuperebbero di garantire ai profughi un alloggio, in famiglia o in strutture ad hoc, i pasti, una serie di servizi, dalla mediazione linguistica all’assistenza legale, per arrivare alla fornitura di una tessera telefonica e di una piccola quantità di denaro per le spese quotidiane. Tutto questo - conclude Miraglia - potrebbe avere un costo di 32-35 euro per ogni persona, che coprirebbero le spese della famiglia o della struttura ospitante, il denaro da fornire per le piccole spese agli sfollati e i costi delle associazioni per i servizi di supporto».
Per il presidente del patronato Acli Paolo Ricotti sarebbe utile «creare una piattaforma nazionale unica nella quale registrare le persone provenienti dall’Ucraina, per favorire un unico piano di intervento nazionale, e istituire anche un’anagrafe dei profughi che permetta di sapere, oltre a chi sono, anche in quale percorso siano stati coinvolti». I patronati, peraltro, si propongono come interlocutori della Pa per rendere più rapida la richiesta dei permessi e mettere a disposizione i propri servizi digitali.
Le prestazioni sociali
La protezione temporanea derivante dalla direttiva 2001/55/Ce consentirà ai profughi di avere un permesso di soggiorno, sia per studio, sia per lavoro, di accedere alla scuola e ai servizi sanitari, di poter chiedere il ricongiungimento con coniugi, figli e genitori conviventi.
L’ordinanza della Protezione civile 876 del 13 marzo prevede già che i cittadini provenienti dall’Ucraina possano viaggiare gratuitamente, entro 5 giorni dall’ingresso in Italia, per raggiungere il primo luogo di destinazione o di accoglienza, su treni, servizi marittimi e sulla rete autostradale.
«Le altre prestazioni sociali alle quali avranno diritto i profughi - spiega Emanuele Galossi, responsabile dell’area Immigrazione del patronato Inca-Cgil - saranno legate soprattutto all’eventuale accesso al lavoro, alla presenza di figli in Italia o all’inserimento in alloggi pubblici, insomma alla continuità della loro presenza in Italia». Ad esempio, la circolare Inps 23/2022 ha chiarito che hanno diritto all’assegno unico per i figli anche gli stranieri apolidi, rifugiati politici o titolari di protezione internazionale equiparati ai cittadini italiani. In alternativa al requisito della residenza italiana da almeno due anni (anche se non continuativi), però, è necessario che il richiedente abbia un contratto di lavoro in corso al momento della domanda, indeterminato oppure a tempo e della durata di almeno sei mesi.
10 miliardi
I fondi europei
Da dividere tra i Paesi che ospitano gli sfollati in base alla direttiva 2001/55/Ce attivata il 4 marzo
54mila
I profughi in Italia
Arrivati finora in Italia: 27.429 sono donne, 4.582 uomini e 21.658 minori (dati al 18 marzo)
35 euro
A persona ospitata
ll Tavolo asilo propone un contributo per coprire le spese della famiglia, degli sfollati e delle associazioni
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