Crisi Wärtsilä, Fincantieri verso lo stop alle intese strategiche
Dopo l’annuncio della società finlandese di voler cessare l’attività produttiva del sito triestino, la società italiana vuole rivedere la partnership e valuta azioni legali
di Cristina Casadei
I punti chiave
3' di lettura
Le rassicurazioni con cui Wärtsilä spiega che, nei prossimi anni, l’Italia e Trieste resteranno importanti per l’azienda e qui manterrà le attività di ricerca&sviluppo, vendita, project management, sourcing, assistenza e formazione, non bastano a rassicurare la committenza. Dopo che Wärtsilä ha annunciato di voler trasferire la produzione di motori 4 tempi a Vaasa, in Finlandia, cessando l’attività produttiva del sito triestino di Bagnoli della Rosandra, Fincantieri avrebbe infatti manifestato l’intenzione di interrompere le collaborazioni strategiche per l’innovazione di prodotto su motori green con l’azienda finlandese, non ritenendo di poter continuare la partnership.
L’incontro tra Fincantieri e Wärtsilä
L’amministratore delegato di Fincantieri, Pierroberto Folgiero, in un incontro con il vertice di Wärtsilä, svoltosi nei giorni scorsi, avrebbe infatti prospettato l’intenzione di valutare tutte le azioni di natura legale, contrattuali ed extracontrattuali, per proteggere i propri interessi. Il riferimento è agli ordini assegnati allo stabilimento Wärtsilä di San Dorligo della Valle e al piano previsto delle consegne. Dopo l’annuncio della decisione di chiudere il sito produttivo triestino, i sindacati (Fiom, Fim e Uilm) hanno infatti annunciato che inizieranno forme di proteste e c’è il timore concreto che possa iniziare una fase di poca stabilità produttiva.
La protesta dei sindacati
Per i sindacati che hanno già incontrato il governatore friulano, Massimiliano Fedriga, è «urgente attivare rapidamente un tavolo governativo al Mise, per impedire la dismissione industriale dello stabilimento triestino, difendere il lavoro e l’occupazione in tutti i siti del gruppo. Ciò anche per mantenere nel paese la produzione di motori marini fondamentale nella filiera produttiva della cantieristica italiana. È fondamentale difendere i 600 posti di lavoro di Wartsila e dell'indotto, per evitare la desertificazione industriale del territorio, la perdita di posti lavoro e di un prezioso know-how di operai, tecnici ed impiegati».
La volontà di aprire un tavolo al Mise
Di fronte alla decisione della multinazionale, il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti, ha subito chiesto spiegazioni e annunciato la volontà di aprire un tavolo ministeriale. Il Mise vuole vederci chiaro in una decisione che porterà la chiusura del sito produttivo triestino e molte centinaia di esuberi e si attende la data di convocazione del tavolo ministeriale.
L’intervento della Regione Friuli Venezia Giulia
Intanto in Regione Friuli Venezia Giulia si già svolti l’incontro convocato dal presidente con i sindacati e le istituzioni locali, e poi l’incontro con l’ad dell’azienda in Italia, Andrea Bochicchio, e il presidente di Confindustria Alto Adriatico Michelangelo Agrusti. Il Governatore ha spiegato che la linea della regione è «portare avanti con fermezza un percorso finalizzato al ritiro, da parte di Wärtsilä della procedura di cessazione dell’attività produttiva dello stabilimento di San Dorligo della Valle» e ha spiegato che «la disponibilità della Regione a iniziare un dialogo con l’azienda è vincolata al ritiro delle procedure di cessazione dell’attività produttiva». Le istituzioni locali non ritengono poi irrilevante la questione dei finanziamenti pubblici - regionali e nazionali - di cui ha beneficiato Wärtsilä, alla luce dei quali «la multinazionale finlandese non può permettersi di intraprendere dall’oggi al domani questo tipo di scelte», dice Fedriga.
Wärtsilä in cerca di soluzioni
Wärtsilä ha detto di volersi impegnare «per identificare possibili soluzioni, a supporto dei lavoratori, in linea con la legislazione italiana».Dall’azienda che ha più di mille addetti in Italia, dicono che aggiorneranno le Istituzioni non appena la situazione si evolverà, ma ribadiscono la volontà di lasciare nel nostro paese e a Trieste importanti attività. Una rassicurazione che però non sembra bastare alla committenza che, data la complessità della realizzazione delle navi, necessità di avere certezze e stabilità lungo la filiera.
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