Criteri green anche nella scelta dei fornitori
Per raggiungere le emissioni nette è fondamentale coinvolgere l'intera catena di fornitura, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello sociale
di Claudia La Via
2' di lettura
La sfida della sostenibilità non è qualcosa che un’azienda può affrontare da sola. In un recente position paper, il network italiano del Global compact delle Nazioni unite ha ricordato che l’azzeramento delle emissioni nette (l’obiettivo net zero) è il traguardo più complicato a cui le aziende dovranno tendere nel prossimo futuro, ma per raggiungerlo è fondamentale coinvolgere anche le catene di fornitura, responsabili di oltre l’80% delle emissioni di gas serra e di più del 90% dell’impatto che un’impresa ha su aria, terra, acqua, biodiversità e risorse geologiche. Anche il Massachusetts Institute of Technology (Mit) insiste da tempo sulla questione: all’interno del suo Supply chain sustainability report 2022 le parole chiave sono “gestione sostenibile delle risorse” e “integrazione”.
«Quando parliamo di sostenibilità, la supply chain è un elemento imprescindibile per qualsiasi impresa» conferma Luigi Di Marco, membro della segreteria generale dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (Asvis) che ogni anno stila un report sui progressi dell’Italia verso gli obiettivi fissati dalle Nazioni Unite per il 2030. «Le imprese italiane non riescono ancora ad avere un approccio di sistema sulla catena di fornitura», sottolinea Di Marco, spiegando come un rapporto diretto con associazioni non governative potrebbe permettere alle aziende di avere un organo di garanzia per tracciare nuovi standard di sostenibilità. Il tema, secondo Di Marco, è anche ragionare sui criteri di selezione dei fornitori: «La scelta non può più essere esclusivamente basata sui costi, ma deve tener conto anche dell’attenzione all’ambiente e ai dipendenti, nel rispetto dei diritti umani come richiesto anche dalle norme europee». Oggi manca ancora un quadro di riferimento organico, anche se a giugno 2022 è stata adottata con decreto del ministero della Transizione Ecologica (MiTE) la nuova Strategia nazionale per l’economia circolare.
«Sarebbe utile attivare pratiche innovative di eco progettazione, incentivando forme di economia circolare e di prossimità, ma anche mappare le piattaforme esistenti per facilitare l’incontro tra soggetti complementari e la costituzione di collaborazioni di filiera», dice Di Marco. Al centro non c’è solo la sostenibilità ambientale, ma anche una necessaria coerenza sul piano sociale con un’attenzione a temi come le condizioni di lavoro, gli standard lavorativi, la salute e la sicurezza.
Poi, sottolinea l’esperto dell’Asvis, anche la tecnologia può avere un ruolo chiave nel rendere la supply chain sostenibile. «Innovazioni come la blockchain potrebbero contribuire a creare dei passaporti dei prodotti in modo da riportare in modo univoco e immodificabile tutte le loro fasi di vita», dice Di Marco. Spesso, sottolinea l’esperto, non basta che un prodotto sia km zero per essere sostenibile. Anzi, a volte ci sono diversi aspetti di sostenibilità che non vengono considerati. In questo senso la nuova direttiva europea già adottata dal Parlamento europeo lo scorso primo giugno sulla due diligence potrebbe contribuire a prevenire e mitigare gli impatti delle aziende introducendo il concetto di dovere di diligenza aziendale in materia di sostenibilità e responsabilità per le violazioni dei diritti umani e per l'ambiente lungo la catena di fornitura.
- Argomenti
- impresa
- MIT
- Italia
- Europarlamento
- ONU
loading...