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Crolla il gas, giù i prezzi alla produzione a febbraio

Secondo calo mensile consecutivo (-1%) e crescita annua inferiore al dieci per cento per la prima volta dopo 19 mesi.

di Luca Orlando

2' di lettura

Dopo diciannove mesi consecutivi di crescite a doppia cifra, a febbraio i prezzi alla produzione della manifattura su base tendenziale segnalano una prima svolta. Rientro graduale dall’inflazione che si traduce in un aumento su base annua del 9,6%: solo a giugno del 2021 si può trovare un valore più modesto.

Esito di un percorso di rientro ancora timido e parziale e che tuttavia inizia a consolidarsi per effetto della discesa dei prezzi dell’energia. Qui, infatti, tra gas ed energia elettrica, è l’epicentro del recupero, con un calo mensile dei prezzi del 3,2% rispetto al mese precedente.

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Caduta che trascina in basso la media, con l’indice generale a rallentare di un punto, secondo calo consecutivo dopo il -7,5% di gennaio.

Come è logico attendersi, la frenata avviata dall’energia inizia a diffondersi nel sistema dei listini a partire dalle forniture a monte, i beni intermedi, che in effetti presentano un calo dello 0,5% rispetto a gennaio. I prezzi dei beni di consumo (+0,5%) e di quelli durevoli (+0,3%) continuano invece a lievitare, anche se ad un passo meno tirato rispetto a qualche mese fa.

Scenario riscontrabile anche all’interno dei singoli settori, dove sono proprio i settori intermedi a presentare la frenata più marcata. Rispetto a gennaio si riducono così i prezzi della chimica, di legno-carta e della metallurgia, mentre resta al palo l’area della gomma-plastica. Modesti gli aumenti per alimentari (+0,1%), gli ultimi a decollare dopo la forte opposizione della Gdo nei confronti delle richieste dei fornitori. In questo caso i progressi annui dei listini sono del 13,8%, l’aumento maggiore tra tutti i settori produttivi, comunque in discesa rispetto al +16,5% registrato a dicembre.

Per le attività manifatturiere in media la frenata dei prezzi è così dello 0,1% rispetto al mese precedente mentre si registra un aumento del 7,8% nel confronto annuo, crescita, quest’ultima, che lo scorso dicembre era ancora superiore al 10%.

Ciò che accade per molti comparti produttivi è in sostanza una retromarcia rispetto a quanto accaduto a partire dalla scorsa estate, con i listini delle aziende gonfiati da sovraprezzi legati alla corsa dell’energia. In molti casi in effetti i fornitori sono riusciti a negoziare un’indicizzazione diretta, prendendo come riferimento i valori di mercato per energie elettrica e gas.

Ora che il gas ha decisamente ritracciato, passando dagli oltre 300 euro al MWh della scorsa estate a un ordine di grandezza tra i 40 e i 50 euro (ora, 30 marzo, ad Amsterdam i contratti passano a quota 43), una parte di quegli aumenti inizia a rientrare.

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