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Nel 2022 e, seppure con un lieve rallentamento, nel primo trimestre 2023, in Liguria i prestiti alle imprese sono crollati, complice anche (ma non solo) il sempre più incisivo aumento dei tassi d’interesse. A testimoniarlo sono i dati raccolti dalla sede genovese della Banca d’Italia, secondo cui, nel 2022, i prestiti bancari al comparto produttivo sono diminuiti dell’8,7%, interrompendo una crescita che si protraeva dalla metà del 2020. Il calo, riferisce il report di Bankitalia, è stato particolarmente accentuato negli ultimi mesi dell’anno, a causa del minore utilizzo delle linee di credito da parte di alcune rilevanti aziende. I finanziamenti alle imprese di minori dimensioni avevano, invece, iniziato a ridursi, in misura più attenuata, già nel corso del primo trimestre. La diminuzione si è registrata, in particolare, nelle costruzioni e nei servizi (rispettivamente, dell’11,6 e del 9,8%); nella manifattura, per contro, la contrazione c’è stata ma in misura più contenuta (-4,3%).
Nel primo trimestre del 2023, il calo dei prestiti alle imprese si è fatto meno intenso (-7,4% alla fine di marzo), riflettendo l’attenuazione del dato riferito alle imprese di maggiori dimensioni.
Secondo le valutazioni fornite dalle banche, sottolinea Bankitalia, «la domanda di nuovi finanziamenti si è indebolita nella seconda metà del 2022, soprattutto nella componente legata al sostegno degli investimenti. Anche l’abbondante liquidità accumulata negli anni precedenti ha contribuito a frenare la richiesta di nuovi prestiti. Sul fronte dell’offerta, le condizioni di accesso al credito sono diventate leggermente più restrittive, in termini di quantità e di spread medi applicati».
Venendo ai tassi, nel quarto trimestre del 2022 l’interesse effettivo praticato sui prestiti connessi a esigenze di liquidità è aumentato al 4,4% (dal 3,5 nel corrispondente periodo dell’anno precedente), riflettendo l’orientamento restrittivo della politica monetaria attuata dalla Bce. L’incremento ha interessato tutte le principali branche di attività economica, in particolare la manifattura. Il tasso praticato alle imprese medio-grandi è salito al 4%, quello pagato dalle aziende di minori dimensioni all’8%: il divario tra le due categorie di imprese si è ridotto marginalmente.
Per entrare più nel dettaglio dei numeri, i tecnici della divisione di ricerca economica della sede genovese di Bankitalia, sottolineano che in una regione piccola come la Liguria «la dinamica dei prestiti molto spesso è un po’ più volatile, proprio perché riflette l’andamento dei prestiti di alcune grosse imprese. E questo è il caso che si è sviluppato nel 2021 e anche quest’anno. Sono i grossi che, alla fine, muovono l’aggregato complessivo» e che, nel caso specifico, «hanno usato molto meno i finanziamenti che avrebbero potuto utilizzare: così si spiega questo dato un po’ anomalo del -8,7% registrato a fine 2022, con la successiva lieve correzione a -7,4% nel primo trimestre. Perché è vero che a dicembre 2022, in Italia, i prestiti non erano andati molto bene, ma di sicuro il calo non era stato forte come in Liguria». Oltre alle movimentazioni inconsuete delle grandi imprese, anche altri motivi hanno spinto in giù la dinamica ligure. «A partire dalla metà del 2020 e per tutto il 2021 - affermano i tecnici di Bankitalia - i prestiti sono cresciuti molto, grazie anche alla possibilità di accedere ai finanziamenti assistiti dalla garanzia Covid. C’è stata, dunque, la possibilità, per chi ne aveva bisogno, di fare abbondante ricorso al credito bancario, tra l’altro con finanziamenti a lunga scadenza, fino a otto anni. E così molte imprese hanno avuto la possibilità di fare provvista nel 2021 ma anche in parte del 2020 e del 2022. È chiaro che quando uno fa molta provvista, non è detto che, nel giro di poco tempo, tutto quel denaro debba essere utilizzato. È lì, a disposizione, e può essere utilizzato anche in un momento successivo; ed è quello che è accaduto adesso: nel momento in cui un’impresa usa le risorse che ha a disposizione, fa meno domanda di nuovi prestiti». E questo accade a maggior ragione se, nel frattempo, i tassi continuano a lievitare. «Sicuramente - dicono i tecnici - se un’impresa si trova nella situazione per cui, chiedendo nuovo denaro lo pagherebbe molto di più dell’anno precedente, mentre ha risorse accantonate a disposizione, userà quelle e non ne chiederà di nuove. Inoltre, in un contesto di tassi crescenti, anche l’azienda che ha intenzione di chiedere prestiti ci pensa due volte. Insomma, tutte quelle imprese che avevano la possibilità di non prendere denaro a prestito, hanno evitato di farlo».
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