Crowdfunding, raddoppiano i fondi in un anno
Nel mondo a fine 2019, la raccolta complessiva si è attestata sui 20 miliardi di dollari grazie a 144 piattaforme censite
di Adriano Lovera
3' di lettura
Il crowdfunding immobiliare, a livello mondiale, sfiora il raddoppio dei volumi nel giro di un anno. A fine 2019, la raccolta complessiva si è attestata sui 20 miliardi di dollari grazie a 144 piattaforme censite, con un balzo notevole rispetto ai 12 miliardi di dollari registrati a fine 2018, segno della crescente fiducia in questo strumento sia da parte degli investitori sia degli sviluppatori. La cifra si riferisce alla raccolta totale da quando, intorno al 2011, le piattaforme del settore hanno iniziato a essere operative.
La parte del leone è appannaggio degli Stati Uniti, che hanno generato 13,6 miliardi di dollari (il 68% del totale), di cui 4,7 nel solo 2019, grazie a 38 piattaforme attive. In Europa siamo a 3 miliardi (con un boom di 1,25 nel 2019), ma con ben 72 operatori, che testimoniano la polverizzazione ancora accentuata del mercato. La parte restante rientra nella categoria “resto del mondo”, con 5,3 miliardi di dollari e 34 piattaforme, in aumento rispetto alle 27 di un anno fa. Sono questi i numeri principali della terza edizione del Real Estate Crowdfunding Report 2019, che verrà presentato oggi a Milano, un progetto frutto della collaborazione tra il dipartimento di Ingegneria gestionale del Politecnico di Milano e di Walliance, la principale piattaforma italiana per raccolta, e con il contributo della law firm Dwf Italy.
Focalizzando l'attenzione sul nostro continente, nella classifica delle più importanti piattaforme per raccolta complessiva, figurano al primo posto la tedesca Exporo (438 milioni raccolti al 31 dicembre 2019), la svizzera Crowdhouse (220 milioni) e la estone EstateGuru (172 milioni). Prima delle italiane Walliance (17 milioni). Expor ha realizzato una delle poche operazioni di aggregazione con l'acquisto della concorrente Zinsland, raggiungendo ormai una quota di mercato in Germania del 75%. Il Report contiene un’analisi dettagliata dei modelli di business in campo, tra cui la distinzione tra piattaforme equity, lending e ibride, e di aspetti come la presenza di commissioni di gestione applicate agli investitori, abituali nel mercato americano, molto più rare in Europa dove solitamente si “carica” di un extra costo lo sviluppatore del progetti. Tra le schede più interessanti, però, ci sono quelle relative all’effettivo successo delle operazioni finanziate e ai rendimenti. Solo l'inglese The House Crowd denota una quota elevata (17%) di progetti finanziati poi finiti in default, mentre le altre si mantengono su percentuali fisiologiche (nessun default per le italiane considerate, Walliance, Concrete Investing e Rendimento etico). Quanti ai progetti conclusi in ritardo, sotto osservazione la francese Anaxago (39% del totale) o la spagnola Housers (17%). Rispetto ai rendimenti effettivi medi, tutte si collocano abbondantemente sopra il 5%, con punte che toccano il 17% per la parte equity di Crowdestate, l'11% di EstateGuru. Le italiane in classifica sono tra le migliori: 12% Concrete Investing, 10,9% Rendimento Etico e 10,5% Walliance. Numeri che mostrano la bontà di questo tipo di investimento, lontanissimo dai rendimenti risicati del reddito fisso, purché vada sempre ricordato che si tratti di operazioni di rischio, senza garanzie del ritorno. Portando l'attenzione all'Italia, con dati aggiornati al 30 giugno 2020, le campagne chiuse e finanziate sono state in totale 219 (26 in equity crowdfunding e 193 in lending) con una raccolta complessiva di circa 72 milioni di euro. Da notare il vero balzo degli ultimi anni visto che 24 milioni sono stati raccolti nel 2019 e 24,5 nel solo primo semestre 2020.
Da segnalare una caratteristica del mercato, che alla lunga bisognerebbe tentare di correggere: finora il 68% di tutte le operazioni immobiliari finanziate sono avvenute in Lombardia, il 48% nella sola area metropolitana di Milano. Quali prospettive nel breve termine? L’evoluzione del mercato sarà data dalla combinazione di due fattori. Da un lato c’è la crisi legata al Covid-19, che sta causando un rallentamento del mercato a livello di investimenti e modificando gusti ed esigenze abitative della popolazione. Dall’altro c’è il ruolo sempre crescente del proptech, cioè l’utilizzo delle tecnologie digitali nel mercato immobiliare, che permette un accesso sempre più rapido agli investimenti da parte di una platea ampia di investitori/risparmiatori. «Negli scenari più conservativi, si stima che a fine 2020 il mercato europeo potrà superare una raccolta cumulata di 4 miliardi, sfiorando i 100 milioni in Italia» suggerisce il report.
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