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CsC: «La pandemia chiude male il 2020 e zavorra il 2021»

«Cadono più i servizi dell'industria», segnala il report del Centro studi Confindustria. Per l’auto servono incentivi e sostegno

di N.Co.

Confindustria: Covid shock violento, in lockdown produzione -40%

2' di lettura

La pandemia chiude male il 2020 e zavorra il 2021. Il Centro studi di Confindustria presenta così la congiuntura flash. Il forte rimbalzo nel terzo trimestre (+15,9%) ha sostenuto il Pil di quest’anno, ma la seconda ondata di epidemia da fine estate e le restrizioni per arginarla fanno stimare un nuovo calo nel quarto. Ciò causerà un “trascinamento” statistico peggiore al 2021, che parte più basso. Il risultato, nelle variazioni annue, è una minore caduta nel 2020, ma meno rimbalzo l'anno prossimo.

Cadono più i servizi dell'industria

«Cadono più i servizi dell'industria», ha rilevato il centro studi di Confindustria con il rapporto mensile 'congiuntura flash' di dicembre. Nei servizi si è registrata una nuova flessione a novembre, sebbene meno marcata di quella di marzo-aprile; nell'industria, invece, si registra una frenata, ma ancora in territorio positivo; la produzione,però, sembra aver già invertito la rotta. I consumi sono di nuovo in calo e la fiducia delle famiglie in peggioramento. Si riduce l'occupazione. Senza un solido recupero di fatturato, in molti settori cresce troppo il peso del debito e degli oneri finanziari, prosciugando le risorse interne e mettendo a rischio gli investimenti anche per il 2021. L'export vira al ribasso, dopo cinquemesi di risalita, sia sul mercato Ue che extra-Ue. Preoccupano le misure restrittive per il periodo natalizio che peseranno certamente sull'andamento, già compromesso, dell'economia.

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Per l’auto servono incentivi e sostegno

«Lo scoppio della pandemia ha inferto un duro colpo al settore italiano dell'automotive», rileva il Centro studi di Confindustria in un focus sul 'settore auto, tra shock sanitario e salto tecnologico'. «Nessuno dei sotto-comparti di cui si compone è stato risparmiato: -21,9% la produzione di autoveicoli, -29,5% quella di carrozzerie, -30,5% quella della componentistica», nei primi dieci mesi del 2020. Ed oggi «la seconda ondata di Covid e l'incertezza sulla Brexit continuano, sia sul finire di quest'anno che a inizio 2021» un settore che era «già in difficoltà prima della pandemia, che già prima del 2020 non godeva di buona salute».

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Impegno nell’innovazione e nella sostenibilità

Per gli economisti di via dell'Astronomia «la strada per il futuro dell'automotive italiano passa per un impegno ancora maggiore nell'innovazione per la sostenibilità. Perché possa essere percorsa con la velocità richiesta è necessario supportare gli investimenti privati del settore con un articolato sistema di politiche industriali». Servono «politiche di incentivi alla domanda. Bisogna agire innanzitutto a sostegno della domanda di nuovi veicoli, compresi quelli non elettrificati ma a basse emissioni, così da rendere sostenibili i piani finanziari di riconversione tecnologica in atto». E servono, indica ancora il Csc, «politiche di sostegno all'offerta. Questa filiera deve poter contare anche su adeguate politiche a sostegno delle attività di R&S e innovazione tecnologica delle imprese nel campo dell'elettrificazione (così come dell'automazione) dei veicoli; ciò per scongiurare che la maggiore domanda attesa di veicoli elettrificati - come accade oggi e come accaduto in passato con le tecnologie per l'eolico e il solare - sia intercettata quasi interamente dall'offerta estera, generando un basso ritorno in termini di crescita del Paese». E non si può «prescindere da un massiccio piano di investimenti pubblico-privati in capacità infrastrutturale, ossia nella costruzione di una rete capillare di punti di ricarica».

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