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CsC, a rischio competitività manifattura italiana

Per il Centro studi Confindustria nel 2010/2020 salari in linea con produttività, ma margini sotto media europea

di Nicoletta Picchio

3' di lettura

C'è un nodo che l'Italia deve sciogliere: la scarsa crescita della produttività, che mette a rischio la competitività del paese e penalizza la remunerazione del capitale nel settore manifatturiero. Non è un argomento solo di oggi: è una questione che va avanti da anni. Ma se il paese vuole crescere in modo stabile e duraturo bisogna metterci mano, bisogna spezzare quel «circolo vizioso» in cui è incagliata l'industria italiana. A maggior ragione ora che il rialzo dei tassi di interesse aggiunge un ulteriore freno agli investimenti.

Necessario alleggerire il carico fiscale

Per raggiungere questo obiettivo servirebbe un alleggerimento del carico fiscale, su lavoro e capitale, che nel breve periodo sarebbe funzionale a far recuperare potere d'acquisto ai salari e ad alleviare la compressione dei profitti. Più a lungo termine sono cruciali politiche a sostegno dell'innovazione delle imprese e di rafforzamento della capacità innovativa dell'intero sistema economico. Per questo non può essere persa la partita del Pnrr.

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Crescita dei salari reali nel manifatturiero superiore alla Germania

Dal Centro studi di Confindustria arriva un'analisi della situazione italiana sul rapporto tra salari e produttività nel manifatturiero e su come affrontarla: la crescita dei salari reali nel manifatturiero italiano tra il 2000 e il 2020 è stata del 24,3%, pressoché in linea con la variazione cumulata della produttività del lavoro, +22,6%.Se si guarda ad altri paesi Ue i salari reali hanno avuto una crescita simile alla Francia,+25,3, addirittura superiore a quella della Germania, +18,1 e della Spagna, +14,4.

PRODUTTIVITÀ DEL LAVORO E SALARI ORARI REALI NEL MANIFATTURIERO
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Nei paesi competitor produttività più alta

Ma in questi paesi, nostri competitor, la produttività del lavoro è cresciuta ben più che in Italia: in Germania addirittura due volte tanto, +40,2. Questo andamento, sottolinea il Csc nella nota che è stata diffusa, ha determinano una netta perdita di competitività per il nostro manifatturiero.Ciò ha comportato un'erosione della quota di valore aggiunto che va a remunerazione del capitale. Il rapporto tra il Mol (margine operativo lordo) e valore aggiunto nel manifatturiero italiano nel 2000 partiva sopra quello medio dell'Eurozona, ma dal 2004 è stabilmente sotto, con un divario di 3,6 punti nel 2000.Se si considera il biennio 2021-2022 l'aumento dei prezzi ha eroso i salari reali, mentre la produttività ha tenuto.

Nei prossimi anni previsto recupero potere acquisto salari

Nei prossimi anni la previsione è che i salari recuperino potere d'acquisto, grazie al meccanismo contrattuale che spalma su più anni gli effetti di fiammate inflazionistiche. Rimarrà cruciale, dice il Csc, che gli aumenti salariali a copertura dell'inflazione siano accompagnati da guadagni di produttività sufficienti ad evitare un'erosione della redditività d'impresa, che andrebbe a danno della propensione ad investire, o un innalzamento del Clup, Costo del lavoro per unità di prodotto, che andrebbe ad alimentare le pressioni inflazionistiche.

QUOTA PROFITTI NEL MANIFATTURIERO
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Aumento produttività chiave per aumento salari

Nello stesso periodo, 2021-2022, si è ampliata la distanza tra redditività del manifatturiero italiano e la media europea: i margini di profitto nel manifatturiero dell'area euro sono cresciuti nel 2021 e nel 2022, mentre in Italia c'è stata una contrazione sia in termini di quota profitti (-3,4 punti il rapporto tra Mol e valore aggiunto), sia in termini reali (-9,2 il Mol reale), sia in termini unitari (-3,7 punti il Mol in rapporto al valore aggiunto reale). L'aumento della produttività è quindi la chiave per l'aumento dei salari: una crescita sopra i guadagni di produttività per periodo prolungati di tempo implica necessariamente una perdita di competitività di costo, e/o un assottigliamento della redditività delle imprese, e della remunerazione del capitale, con conseguente impatto negativo sulla dinamica degli investimenti e quindi sulla crescita di lungo periodo. Una considerazione che vale a maggior ragione per il manifatturiero, che è esposto alla concorrenza internazionale.


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