CsC: «Servono interventi mirati per rafforzare la situazione finanziaria delle imprese»
Il report dell’Ufficio studi di Confindustria segnala che in quasi tutti i settori di industria e servizi l’eccesso di indebitamento mette a rischio il flusso di nuovi investimenti produttivi in Italia
di N.Co.
Il report dell’Ufficio studi di Confindustria segnala che in quasi tutti i settori di industria e servizi l’eccesso di indebitamento mette a rischio il flusso di nuovi investimenti produttivi in Italia
2' di lettura
Nel 2020 il credito bancario alle imprese italiane ha registrato un balzo (+7,4% annuo a ottobre), spinto dai prestiti emergenziali con garanzie pubbliche, arrivati oggi a circa 150 miliardi di euro. Lo segnala la nota del Centro studi Confindustria sull'andamento del debito e degli oneri finanziari nei settori di industria e servizi nel corso della pandemia.
In molti settori accresciuto il peso del debito
Lo strumento, segnala la nota del CsC, è «servito per arginare la crisi di liquidità subita dalle imprese, causata dal crollo dei fatturati dovuto al lockdown e alle altre misure restrittive imposte dalla pandemia», ma in molti settori dell’industria e dei servizi «ciò ha accresciuto troppo il peso del debito, misurato in anni di cash flow generato dalle imprese. Nei servizi, in media, da 1,9 a 11,2 anni».
Servono interventi mirati
Per il Csc «senza interventi mirati a rafforzare la situazione finanziaria delle imprese - in primis, un allungamento della durata del debito - e senza un solido recupero di fatturato e cash flow dal 2021, in quasi tutti i settori di industria e servizi l'eccesso di indebitamento mette a rischio il flusso di nuovi investimenti produttivi in Italia».
Quanto è cresciuto il peso del debito
Il report ricorda che nel 2020 il manifatturiero italiano ha subito un profondo calo di fatturato (stimato a -144 miliardi di euro, pari al -14,5%), causato dalla pandemia e dal conseguente lockdown che ha colpito duramente il settore cardine della produzione italiana. Il calo delle vendite ha fatto registrare una flessione, meno marcata, degli acquisti di beni e servizi e del costo del personale. Si stima che il cash flow, definito come ricavi meno costi operativi correnti, nella manifattura sia caduto da 81 miliardi nel 2019 a -4 nel 2020. Nel 2020, sottolinea il report, «dato il massiccio ricorso a prestiti bancari “emergenziali” (47 miliardi di euro nel manifatturiero) dovuto alla crisi e l'assottigliarsi del cash flow generato dall'industria, il peso del debito è cresciuto in misura marcata in molti settori rispetto al 2019. Parimenti, è cresciuto l’onere per interessi (a 4,2 miliardi di euro)».
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