Cuba, tornano dopo 30 anni le proteste contro il regime
In 15 città, compresa la capitale l’Avana, la gente scende in piazza dopo la recrudescenza dei casi di Covid. Anche Biden alla fine prende posizione
di Marco Valsania
3' di lettura
Sono scesi in piazza in migliaia a Cuba invocando libertà. Hanno gridato: «Non abbiamo paura». Ancora: ecco «Yes we can», ossia «Possiamo», slogan statunitense dell’era di Barack Obama, ormai inno universale alla speranza di cambiare. Come anche «Patria y Vida», patria e vita, ispirato dal titolo d’una canzone composta da dissidenti cubani che ha ribaltato un vecchio motto della rivoluzione, patria o morte. Con questi slogan folle di cubani, utilizzando reti di social media da poco nel Paese, hanno dato vita a proteste nazionali senza precedenti forse dalla rivoluzione o almeno da trent’anni, dalla grave crisi del 1994. Proteste che hanno coinvolto una quindicina di città, compresa la capitale l’Avana. Manifestazioni di massa innescate dalla spirale d’un collasso economico e di salute pubblica, tra crescente frustrazione per carenze di beni alimentari, blackout energetici, impennate delle infezioni da coronavirus. Libertà, insomma, cibo, vaccini e medicine.
L’appoggio di Biden
È stato un messaggio che ha fatto irruzione anche alla Casa Bianca. Il presidente statunitense Joe Biden aveva finora tenuto a distanza il nodo irrisolto della politica nei confronti di Cuba. Ora è intervenuto, esprimendo appoggio alle proteste e facendo appello a L’Avana perché le ascolti. Sono «un vibrante appello alla libertà e ad aiuti contro la tragica morsa della pandemia e contro decenni di repressione e sofferenze economiche imposti dal regime autoritario cubano». La popolazione «sta coraggiosamente asserendo i suoi diritti universali e fondamentali», compresi «i diritti a dimostrazioni pacifiche e a determinare liberamente il proprio futuro». Questi «devono essere rispettati». E gli Stati Uniti «chiedono al regime cubano di ascoltare i cittadini e servire i loro bisogni in questo momento cruciale invece di arricchirsi».
La dura reazione del governo
Nelle strade di Cuba, i manifestanti hanno sfidato lo spettro di repressioni per mano di un regime ora gestito da una nuova generazione di leader spesso considerati funzionari di partito privi del carisma dei predecessori. «Cuba non è vostra», ha incalzato uno slogan. «I nostri figli muoiono di fame», ha denunziato una donna ripresa in video. Libertà, insomma, ma anche vaccini e lotta alla miseria. La prima risposta del governo è stata secca: il 61enne Presidente Miguel Diaz-Canel, succeduto a Raul Castro nel 2019 e da quest’anno alla guida del Partito Comunista, ha definito i manifestanti «volgari criminali». E ha accusato gli Stati Uniti di essere all’origine di crisi e proteste, con l’embargo economico e il sostegno ai dissidenti. Ha fatto appello ai sostenitori del governo perché si mobilitino contro i dimostranti. «Rivoluzionari, in strada. L’ordine di battaglia è stato dato», ha invocato in un discorso televisivo. Immagini filtrate da Cuba – i servizi internet sono stati ripetutamente tagliati - hanno mostrato squadre armate di bastoni, pestaggi, arresti, due auto della polizia danneggiate e un negozio governativo saccheggiato. Nelle ultime ore, tuttavia, l’Avana ha anche promesso più pacatamente una migliore risposta alla crisi.
L’attendismo degli Usa
La popolazione cubana fa i conti con un’economia che si è contratta dell’11% l’anno scorso, a causa del collasso del turismo, con lunghe code nei negozi come per i trasporti. L’ultimo mese ha visto una recrudescenza di casi di Covid-19, epicentro la provincia settentrionale di Matanzas. In ginocchio l’assistenza sanitaria. Le stesse rimesse degli emigrati, fonte di valuta pregiata, si sono inaridite durante lo shock da pandemia. Per Biden, al di là dell’intervento a caldo, il dramma a l’Avana minaccia di sollevare complessi interrogativi di politica estera e domestica. Il presidente Usa finora ha soprattutto preso tempo nel formulare una strategia. Non ha ripristinato come promesso il disgelo diplomatico, commerciale e nei viaggi ideato da Obama e cancellato da Trump. Adesso i repubblicani lo accusano ugualmente di essere morbido con l’Avana.
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