Cuneo, apprendistato e lavoro 4.0: il governo «allarga» gli incentivi
di Claudio Tucci
4' di lettura
La decontribuzione al 50% per i primi tre anni di contratto a tempo indeterminato potrebbe interessare, nel solo 2018, i giovani sotto i 35 anni d’età. E ancora: l’esonero contributivo sul lavoro stabile sarà integrale (vale a dire al 100% - sempre per tre anni) in caso di assunzione a tutele crescenti di studenti “con titolo di studio” che abbiano svolto (presso il medesimo datore) un periodo di formazione “on the job”, in alternanza scuola-lavoro, o in apprendistato di primo o di terzo livello.
A poco più di 24 ore dalla presentazione in consiglio dei ministri della legge di Bilancio 2018 (il provvedimento è atteso domani pomeriggio - in mattinata si svolgerà un confronto con i sindacati) inizia a delinearsi l’annunciato incentivo messo a punto dall’Esecutivo per rilanciare l’occupazione stabile giovanile.
La proposta del governo resta quella di dimezzare, in modo permanente, i contributi (a esclusione dei premi Inail) per i primi tre anni di rapporto a tempo indeterminato a vantaggio di ragazzi fino a 29 anni d’età. Lo sgravio avrebbe un tetto annuo intorno ai 3-4mila euro (per ora l’asticella è ferma a 3.250 euro, ma non è escluso che nelle ultime ore possa salire a 4.030 euro); ed è confermata pure la disposizione “anti-licenziamenti”. L’impresa, cioè, non sarà ammessa o perderà l’esonero se licenzia o lo ha fatto nei sei mesi precedenti nella stessa unità produttiva.
L’incentivo triennale - che scatterà a gennaio 2018 - è concesso, poi, in caso di “stabilizzazione” di un contratto di apprendistato; e, anche, nell’ipotesi di conversione a tempo indeterminato di un rapporto a termine.
A questo “schema base” (costo iniziale 338 milioni il prossimo anno, circa 2 miliardi dal 2019) i tecnici dell’esecutivo avrebbero introdotto quattro “eccezioni” per ampliare il più possibile l’effetto della misura.
Intanto, si ritoccherebbe, per il 2018, il limite d’età. E così: solo per il prossimo anno l’incentivo al 50% per tre anni si applicherebbe ai contratti stabili firmati dai ragazzi sotto i 35 anni d’età (resta da capire se da Bruxelles arriverà il semaforo verde - si derogherebbe, per 12 mesi, al tetto Ue dei 29 anni).
La seconda “eccezione” è il rafforzamento dell’esonero contributivo, che diventerebbe integrale, vale a dire al 100%, per l’azienda che assume studenti entro sei mesi dall’acquisizione del titolo di studio. Qui, in sostanza, si riproporrà la norma introdotta sperimentalmente con la precedente manovra per agevolare la transizione scuola-lavoro, sulla falsariga del modello di formazione “duale” vigente da anni (e con risultati positivi) nei paesi del Nord Europa. Il “bonus” intero, per tre anni, arriverebbe in caso di sottoscrizione di contratto a tutele crescenti da parte di ragazzi che hanno svolto alternanza (almeno il 30% del totale delle ore previste); o periodi di apprendistato di primo o di terzo livello. Lo sgravio sarebbe, inoltre, al 100% anche in altre due ipotesi per aiutare due segmenti del mercato del lavoro in difficoltà più acuta, i giovani meridionali e i «Neet» (under29 che non studiano e non lavorano, intercettati da Garanzia giovani). L’idea del governo è inserire una “norma di principio” nella manovra; e poi lasciar gestire i due interventi ad Anpal, l’Agenzia nazionale per le politiche attive, guidata da Maurizio Del Conte, attraverso l’utilizzo di fondi Ue.
L’ipotesi allo studio sarebbe questa: il potenziamento dell’esonero (100%) per gli under29 del Mezzogiorno varrebbe solo per un anno (il 2018) grazie alla proroga del bonus Sud (per gli altri due anni lo sgravio resterebbe al 50%). Per i disoccupati senior l’incentivo sarà al 100% per un anno (fino a 8.060 euro). Anche per gli under29 «Neet» di Garanzia giovani il primo anno di contratto a tempo indeterminato porterebbe in dote all’impresa il 100% di esonero contributivo (al 50% “nazionale” si sommerebbe la proroga del bonus Occupazione di Youth Guarantee). I successivi due anni resterebbero esonerati al 50 per cento. Per la proroga del bonus Sud servirebbero circa 500 milioni; per l’incentivo i Garanzia giovani si ragiona su una cifra intorno ai 50 milioni, provenienti sempre dai fondi europei.
Il “pacchetto lavoro” atteso in manovra si completa, poi, con altri tre interventi: si apre a una nuova modalità di gestione delle ristrutturazioni aziendali (che poi sfociano in licenziamenti collettivi), anticipando il ricorso alle politiche attive per favorire la ricollocazione dei lavoratori in uscita dall’azienda in difficoltà. Qui, con accordo sindacale, l’interessato verrebbe incentivato a risolvere il rapporto d’impiego in vista di un nuovo contratto con un altro datore (la misura comporta un aggravio dei costi per l’azienda in crisi). Con circa 80 milioni, poi, si prova a stabilizzare l’apprendistato duale nel sistema dell’istruzione e formazione professionale, Iefp (la misura è spinta dal sottosegretario, Luigi Bobba). E un ri-finanziamento (su base triennale) sarebbe in arrivo pure per gli Its, le super scuole di tecnologia post diploma, alternative all’università (che hanno un tasso di occupabilità superiore all’80%).
Il governo «sta mettendo a punto una serie di strumenti mirati - ha commentato il numero uno di Anpal, Maurizio Del Conte -. Dal 2015 a oggi, grazie al Jobs act, il contratto a tempo indeterminato è divenuto più appetibile e meno rischioso per i datori, e c’è maggiore inclusione. Certo, siamo all’inizio. Ma la strada è quella giusta, e bisogna andare avanti».
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