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Manovra 2023: 12-13 miliardi per il lavoro, con focus su giovani e donne

In settimana primi incontri tecnici e politici per impostare la legge di Bilancio. Nel menù per spingere l’occupazione anche la proroga degli incentivi in scadenza a dicembre.

di Claudio Tucci

Manovra, inizia la tessitura: scelte e rinunce

3' di lettura

Dalla conferma del taglio al cuneo per i redditi medio-bassi alla riproposizione (e forse il rafforzamento) degli incentivi assunzionali in scadenza a dicembre, in primis per donne e giovani. E ancora: tassazione agevolata al 5% dei premi di produttività, detassazione delle tredicesime, estensione della soglia esentasse per i fringe benefit , anche per i lavoratori senza figli e un primo pacchetto di misure per favorire la conciliazione vita-lavoro. In tutto, secondo le primissime stime, il pacchetto lavoro (senza famiglia) oscilla tra i 12 e i 13 miliardi. La settimana entrante vedrà i primi incontri tecnici e politici. Resta il nodo risorse, con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che parla di manovra “difficile” in un quadro incerto, tra conti pubblici e confronto con la Ue.

Taglio al cuneo

Anche dopo le parole della premier, Giorgia Meloni, nella prossima manovra ci sarà spazio per le misure sul lavoro. A cominciare dalla conferma del taglio al cuneo. Mantenere sei punti di cuneo in meno fino a 35mila euro di reddito, sette punti fino a 25mila, costa tra i 9 e i 10 miliardi. Di questa misura ne stanno beneficiando oggi circa 14 milioni di lavoratori dipendenti, con un vantaggio in busta paga fino a 100 euro in più al mese.

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Pacchetto produttività-welfare

Si sta ragionando anche su pacchetto produttività-welfare che, nella versione più aggiornata, punterebbe alla conferma della tassazione agevolata sui premi di produttività al 5% (sui premi fino a 3mila euro per redditi fino a 80mila). Ma è forte il pressing della maggioranza per azzerare le tasse su queste somme incentivanti la produttività. Sui fringe benefit l’opzione prevalente è salire a mille euro per i lavoratori senza figli (si ragiona se confermare a 3mila euro le somme esentasse per i lavoratori con figli). Questo pacchetto vale circa 1 miliardo.

Tredicesime e incentivi assunzionali

Sul tavolo del governo (e del ministero dell’Economia) c’è poi la detassazione delle tredicesime. Altri 1-1,5 miliardi occorrono per confermare gli incentivi assunzionali oggi previsti e in scadenza a fine anno. Si tratta della decontribuzione per chi assume under36, donne, Neet. La decontribuzione Sud è invece già finanziata da precedenti leggi di Bilancio, ma, per il 2024, attende l’ok dall’Ue.

Contributi lavoro domestico

Si sta lavorando inoltre per recuperare la deduzione dal reddito complessivo dei contributi previdenziali versati in relazione agli addetti ai servizi domestici e all’assistenza personale o familiare. L’obiettivo è innalzare da 1.549,37 euro a 3mila euro le spese deducibili (una modifica, spiegano fonti di governo, quanto mai opportuna visto che il limite di 1.549,37 euro è entrato in vigore nel lontano 2000).

Nodo su salario minimo. Calderone: serve lavoro regolare

Nelle prossime settimana si dovrà trovare una quadra anche sul tema, sempre più diviso tra maggioranza e opposizione, del salario minimo legale. In attesa che si concluda il lavoro tecnico affidato al Cnel, le opposizioni rilanciano il tema. Da Cernobbio è arrivata la replica del ministro Calderone: «Noi abbiamo bisogno di lavoro regolare e di sottrarre all’illegalità le tante persone che lavorano in condizioni non visibili e non regolari. Non credo si possa dire che l'intervento si esaurisca solo ed esclusivamente con l'introduzione di un salario minimo legale fissato per legge. Le dinamiche salariali sono influenzate da una serie di elementi che sono molto più complessi e ampi». Calderone ha poi aggiunto: «C’è da lavorare moltissimo sull’aumento della produttività e sulla valorizzazione degli assetti contrattuali, e soprattutto sulla contrattazione buona».

Superamento del Reddito di cittadinanza

Nelle prossime settimane si dovrà inoltre gestire l’uscita definitiva dal Reddito di cittadinanza . Il primo passo della strategia dell’esecutivo è scattato il 1° settembre con il debutto delle nuove politiche attive targate Meloni, e l’arrivo del nuovo strumento, Supporto alla formazione e al lavoro previsto dal decreto 1° maggio (350 euro per massimo 12 mesi per chi si inserisce in un percorso di politica attiva, tra cui la formazione). Gli ex percettori del Rdc occupabili, tra i 18 e i 59 anni, privi di una condizione di fragilità (presenza di figli minori, persone con disabilità e over 60 nel nucleo) possono accedere alla nuova misura. I primi a poterlo fare saranno circa 120/130mila soggetti che hanno esaurito il Rdc a luglio e agosto. A fine anno saranno circa 230mila. Finora si sta andando lentamente: oggi, 3 settembre, sono oltre 12mila le domande presentate. È on line anche il nuovo Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa, che, tra l’altro, avrà il compito di orientare i disoccupati nella ricerca di un lavoro o di un corso di formazione. E da gennaio si completa il piano di superamento del Rdc con l’arrivo anche dell’Assegno di inclusione.

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