Curare con la bellezza, l'esempio dell'ospedale Meyer di Firenze
Veronica Berti Bocelli dell’Andrea Bocelli Foundation e Simona Zito di Chopard Italia raccontano come si può regalare un futuro e la giusta dose di empowerment a chi ne ha bisogno
di Caterina Maconi
4' di lettura
«Mio marito dice sempre che a salvare il mondo sarà la bellezza, cioè la cura di ciò che ci circonda, ma anche dell'individuo, della sua salute e istruzione, elementi fondamentali per costruire il futuro. Un luogo piacevole alimenta buone vibrazioni, fa stare meglio e, quando si sta meglio, si trasmette positività anche a chi ci sta attorno». Veronica Berti Bocelli introduce così Abf Educational Center, il centro educativo che verrà ultimato a ottobre - la posa della prima pietra è stata qualche giorno fa - all'interno dell'ospedale pediatrico Meyer di Firenze, per permettere ai bambini e ai giovani di avvicinarsi a percorsi didattici e di studio interessanti e coinvolgenti, anche mentre sono ricoverati. A portarlo avanti c'è l’Andrea Bocelli Foundation, la fondazione della famiglia Bocelli impegnata da anni in progetti su vari fronti (istruzione, sanità, ricerca), tra cui l'aiuto dei minori, per favorire l'emancipazione culturale dove ce n'è più bisogno.
Come a Muccia, nelle Marche, dove nel 2018 ha costruito a tempo di record la scuola primaria e dell'infanzia del paese, distrutta dal terremoto. In quell'occasione, tra i partner dell'impegno c'era Chopard, che da allora ha stabilito un sodalizio con Abf, cooperando su diverse iniziative. Come quella del Meyer, appunto. L'ospedale toscano è un'eccellenza nel panorama italiano e non solo, al suo interno dispone già di una struttura per lo studio, ma tra qualche mese potrà contare su un centro polifunzionale strutturato e bello. “Bello” non è un termine scelto casualmente, anzi: è centrale nel racconto che mi fanno sia Veronica Berti Bocelli, vice presidente di Abf, sia Simona Zito, general manager di Chopard Italia, per spiegare che cosa significhi puntare sul diritto allo studio di chi è in difficoltà. Questa struttura, luminosa, ariosa, sempre aperta, è “il bello che fa bene”, che allieta perché alleggerisce il peso del dolore e della malattia. Realizzata in prossimità della ludoteca, è stata progettata dallo studio Alvisi Kirimoto e prevede un padiglione dalla forma che ricorda una foglia - con aule per la concentrazione e il silenzio dove si svolgeranno le lezioni, e poi laboratori digitali, di arte e musica - inserito in un giardino tematico e didattico, con percorsi di scoperta sensoriale.
«Il bello è intrinseco al nostro brand, non sposeremmo una causa in cui non è coinvolto in senso lato: è un concetto che cerchiamo di trasmettere ogni volta che prendiamo posizione», mi spiega Simona Zito. «E infatti quando Veronica e il suo team mi hanno presentato il progetto, non ho avuto alcun dubbio: dovevamo essere tra i partner. Abbiamo preso in carico la parte del giardino perché ci permette di esprimere che cosa rappresenti per noi la sostenibilità e la filantropia. Inoltre, portiamo avanti da tempo e con diversi progetti il tema della formazione e dell'educazione dei bambini. In questo posto, lo facciamo sostenendoli in un momento di difficoltà della loro vita, come l'ospedalizzazione. Quando io e Veronica ci siamo conosciute, è stato un incontro e una condivisione spontanea. Così Chopard si è avvicinata ad Abf in modo coerente e naturale». La lavanda, i lamponi, la salvia, il melo, gli ulivi e i ribes, la melissa e il timo: un angolo di verde è un mondo, allestito per far scoprire i colori, i profumi e i ritmi della natura, e rappresenta tutta la varietà di piante e fiori italiani. «I ragazzi potranno seguire il ciclo delle stagioni, le fioriture, i frutti. Formeremo i volontari specializzati in arte e musica che animeranno il centro e saranno importanti figure di collegamento fra le famiglie e l'ospedale. Se sei malato e devi alzarti dal letto per andare in un luogo dove devi concentrarti al massimo e non è detto che il tuo organismo te lo consenta, sei meno motivato a studiare e impegnarti», riprende la parola Veronica Bocelli. «Per questo tutti i dettagli del centro sono curati da esperti, come pedagogisti, medici, psicologi, a cui abbiamo chiesto consigli: dal colore delle pareti alla scelta degli spazi».
L'estetica diventa funzionale, è un valore, anche a livello sanitario e sociale, e si lega a un altro tema centrale nel progetto, l'empowerment. «Significa dare almeno le possibilità di base uguali a tutti, in modo che possano esprimere il loro potenziale e talento, al di là delle disabilità fisiche o della povertà», spiega Veronica. «Cerchiamo di far sì che il bambino possa trovare opportunità di crescita e sviluppo nel suo senso più ampio». Tema quanto mai importante durante l'infanzia e lo sviluppo, il momento della definizione dell'identità e della scoperta di sé. «L'empowerment è il vero motivo per cui abbiamo scelto di supportare Abf la prima volta, e di continuare a farlo: vorremmo dare ai giovani la forza di realizzare quello che sono», le fa eco Simona. «A noi non interessa essere coinvolti in un progetto in modo simbolico, finanziarlo senza sapere che cosa accade dopo. Invece, Abf rimane presente nella vita dell'iniziativa, la presidia e in questo modo noi continuiamo a supportarla».
L'interazione è essenziale: «Quando vede i progetti, Simona dice sempre la sua! Ed è la sua peculiarità: entrano in gioco la mamma e la persona a capo dell'azienda che sostiene il progetto», dice Veronica, in questo dialogo a due in cui i punti di vista si alternano e completano. Riprende Simona Zito: «È così. Il nostro entusiasmo nasce anche dal fatto che siamo coinvolti a 360 gradi, non facciamo un bonifico e basta: il confronto inizia da prima che tutto prenda forma, siamo coinvolti in ogni passaggio». Questo è il significato di un impegno charity per un'azienda. «Non ci avviciniamo a un progetto perché vogliamo far parlare di noi o perché deve essere utilizzato come strumento di marketing e infatti non gli associamo nessun prodotto. Certo, ci piace condividerlo, ma per raccontare un intervento reale, preciso, di risposta a situazioni di difficoltà». Dal punto di vista di un'associazione senza scopo di lucro come Abf che raccoglie fondi per destinarli a obiettivi sociali ed educativi «il rispetto è la priorità», conclude Veronica Bocelli. «Quando si gestiscono i soldi e le emozioni altrui, non si scherza. È meglio procedere per piccoli passi: progetti concreti, limpidi, ma veloci e dall'impatto immediato e subito operativo».
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