musica

Curia Lecce nega piazza a Levante: testi irriverenti. Lei: ho difeso sacralità della donna

di Andrea Gagliardi

2' di lettura

Ricordate “Dio è morto”, la canzone scritta da Guccini nel 1965, della quale fu registrata nel 1967 una versione dei Nomadi? La canzone ebbe problemi di censura. La Rai la classificò come blasfema, per il contenuto e per il titolo stesso. E decise di non mandarla in onda. Mentre Radio Vaticana invece la trasmetteva. Questa volta, ai tempi di papa Francesco, è la curia di Lecce a distinguersi per «solerzia censoria». Lo fa dicendo no al concerto di Levante in piazza Duomo, ritenendo i contenuti dei testi della cantautrice siciliana incompatibili con i valori che simboleggia la piazza in cui si trovano la Cattedrale, il palazzo vescovile e il seminario.

La «censura» della curia di Lecce
La conferma al diniego alla richiesta, avanzata nei mesi scorsi dall'entourage dell'artista, è arrivata da Vincenzo Paticchio, portavoce del vescovo di Lecce, monsignor Michele Seccia. «Abbiamo scoperto - spiega Paticchio - che la tappa leccese in piazza Duomo del tour era già stata pubblicizzata per il 6 agosto sul sito dell'artista e su Ticketone, nonostante la commissione eventi della Curia non si fosse ancora riunita. La decisione è stata deliberata solo lo scorso primo aprile, quando la commissione si è riunita decidendo di non accogliere la richiesta. Il vescovo vuole aprire Piazza Duomo agli eventi - prosegue Paticchio -. I giovani vanno incoraggiati, ma certi testi sono troppo irriverenti per essere cantati nella piazza simbolo della Chiesa di Lecce».

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Levante si difende: ho difeso sacralità della donna
Nel mirino della curia c’è in particolare una canzone di Levante intitolata “Gesù Cristo sono io”. Una canzone che racconta l’umiliazione e il dolore di una donna maltrattata, capace malgrado tutto, di non “genuflettersi e di risorgere”. Non a caso Levante in un post su Facebook (oltre 6mila reazioni, oltre 500 commenti e 600 condivisioni) spiega: «La chiesa ci insegna a leggere e analizzare i testi, qui però siamo di fronte a un caso in cui ci si è fermati a leggere un titolo. In #GesùCristoSonoIo non ho offeso alcuna sacralità: al contrario l'ho difesa, paragonando i dolori di una donna maltrattata a quelli di un Cristo»

E su Instagram aggiunge: «In Salento ci suono, un posto lo trovo e va bene così. Il problema non è che io debba cambiare location è che in Italia abbiamo
questo genere di ostacoli». «In queste ore - spiega ancora la cantante- ho deciso di restare a guardare. Ho aspettato perché quando mi è stato detto che forse
c'erano dei problemi sulla data di Lecce per un rifiuto della curia, sono rimasta incredula».

Il testo della canzone
Questi alcuni dei passaggi più significativi della canzone: «Gesù cristo sono io
Per le menzogne che ti ho perdonato. E le preghiere fuori dalla porta. Per il mio sacro tempio abbandonato. Confessa che sei il demonio nella testa, che mi trascina sempre giù. Confessa, che il paradiso non mi spetta. Che non mi sono genuflessa. Che da te risorgo anch'io. Per tutte le spine del mondo. I chiodi piantati nel cuore. Questo è il mio sangue, questo è il mio corpo. Li porto via, amore».

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