Cybersecurity, il sottosegretario Mulé: «Ora la Difesa può fare attacchi per reagire»
Integrato il Codice dell’Ordinamento militare. La novità introdotta nella discussione parlamentare al decreto Aiuti
di Marco Ludovico
I punti chiave
2' di lettura
La Difesa si prepara a fare attacchi cyber per reagire agli hacker più o meno attivati da soggetti nazionali ostili. La novità è stata resa nota dal sottosegretario Giorgio Mulè alla consegna dei diplomi finali del Master in cybersecurity della Luiss. «Di recente, nella discussione in Parlamento al decreto Aiuti, è stato rivisto l’articolo 88 del Com, il codice dell’ordinamento militare. È stata prevista l’attribuzione al ministero della Difesa delle operazioni di cyber defence. Così come succede per le Forze armate, che hanno non solo capacità ma anche dovere di intervento.
Il quadro istituzionale
«La cyber resilience risiede nell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. La cyber investigation è funzione del ministero dell’Interno e di coloro che hanno capacità investigative. La cyber intelligence è affidata ai servizi di informazione e sicurezza. Ora si aggiunge finalmente - sottolinea Mulè - il concetto di cyber defence in capo al ministero della Difesa». Il sottosegretario ricorda: «La Difesa ha strumenti e capacità operative tali da poter essere considerata un presidio a protezione della sicurezza nazionale».
Una nuova regola
Mulè mette in evidenza come «il cyberspace assume caratteristiche sempre più di particolare interesse per la Difesa soprattutto quando produce minacce per la sicurezza nazionale che comportano inevitabilmente operazioni di cyber warfare. In questo caso intervengono le “forze speciali” del quinto dominio» quello appunto cyber. Ricorda come «ciò sia possibile perché sei anni fa Nato e Ue hanno riconosciuto lo spazio cibernetico come teatro di conflitti militari e lo hanno considerato alla stregua dei domini tradizionali». È in gioco «un nuovo campo di battaglia, inesplorato e privo di confini fisici».
Il nuovo ordinamento
L’articolo 88 del Com prevedeva: «Lo strumento militare è volto a consentire la permanente disponibilità di strutture di comando e controllo di Forza armata e interforze» in particolare «di unità terrestri, navali e aeree di intervento rapido, preposte alla difesa del territorio nazionale e delle vie di comunicazione marittime e aeree». L’integrazione dell’ordinamento annunciata da Mulè e ora introdotta in Parlamento aggiunge alle unità militari terrestri, navali e aeree quelle «cibernetiche e aerospaziali». Così come la difesa del territorio terrestre, marittimo e aereo si estende alle «infrastrutture spaziali e dello spazio cibernetico in ambito militare». Mulè non lo dice ma tra gli addetti ai lavori è noto il livello degli attacchi cibernetici nel settore dello spazio. Molto alto, sempre più intenso. Può diventare il nuovo teatro di missione militare cyber della Difesa.
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