Cyberspionaggio, Di Legami (Polizia postale): l’attività andava avanti dal 2010
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«Abbiamo evidenze» che l'attività di spionaggio «andava avanti dal 2010 e niente può escludere che possano averlo fatto da molto prima». Lo dice il direttore della Polizia Postale, Roberto Di Legami, commentando l’inchiesta sul
cyberspionaggio a danno di politici e istituzioni. In serata poi il capo della Polizia Franco Gabrielli ha disposto l’avvicendamento al vertice della Polizia postale, con Di Legami assegnato a nuovo incarico (andrà all’Ucis, l'Ufficio centrale interforze per la sicurezza personale del Dipartimento), mentre al suo posto andrà l’attuale dirigente del compartimento del Lazio Nunzia Ciardi. «Ci sono decine di migliaia di account su cui ci sono stati tentativi di infiltrazione», spiega Di Legami. «Noi abbiamo ricostruito come veniva fatta l'esfiltrazione dei dati, il successivo invio in America e individuato il posto dove il materiale era nascosto. Ma l'indagine è appena iniziata, ci sono migliaia di file cifrati che ora dovremo cercare di “aprire” superando le protezioni che sono state poste».
Informazioni in grado di produrre potere
Gli accertamenti dovranno anche accertare quale utilizzo sia stato fatto da parte dei fratelli Occhionero di dati sottratti ai politici e alle istituzioni e se possa aver ottenuto vantaggi economici per la sua società di intermediazione finanziaria, la Westland, utilizzando le informazioni finanziarie. Perché che vi sia stato un qualche fine è evidente e lo dimostra anche il fatto che l'intera rete di computer per infettare i pc sia stata «tenuta e mantenuta per almeno sei anni» nella massima efficienza. Le attività condotte finora, precisa Di Legami, «non hanno evidenziato particolari contatti del soggetto, una rete di facilitatori, una rete di mandanti o attività estorsiva». Dunque, conclude il capo della Polizia Postale, «il fine ultimo dei file è ancora da capire, anche se riteniamo che il vantaggio non fosse nella monetizzazione e commercializzazione delle informazioni a professionisti o politici, quanto nel potere che quelle informazioni sono in grado di produrre».
Rapetto: operazione senza mandante, dossieraggio diffuso
«Non c'è un vero e proprio mandante, il dossieraggio è un fenomeno diffuso, purtroppo i protagonisti di questo crimine non sono soli nello scenario. Non è un’operazione mirata a scadenza ma qualcosa che viene mandata a segno sapendo che poi ci sarà qualcuno interessato a conoscere determinati segreti», ha detto l'esperto informatico e fondatore del Gruppo anticrimine tecnologico della Guardia di Finanza, Umberto Rapetto, in un'intervista a Tg2000, il telegiornale di Tv2000. «Siamo di fronte – ha aggiunto Rapetto - a un caso classico della nuova frontiera dello spionaggio. Bastano poche istruzioni maligne per contaminare un computer non adeguatamente protetto facendolo diventare il complice dei malfattori. Il computer così riesce a trasferire documenti, file, informazioni a chi ha congeniato questo sistema che accumula informazioni e crea dossier che troveranno una collocazione particolarmente interessante sul mercato». Il fenomeno, ha proseguito Rapetto, «può lasciare sbalorditi per la portata e la caratura dei soggetti coinvolti ma non ci deve stupire perché queste sono le nuove frontiere. E la mancata educazione a proteggere i nostri dati porta a situazioni così eclatanti. Il mercato richiede costantemente soggetti etichettati come hacker che altro non sono che criminali capaci di dribblare ogni protezione. Questo incide sulla politica, economia, finanza e sul nostro vivere quotidiano».
La Russa (Fdi): per le istituzioni un problema grave
«Si devono preoccupare le Istituzioni perchè è grave che siano intercettate. A me come deputato la cosa non angoscia anche perchè credo che un parlamentare debba essere trasparente, se me lo avessero chiesto gli avrei dato tutto gratis. Mi dispiacerebbe però se avessero spiato la mia vita privata entrando negli account di mia moglie o dei miei figli come avveniva nella Germania dell'Est ai tempi del comunismo descritto molto bene nel film “Le vite degli altri”», ha commentato Ignazio La Russa, deputato di Fratelli d'Italia, interpellato telefonicamente in merito alla vicenda del cyberspionaggio. «Cosa grave - spiega ancora - se fossero entrati nel sito nel ministero della Difesa, quanto invece alla posta di un parlamentare, nessuno dovrebbe temere nulla anzi, io renderei tutto trasparente».
Rosato (Pd): prezioso lavoro di magistrati e polizia
«Bene l'azione della magistratura e delle forze di polizia. Sui temi della sicurezza e della privacy c'è molto lavoro da fare - ha detto il capogruppo Pd alla Camera Ettore Rosato, parlando con i giornalisti alla Camera degli arresti per cyberspionaggio - e l'azione di magistratura e forze di polizia è preziosa e importante. Siamo molto preoccupati che altissime cariche dello Stato, come l'allora premier Renzi e il governatore Mario Draghi siano state oggetto di spionaggio. Confidiamo che l'azione degli inquirenti vada fino in fondo nella verifica di quanto accaduto e nell'utilizzo delle informazioni oggetto di dossieraggio».
Brambilla (Fi): grave interferenza nella vita pubblica
«Chiaramente siamo di fronte a un gravissimo tentativo di interferire nella vita pubblica del Paese attraverso sistematiche violazioni della privacy. Le vite degli altri» parafrasando il titolo del film devono restare degli altri. Ringrazio magistrati e polizia postale per aver riaffermato nel più concreto dei modi questo principio di libertà e civiltà. Poi io sono consapevole delle limitazioni che la privacy di un personaggio pubblico deve subire, ma vi sono confini insuperabili e diritti garantiti ai tutti i cittadini che non si possono violare. Quanto alle mie mail la prima cosa che ho pensato è stata: 'che noia leggersele tutte... Speriamo almeno che qualcuno si sia così interessato alle tematiche animaliste che, come noto, sono parte del mio impegno sociale e politico». Così Michela Brambilla, deputato di Forza Italia, interpellata telefonicamente commenta la vicenda del cyberspionaggio.
Tofalo (M5S): a rischio la sicurezza nazionale
«Credo sia a rischio la Sicurezza nazionale. Seguirò ed attenderò con non poca apprensione lo sviluppo e l'esito delle indagini. Per ora abbiamo già chiesto che il Copasir segua tutta la vicenda nei dettagli e venga costantemente aggiornato. In gioco c'è la sicurezza della nostra Repubblica», ha commentato il deputato M5s Angelo Tofalo che su Fb. «Urge un piano serio e concreto sulla sicurezza cibernetica del nostro Sistema Paese, delle nostre infrastrutture critiche e delle istituzioni. Ahimè 'riprendo' atto che siamo tutt'oggi notevolmente in ritardo»
afferma ancora il deputato M5s, organizzatore di una serie di incontri che si sono tenuti a Montecitorio per analizzare i vari aspetti dell’Intelligence che caratterizzano i Sistemi di informazione in Italia e nel mondo. Il prossimo incontro si terrà il 13 gennaio.
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