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Da Ballarò la “rivoluzione” di Terradamare

di Nino Amadore

2' di lettura

Li chiamavano giacimenti culturali. Ma erano molto di più. Lo abbiamo scoperto grazie a un’esperienza unica nel suo genere partita dal mercato di Ballarò nel cuore di Palermo. Lì, dieci anni fa, è stata lanciata la sfida da un gruppo di giovani palermitani che hanno fondato la coop Terradamare che aveva (e ha) l’ambizione di valorizzare e far conoscere monumenti fuori dai percorsi turistici tradizionali. E nello stesso tempo far emergere la funzione sociale del patrimonio culturale. Ecco dunque la chiave di volta: la cultura non solo può dare lavoro ma può anche contribuire a cambiare il tessuto sociale e urbano. Ed è il presupposto chiaro in testa ai soci della coop Eleonora Lo Iacono, Rosalia Ceruso e Marco Sorrentino. «Non è del tutto compreso quanto la cultura trasformi anche altri aspetti del territorio – dice Eleonora Lo Iacono, tra tante altre cose professionista nell’ambito del marketing –, quanta potenza e potenzialità ci possano essere dietro un polveroso e anziano monumento. E quanto la narrazione culturale sia determinante per il progresso del territorio che racconta».

Un percorso costruito minuziosamente . Hanno cominciato a raccontare Palermo con alcuni itinerari e la fruizione al pubblico della parte turistica dell’Oratorio – il Complesso Monumentale di Santa Chiara – e la Torre di San Nicolò proponendo iniziative inedite, come le aperture notturne, narrando ai cittadini cos’erano quei monumenti nascosti proponendo modi diversi di trascorrere il sabato sera. Così sulla Torre sono arrivati spettacoli, reading, mostre e esposizioni di libri, laboratori didattici, incontri. «Ci siamo fatti aiutare dagli strumenti nuovi che nel frattempo nascevano – dice ancora Eleonora –: i social network, le prime invasioni digitali, che rompevano sia le abitudini dei monumenti, di vietare di scattare foto al loro interno, sia dei fruitori che diventavano narratori». Lo scopo era di diffondere l’idea di bene culturale comune con un altro principio: la grande forza del fare rete. Così è nata una comunità turistica «ogni giorno lavoriamo insieme a centinaia di persone – dice Eleonora –: gestori di monumenti, imprenditori, attivisti. Insieme a loro abbiamo vissuto tra le esperienze più formative delle nostre vite». A cominciare da Sos Ballarò (assemblea di quartiere) che negli ultimi anni ha realizzato grandissimi cambiamenti e una vera e propria rivoluzione tra iniziative sociali e riqualificazioni, l’associazione Mercato storico Ballarò e del Ballarò Buskers Festival, manifestazione che porta nel quartiere 50mila presenze per ogni edizione. «Tante collaborazioni che fanno bene alla città, creano un'intelligenza collettiva che tiene vivi i luoghi, fa crescere le persone e migliora i servizi –aggiunge Eleonora–. Sono ormai amicizie, tra persone legate da obiettivi simili, tanta passione» . Il risultato è la collaborazione con una trentina di luoghi dell’arte, una ventina di itinerari relazionali e tante cose in cantiere tra cui Jingle Books, la fiera del libro di Natale che torna dopo la pandemia, altre narrazioni dentro e fuori Palermo, un originale percorso di turismo enogastronomico, una mappa digitale “di comunità” di Ballarò, realizzata durante la pandemia e il consolidamento dell’idea da cui tutto è cominciato: «A Palermo si può fare turismo tutto l'anno – dice ancora Eleonora –, offrendo un servizio professionale e un racconto sincero e semplice, perché mette al primo posto le persone».

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