Da Best Company a Ellesse, una start up rilancia i marchi degli anni 80: la sfida di Falis 2014
di Chiara Beghelli
3' di lettura
Un start up fatta di marchi storici. Falis 2014 è nata meno di due anni fa con questa missione: dare nuova vita a brand che hanno fatto la storia della moda casual e dello sportswear italiano, valorizzando il loro quasi immutato patrimonio di notorietà. Una scelta precisa, accurata, che oggi ha portato l’azienda ligure guidata da Michele Bernardi ad annoverare nel suo portfolio di licenze Best Company, Ellesse (di cui ha licenza solo per l’Italia), Cotton Belt e Bear.
«Una scelta che abbiamo fatto partendo dalla percezione dei brand nell’era del “consumatore consapevole”, sempre più attivo perché sempre più informato - spiega Bernardi - . La qualità, per esempio, sul web è percepita, non è intrinseca, e può passare anche dall’heritage di un marchio, che spesso si scopre nel web.
Ognuno dei nostri brand ha un proprio vissuto iconico - dalle felpe colorate di Best Company al tricolore di Ellesse, dagli short mare di Bear ai pantaloni 5 tasche di Cotton Belt -, ma sono tutti accomunati dal rappresentare uno specifico momento storico del made in Italy».
La mente va agli anni 80, che di recente sono tornati potentemente a popolare l’immaginario della moda, della musica, dell’arte, come dimostra l’invasione di “power shoulders” nelle ultime fashion week, il successo planetario della serie Netflix “Stranger Things”, certi temi e stili della musica indie. Attenzione, però: non è in corso nessuna “operazione nostalgia”.
Anche se i 50-40enni di oggi ricorderanno quei marchi quasi con tenerezza, in realtà l’obiettivo di Falis 2014 sono i più giovani Millennials: «I nati fra il 1980 e il 1995, nativi digitali e caratterizzati da forte senso critico nei loro acquisti e da alte aspettative, di fatto non conoscono questi marchi, ma sono proprio loro che vogliamo raggiungere. Infatti tutto, dallo stile al prodotto, dalla comunicazione alla distribuzione, è pensato per loro. Certo, è molto complesso farlo. Ma è la chiave di successo della nostra azienda. Gli archivi storici sono molto importanti: per esempio, a disegnare Best Company è sempre Olmes Carretti, il suo fondatore. Ma il passato è un punto di partenza: la sfida è reinterpretare in chiave moderna non solo gli stilemi dei marchi, ma anche la vestibilità e la comunicazione, appunto».
Il marketing, per Falis, è cruciale per definire il prodotto: «Per progettare e sviluppare le nostre attività partiamo da logiche di marketing, alle quali facciamo poi seguire quelle di prodotto e distribuzione - spiega Bernardi -. Il mercato del fashion è stato sempre “product oriented”, ma i suoi settori più freschi si fanno guidare dalla comunicazione. Con Best Company abbiamo iniziato proprio così: per due stagioni abbiamo lanciato una forte campagna di comunicazione, firmata Oliviero Toscani, e solo dopo la prima abbiamo proposto il prodotto, che il pubblico a quel punto desiderava. E abbiamo seguito poi la stessa strategia con gli altri marchi».
Una strategia che ha portato a chiudere l’esercizio 2018 con 11,5 milioni di fatturato, numeri ottimi per una start up: 650mila i capi prodotti, venduti in 1.100 punti vendita distribuiti in Italia e all’estero, fra Benelux, Regno Unito, Germania, Scandinavia, Spagna e Francia. «Abbiamo lavorato molto sul retail fisico e ora stiamo curando l’e-commerce, per permettere l’indispensabile shopping omnichannel, il preferito dai Millennials», aggiunge.
In attesa del Pitti di giugno, dove l’azienda presenterà le sue novità in uno stand di 700 mq, altri marchi storici potrebbero aggiungersi a questo peculiare portfolio? «Non nell’immediato - sottolinea Bernardi -, perché dobbiamo consolidare quelli che già abbiamo. Ma siamo un’azienda molto dinamica e continuiamo a guardarci intorno».
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