Da Bruxelles un progetto troppo fragile
di Alberto Quadrio Curzio
4' di lettura
La Commissione europea ha emanato pochi giorni fa le «Proposte per il completamento della Unione economica e monetaria» a 19 Paesi che coinvolgono anche gli altri 8 Paesi della Ue a 27.Questo impressionante insieme di cinque progetti riguarda la creazione di un Fondo monetario europeo, di un bilancio per l’eurozona, di una potenziata strumentazione per le riforme strutturali anche mobilitando fondi europei per quelle nazionali, di un ministro dell’economia e delle finanze europeo e infine l’inserimento pieno del Fiscal compact nei Trattati europei.
I progetti sono piuttosto complicati per la combinazione di aspetti giuridici ed economici con profili politici e istituzionali che non vanno certo nella direzione della semplificazione che di continuo è stata richiesta(anche dal Fondo monetario internazionale) ai responsabili della costruzione europea. Ciò sorprende perché Juncker ha sempre avuto un'impostazione concreta ma anche fiduciosa nel futuro senza azzardi. Sarà così anche questa volta? Di recente ha detto che ora il sole risplende sulla casa europea e che è giunto il momento di costruirne il tetto. Dubitiamo che il sole splenda anche se indubbiamente l'economia europea sta andando bene malgrado i quasi 15 milioni di disoccupati nella Uem anche a causa di una concezione rigorista sulle politiche fiscali nazionali che hanno deterrminato effetti socio-economici negativi in assenza di adeguate politiche europee (e della Germania) di investimenti. Il problema , al di là delle proposte architetture economico-istituzionali, diventa:le proposte della Commissione Juncker contengono strumenti per politiche di sviluppo e di investimenti adeguate a livello di Uem e di Ue? La risposta non è incoraggiante anche se provvisoria a fronte di un complesso programma di riforme che parte nei prossimi 18 mesi e arriva al 2025 e che dovrebbe portare alle tre (maggiori) Unioni:quella finanziaria, quella fiscale, quella economica.Il tutto in un contesto di maggiore legittimazione democratica e di governance più forte.
Unione finanziaria ed Emf
Juncker afferma che l'eurozona è ora più resiliente perchè dotata dello European stability mechanism (Esm) che può diventare lo European monetary fund (Emf) purchè inserito nei trattati e nella normativa europee trafsormandosi in un organismo comunitario. Allo stato attuale l'Esm è un organismo intergovernativo tra i Paesi della Uem che ne hanno sottoscritto e garantito il capitale sulla base di un Trattato internazionale. Lo scopo del nuovo Esm-Emf sarebbe dupplice: completare l'Unione bancaria integrando i meccanismi di risoluzione delle crisi bancarie; affiancare la Commissione europea nei programmi di assistenza finanziaria in casi di emergenza di stati membri. In definitiva lo Esm-Emf entrerebbe nella governance del Sistema europeo di Banche centrali da un lato e della Commissione europea dall'altro. Un giudizio su questa evoluzione è prematuro ma la complessità del disegno richiede molto tempo per l'attuazione e ciò preoccupa. Infatti l'attuale sottoutilizzo dell'Esm è inaccettabile. Dotato di una governance molto solida, con un capitale (in parte sottoscritto e in parte garantito) di 700 miliardi di euro,con ancora una capacità di prestiti per 400 miliardi (gli altri essendo vincolati o impegnati per Grecia, Cipro, Spagna), con emissioni obbligazionarie(che chiamiamo Esmobond) a tassi medi intorno all'1%, con domanda sempre multipla dell'offerta anche per duration fino a 40 anni, l'Esm rappresenta un enorme potenziale ora quasi fermo. Dovrebbe invece essere usato per interfacciare la Bce scambiando parte dei titoli di stato detenuti dalla stessa con Esmobond e creando così degli Eurobond quali titoli pubblici della Confederazione eurozona tipici di tutte le altre Confederazioni.
Unione fiscale ed economica
Qui emerge la dominanza della proposta di integrare il Fiscal compact nei Trattati europei sia pure con quelle flessibilità introdotte dalla Commissione nel 2015. La rigidità del Fiscal compact verrebbe però attenuata usando meglio il cosiddetto bilancio comunitario per supportare le riforme strutturali degli Stati membri e per svolgere funzioni di stabilizzazione economica con il mantenimento degli investimenti nei casi di grandi shock asimmetrici (esempio classico:catastrofi naturali) in singoli Paesi. Questa strategia verrebbe completata dal ministro europeo dell'Economia e delle Finanze che sarebbe a un tempo il presidente dell'eurogruppo e un vice presidente della Commissione europea garantendo la coerenza, l'efficienza,la trasparenza e la base democratica della governance della Ue e quindi dovendo rendere conto del suo operato al Parlamento europeo. Il tutto dovrebbe essere fatto con il bilancio comunitario che su base annuale al presente dispone di circa l'1% del Pil della Ue cioè di 145 miliardi(dentro i quali si prefigura di ritagliare anche un bilancio per l'eurozona) quando i soli investimenti infrastrutturali necessari per la Ue sono stati stimati in 500 miliardi annui e considerato che negli anni della crisi nella Ue gli investimenti fissi lordi sono calati di circa 2.300 miliardi. Il Fiscal compact potrebbe allora diventare una gabbia senza avere scivoli dati da un asfittico bilancio comunitario. Il Piano di investimenti di Juncker è utile ma non sufficiente.
Ideali e concretezza
Juncker ha scritto nel luglio 2014 che «il suo compito è ricostruire i ponti nella Europa post-crisi, restituire la fiducia dei cittadini, concentrarsi sulle politiche che affrontino le sfide delle nostre economie e società, rafforzare la legittimità democratica sulla base del metodo comunitario». Sono ideali condivisibili che al presente appaiono molto lontani. Ci vorrebbe invece subito un potere politico-finanziario europeo che investa nell'economia reale per tenere il passo della rivoluzione tecno-scientifica in atto dove altri Paesi (vedasi Cina) ci stanno distaccando. L'Italia dovrebbe fare la sua parte, al di sopra dell'attuale rissa politica, per evitare che la gabbia fiscale diventi una prigione e che la demagogia si diffonda troppo.
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