Da Camera della moda 12 proposte in vista della legge di bilancio
Carlo Capasa spiega i punti del documento presentato all’esecutivo: «Ogni euro investito nel tessile-moda-accessorio e nei comparti contigui ne genera almeno 6-7, un vero effetto moltiplicatore che va però innescato e sostenuto, specie in un periodo economico complesso come questo»
di Giulia Crivelli
3' di lettura
«Iniziative come il Tavolo della moda, voluto fin dal suo insediamento dal Governo e in particolare dal ministero dello Sviluppo economico e del made in Italy, sono stati segnali di interesse per il sistema moda allargato a settori come occhialeria, cosmetica e oreficeria – spiega Carlo Capasa, presidente della Camera nazionale della moda –. A partire e contando su questa disponibilità all’ascolto abbiamo pensato di presentare all’esecutivo un documento, dettagliato in dodici punti che consideriamo prioritari per il nostro sistema, in particolare in vista della legge di bilancio».
Capasa sottolinea che non si tratta di richieste di bonus, sovvenzioni o altri stanziamenti a fondo perduto, bensì di un sostegno a un settore che contribuisce alla crescita del Pil del Paese, alla bilancia commerciale, all’occupazione e, last but not least, all’immagine dell’Italia all’estero. «Ogni euro investito nel tessile-moda-accessorio e nei comparti contigui ne genera almeno 6-7, un vero effetto moltiplicatore che va però innescato e sostenuto, specie in un periodo economico complesso come questo – aggiunge Capasa –. Nel 2022 il Tma è cresciuto a doppia cifra, nel primo semestre il fatturato è aumentato del 6% e per l’intero anno, alla luce del rallentamento globale, prevediamo comunque una crescita del 4,5%, più di quattro volte superiore al dato complessivo del Pil italiano».
È su questi numeri che si fondano le richieste al Governo della Camera della moda, che da tempo si coordina con le altre associazioni del settore, Altagamma, Confindustria Moda e Pitti Immagine. Si tratta di un settore già tornato ampiamente sopra i livelli pre Covid, che ha superato i cento miliardi di fatturato, ha un export del 90% e, solo direttamente, dà lavoro a 600mila persone. E proprio per questo i primi sette punti del documento presentato all’esecutivo sono raggruppati sotto la dicitura “Rafforzamento e potenziamento delle imprese con conseguenti effetti positivi sull’occupazione” e vanno dal potenziamento del patent box alla valorizzazione degli asset intangibili delle imprese del made in Italy (la cosiddetta Aura). Ma c’è anche il rafforzamento del credito d’imposta per attività di design e ideazione estetica, questione da tempo irrisolta, e il potenziamento del welfare aziendale.
«Ci sono temi, in particolare di sostenibilità ambientale e sociale, sui quali il Tma è molto avanzato – sottolinea Capasa –. C’è bisogno però, per il nostro sistema e per l’intero Paese, di un autentico snellimento della burocrazia». È a questo che fanno riferimento altri due dei punti sottoposti al Governo: il primo è l’esenzione dall’obbligo di redazione della certificazione contabile del credito d’imposta per investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione. Il secondo è un chiarimento definitivo sull’interpretazione della disciplina sul credito d’imposta in ricerca e sviluppo relativamente ai settori tessile, abbigliamento e calzature.
«Gli ultimi tre punti sono legati a formazione e trasferimento del know-how per rafforzare l’occupazione – conclude il presidente della Camera della moda –. Siamo consci, come sistema, di non aver fatto abbastanza degli anni, forse decenni, scorsi, per raccontare ai giovani e alle loro famiglie i mestieri del tessile-moda e dei settori collegati e la loro evoluzione e ci stiamo impegnando a migliorare questa narrazione. Ma resta il fatto che nei prossimi anni, per continuare a crescere e a essere un punto di forza del made in Italy, il sistema moda ha bisogno di 40mila nuovi addetti. Per questo chiediamo la reintroduzione e il potenziamento del credito d’imposta Formazione 4.0, l’introduzione di un contributo a fondo perduto per le Academy aziendali e agevolazioni per il trasferimento generazionale delle competenze».
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