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Da Caporetto al Kolovrat, il Giro d’Italia sconfina di nuovo in Slovenia

Dopo la partenza da Budapest la 19ima tappa torna all’estero: tra storia, Grande guerra e gastronomia una guida al percorso del 27 maggio

di Mariateresa Montaruli

Ph. Mariateresa Montaruli

6' di lettura

Per ben due volte, il Giro in bicicletta più famoso d'Italia sconfina, nell'edizione di quest'anno, all'estero. La prima per la partenza dalla città di Budapest. La seconda, varcando il confine con la Slovenia attraverso il Passo di Tanamea, tra il Gran Monte e il Parco Regionale delle Prealpi Giulie, in Friuli Venezia Giulia.

Non una prima volta, quest'ultima, per la Carovana Rosa. Il Giro d'Italia si è già spinto per cinque volte nel territorio che ha dato i natali ai campioni Primož Roglič, Tadej Pogačar e Matej Mohorič, facendo scivolare le due ruote nei territori di Kranj, Bled, Brda, Portorose e Lubiana. ù

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La tappa del 27 maggio, la 19°, che segue la Borgo Valsugana – Treviso, sfilerà per 177 km inghiottendo un dislivello di 3.230 metri e inaugurando per la prima volta nei suoi oltre cento anni di storia l'ascesa all'altopiano del Kolovrat (1.145 metri di altezza presi dai 222 di Caporetto, al 116° chilometro), la terza linea di difesa italiana al confine tra Italia e Slovenia durante la Prima Guerra Mondiale.

Decisamente di montagna, la tappa esordisce a Marano Lagunare, sul livello del mare, e si mantiene nella Bassa Friulana, in pianura, fino ai 230 metri di Tarcento. Alcuni dei sui snodi sono decisamente da recuperare in chiave cicloturistica, prima o dopo il Giro.

Esordio in Laguna

La Laguna di Grado e Marano è uno di questi. Grande spugna che trattiene l'acqua e la rilascia al ritmo dei cicli lunari, estesa per 20mila ettari tra l'Isonzo e il Tagliamento, la zona umida più settentrionale del Mediterraneo è la prima tappa di svernamento lungo le rotte migratorie che dal Nord Europa conducono alle più miti latitudini del Sud.

Il suo paesaggio fragile, creato dalla convivenza secolare di terra e acqua salmastra è disegnato da canneti, barene e da un cordone di collinette argillose, con gli isolotti che conservano i vecchi casoni, i capanni con il tetto in canne palustri, dove si appendevano ad asciugare le reti.

Marano da cui parte la 19° tappa del Giro diretta a Fagagna, a nord, è un piccolo borgo di pescatori di origine veneziana, cinto un tempo da mura a protezione della Torre del Patriarca. In bicicletta, in chiave escursionistica, c'è un breve percorso pianeggiante per lo più sterrato che ricollega le località di Precenicco, Titiano, Aprilia Marittima, costeggiando la Riserva Naturale delle Foci dello Stella, fino a Lignano Sabbiadoro da cui, bici al seguito, ’si può rientrare in battello.

Tra San Daniele e castelli

Correndo verso nord, via Castions di Strada, Mortegliano e San Marco, la 19° tappa approda a Fagagna, borgo medievale costruito su sette borgate distinte intorno ai resti di un castrum datato XI secolo, sull'antica Via del Sale che univa Venezia a Salisburgo. Nelle sue campagne è facilissimo avvistare i nidi delle cicogne bianche, una presenza favorita dall'istituzione dell'Oasi naturalistica Quadris adibita alla sua reintroduzione. San Daniele del Friuli e i suoi prosciuttifici ormai dislocati fuori porta distano appena una decina di chilometri.

La zona è interessata dal percorso cicloturistico “La terra dei castelli” disegnato dal consorzio We Like Bike che raccorda manieri e dimore storiche lungo le colline moreniche non lontane dal Tagliamento: il Castello di San Pietro di Ragogna, il Castello di Villalta, quello di Susans e di Arcano Superiore, tra gli altri.

Nel medievale borgo di San Daniele, oltre al dovuto assaggio di prosciutto a forma di chitarra schiacciata, più dolce alla fine, verso il codino, non si dimentichi di dare un'occhiata alla Biblioteca Guarneriana, ospitata in un loggiato quattrocentesco del centro storico. Aperta nel 1466 è la prima del Friuli e tra le più antiche in Italia. Il suo tesoro sono i codici miniati tra cui la preziosa Bibbia Bizantina.

Nelle giornate limpide di bora, pare che dal belvedere che si raggiunge lasciandosi alla spalle la chiesetta di Santa Maria della Fratta, si arrivi a vedere il mare.

Tarcento, dopo 67 km dalla partenza da Marano Lagunare, ci traghetta verso le Alpi Giulie, con le Carniche considerate “invisibili”, battute dai soli cacciatori e ignorate dai primi alpinisti a favore delle più amate Dolomiti. Certamente non furono trasparenti agli occhi di Maria Teresa d'Austria che in questi boschi infiniti concesse il diritto di tagliare legna alle sole case con il “camino che fumava”.

Verso Caporetto

Il primo scollinamento in territorio sloveno della carovana ciclistica avviene sul Passo di Tanamea, a 870 metri di altezza e 95 km dalla partenza di tappa, dopo aver affrontato la seconda importante salita del percorso. Mancano 25 km all'arrivo a Kobarid/Caporetto, teatro della battaglia del 24 ottobre 1917 sull'Isonzo durante la Prima Guerra Mondiale.

Il suo Museo della Prima Guerra Mondiale è un monito contro ogni guerra, un attualissimo invito alla pace. L'eventuale cupezza della visita si scioglie ai tavoli di Casa Franko, da poco entrato nel 50 Best Restaurants del mondo. Maestra d'orchestra ai fornelli è la chef Ana Roš che ha fondato il suo successo anche stringendo legami fortissimi con la comunità di raccoglitori, pastori, casari, cacciatori e pescatori della regione di Posočje.

Da Caporetto via Livek, sotto il Monte Cucco, si affronta la tostissima ascesa al Kolovrat, sulla dorsale di confine tra Italia e Slovenia. Questo è un punto altamente panoramico e non solo in bicicletta: la strada in cresta regala da un lato la vista sulla Valle dell'isonzo, in Slovenia; dall'altro quella delle Valli del Natisone, in Friuli Venezia Giulia, il ventaglio di orti e monti – mais, vigneti, sorbo montano, frassino, acero di monte, betulla e carpino nero – che da Cividale del Friuli si volge verso il Monte Matajur e il Monte Nero, soggetto a forti contaminazioni culturali.

Sul crinale del Kolovrat, rifacendo con agio il percorso della tappa, ci si potrebbe fermare nel restaurato Sentiero di Pace, un percorso di trincee della Prima Guerra.

Rientrata in territorio italiano, la tappa, e noi con lei, imbocca una delle strade più spettacolari della zona, la Panoramica che va da Crai a Stregna, nelle mappe segnata come Strada di Tribil e SP45, già resa celebre dalla tappa Cividale-Palmanova del Giro d'Italia del 2013.

Ritorno a Cividale del Friuli

Eccoci in leggera discesa, le curve per niente ardite, godibilissime sulle due ruote. Il manto d'asfalto corre da Crai, via Prepotnizza, fino a Stregna, per una quindicina di chilometri dal confine, protetto da un fitto bosco di noci, castagni, felci e meli Seuka. Una strada abbracciata dal verde, come raramente accade. In questo territorio di frontiera, all'altezza di Tribil di Sotto, si aprono a nord, a quota più bassa, lembi di prati preservati, sottratti alla forza invasiva della selva, abitati da arnica montana, gladiolo palustre e narciso selvatico.

Tra quelle radure, dalla Panoramica si riescono a cogliere, anche con lo sguardo fugace della pedalata, le caratteristiche balle di fieno a forma di alambicco, imballate alla vecchia maniera (“copa”) e gli essiccatoi per il fieno con i graticci orizzontali.

Da Stregna, attraversando Merso di Sopra, il percorso della tappa giunge a Cividale del Friuli, placida e raccolta, costruita sulle falesie che si sgretolano in arenili di ghiaia sul fiume Natisone. Fuori dalla frenesia del Giro, la città, da scoprire tutta a piedi attraversando il cinquecentesco Ponte del Diavolo, merita assolutamente una sosta.

Dell'Alto Medievo sono le sei fanciulle di gesso e polvere di marmo scolpite da maestranze bizantine che ti scrutano, tra rose e tralci di vite, dalla lunetta del Tempietto Longobardo del monastero benedettino femminile di Santa Maria della Valle, capofila del sito seriale Unesco Italia Langobardorum, i luoghi del potere che conservano “unici ed eccezionali” i tesori della civiltà longobarda in Italia. Una meraviglia da non perdere.

La curiosità porta anche ad assaggiare la gubana, il dolce tipico a base di pasta lievitata al forno o sfoglia, con ripieno di frutta secca tritata.

In versione cicloturistica, la città è parte della Ciclovia della Pianura e del Natisone che unisce Udine a Cividale e Caporetto in 55 chilometri.

Durante il Giro d'Italia si prosegue e si chiude al Santuario di Castelmonte, a 612 metri di altezza. Arroccato su un colle, nella cornice delle Prealpi Giulie, fu in origine un borgo fortificato. Il suo fulcro è la quattrocentesca statua della Madonna con il Bambino conosciuta come la Madonna “bella” o “viva” per la dolcezza del suo sguardo.

Nella vicina osteria si servono frico e polenta. E si festeggia con i vini del Collio. Meritati. Vini che saranno protagonisti anche di un altro evento di sconfinamento in Slovenia, la ciclostorica Collio Brda Classic, del 18 settembre, che si corre con biciclette d'epoca. L'ennesima occasione per ricucire in sella questi notevoli percorsi transfrontalieri.

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