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Da città del ferro a capitale della cultura: la trasformazione di Esch-sur-Alzette

Nominata capitale europea della cultura 2022, la città ha investito svariati milioni nella costituzione di istituzioni culturali permanenti e in più di 160 eventi per accompagnare l'evoluzione economica e sociale della zona

di Silvia Anna Barrilà

La mostra di Joachim Bandau “Transparente Verdichtung” presso la galleria Nosbaum Reding, dal 30 giugno fino al 17 settembre 2022

4' di lettura

Le tre capitali europee della cultura 2022, Esch-sur-Alzette in Lussemburgo, Kaunas in Lituania e Novi Sad in Serbia, hanno in comune una caratteristica: sono seconde per grandezza alla capitale della nazione in cui si trovano e, in parte, oscurate da essa.
Esch, nel sud del Lussemburgo, al confine con la Francia, per decenni è stata votata all'industria siderurgica, che le ha fatto guadagnare il soprannome di metropoli del ferro. Grazie agli impianti per la lavorazione dell'acciaio ha attratto migliaia di immigrati, soprattutto italiani e portoghesi. Ancora oggi sono circa 140mila i frontalieri che ogni giorno attraversano il confine per lavorare nella zona, ma dopo la chiusura delle acciaierie alla fine degli anni ’90 la città ha dato avvio ad una fase di trasformazione urbanistica, economica e sociale, in cui la cultura gioca un ruolo fondamentale.

Nuove istituzioni culturali in città

La città investe in cultura ben il 19,5% del budget totale, una percentuale molto significativa, soprattutto, se confrontata con lo 0,85% allocato in cultura dallo stato lussemburghese. In occasione della nomina a capitale europea della cultura, Esch ha voluto creare delle istituzioni permanenti. Già in seguito alle precedenti nomine della città di Lussemburgo a capitale europea della cultura nel 1995 e nel 2007 sono nati due luoghi per mostre ed eventi culturali, rispettivamente, il Casino Luxembourg – Forum d’art contemporain e le Rotondes. In questa occasione la città ha voluto muoversi per tempo, creando già prima dell'anno della cultura tre nuove istituzioni: la Konschthal Esch, una Kunsthalle per mostre; la Bridderhaus Esch, residenza per artisti in un ex-ospedale per i lavoratori dell'industria siderurgica; e il Bâtiment 4, un luogo per la cultura e l'inclusione sociale. La città, inoltre, ha fermato l'abbattimento dello storico cinema Ariston, acquistandolo e ristrutturandolo alla comunità in tempi brevi.

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La mostra “Metalworks” alla Konschthal Esch, fotografia di Remi Villaggi

La Kunsthalle

Anche la nuova Konschthal Esch, diretta da Christian Moser, si trova in un edificio acquistato dalla città nel 2020. Si tratta di un ex-showroom di mobili di design che, con la crescita dello shopping online, aveva perso la sua ragione d'essere. Nel 2021 è iniziata la trasformazione in luogo espositivo, inaugurato già durante i lavori di ristrutturazione con una mostra personale di Gregor Schneider, artista tedesco il cui lavoro è incentrato proprio sull'architettura. Attualmente è in corso una mostra dedicata al metallo nel design contemporaneo, curata dal designer lussemburghese Georges Zigrand , che si riallaccia proprio la storia del luogo e della città, oltre ad una grande installazione di Jeppe Hein che, con la sua giocosità, si rivolge ad un pubblico più ampio di quello esclusivamente dell'arte contemporanea. Per il suo funzionamento, la Konschthalle è finanziata al 100% dalla città, che investe un totale di 1,2 milioni di € all'anno nella Konschthalle e nella Bridderhaus, anch'essa diretta da Moser.

La mostra di Joachim Bandau “Transparente Verdichtung” presso la galleria Nosbaum Reding, dal 30 giugno fino al 17 settembre 2022

Il finanziamento

Per l'anno da capitale europea della cultura, che coinvolge anche altri 18 comuni limitrofi sia in Lussemburgo che in Francia, la città di Esch ha investito 10,1 milioni di €, mentre altri 40 milioni sono stati investiti dallo Stato del Lussemburgo, 1,5 milioni dalla Comunità europea e 3,2 milioni da sponsor esterni, tra cui BMW, ArcelorMittal (multinazionale dell'acciaio) e anche la Ferrero, che ha sede in Lussemburgo. In totale sono stati promossi 160 progetti, di cui 30 proposti dall'associazione Esch2022, creata appunto per organizzare l'anno della cultura, e 130 proposti da altri enti. Il finanziamento dei progetti proposti non ha mai superato il 50% del budget, affinché i progetti si preoccupassero di trovare altre fonti di finanziamento e potessero diventare sostenibili nel tempo.

Si parla, quindi, di un volume totale del progetto di Esch2022 pari a 138 milioni di €. Infatti, oltre ai 54,8 milioni di € del budget, si contano 30 milioni di € investiti dalla città nelle nuove infrastrutture già nominate, come la Konschthal, poi 1,5 milioni messi a disposizione della Francia per i progetti nei comuni francesi, e gli altri fondi dei partner esterni per finanziare il restante 50% dei 130 progetti proposti e l'investimento dello Stato del Lussemburgo per finanziare due mostre sul clima e la natura alla Möllerei a Esch-Belval, uno spazio espositivo nei suggestivi ambienti degli ex-impianti industriali.

Il mercato dell'arte

Oltre a queste istituzioni, la scena artistica del Lussemburgo conta, naturalmente, anche il Mudam, il Musée d'Art Moderne Grand-Duc Jean, aperto nel 2006 in un edificio appositamente costruito dall'archistar Ieoh Ming Pei, che da meno di un anno ha una nuova direttrice, la tedesca Bettina Steinbrügge, proveniente dalla Kunsthaus Hamburg.Dal punto di vista del mercato, il Lussemburgo conta alcune gallerie e una fiera, la Luxembourg Art Week, la cui prossima edizione si terrà dall'11 al 13 novembre.

Il fondatore dell'evento è Alex Reding, uno dei più noti galleristi locali, partner della Nosbaum Reding Gallery, aperta nel 2001 in Lussemburgo e dal 2021 anche a Bruxelles. In occasione dell'anno della cultura, Reding è stato anche il curatore di un parcour di sculture in luogo pubblico, che include giovani artisti e nomi affermati come Tony Cragg, Stephan Balkenhol e Michel Majerus, l'artista più noto del Lussemburgo (era originario di Esch), di cui lo stesso Reding rappresenta il lascito.

Attualmente in galleria sono esposte opere di Joachim Bandau, artista tedesco 86enne ancora sottovalutato, su cui si sta concentrando l'attenzione dei curatori, tanto che a settembre lo rivedremo alla Biennale di Lione e anche i curatori del Pompidou hanno in programma di visitare il suo studio. In mostra da Nosbaum Reding ci sono le sue sculture, ispirate all'architettura dei bunker (l'artista è nato nel 1936), che quotano tra 22.000 e 24.000 €, accanto ai suoi acquerelli, composti da forme geometriche sovrapposte, pazientemente dipinte dall'artista giorno dopo giorno, che vanno dai 12.000 ai 40.000 €.

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