Da Longarone a Baselga, i comuni colpiti dai cambi nelle Olimpiadi del 2026
Sono quattro i Comuni penalizzati, ma lo sguardo si può estendere a tutto il territorio del Vajont: non ci saranno varianti stradali, mentre Trento perde la sua opportunità di rilancio. A vincere per ora è Torino
di Sara Monaci
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Cortina, Baselga di Piné, Longarone con la sua frazione di Castellavazzo e, più in generale, l’area del Vajont. Sono questi i territori che, un po’ a causa dei ritardi di progettazione, un po’ per via delle valutazioni tra costi e benefici, non riusciranno a intercettare quel processo di valorizzazione promesso dalle Olimpiadi invernali 2026. Sono questi i grandi delusi.
Sembrava cosa fatta. Eppure Cortina e Longarone, insieme a Castellavazzo, dovranno rinunciare alle loro varianti, costrette quindi a gestire nel 2026 un flusso anomalo di persone per sue settimane con piccole modifiche stradali non risolutive.
Stavolta, sembra strano, non è un problema di finanziamenti, perché in gran parte erano stati già stanziati. La variante di Longarone, lunga sulla carta circa 11 chilometri, dovrebbe valere 270 milioni, di cui Anas ne aveva già assegnati 250. Certo, i costi sono nel frattempo saliti per via dello shock energetico, tuttavia si poteva procedere. Ma siamo ancora alla Conferenza dei servizi, il dibattito preliminare per trovare un accordo tra le parti coinvolte, avviata a fine 2022. Per le Olimpiadi sarà già tanto arrivare con i primi 3 chilometri, a essere ottimisti.
Stessa cosa Cortina: il tunnel sotterraneo da 4 chilometri che avrebbe dovuto alleggerire in modo permanente il traffico locale non ci sarà. Si procede ora con degli aggiustamenti alla viabilità locale. In questo caso i costi previsti erano di circa 205 milioni iniziali, di cui 67 assegnati. Ma anche qui siamo alla Conferenza dei servizi, avviata sempre alla fine dell’anno scorso.
Se sul fronte delle infrastrutture stradali pesano i ritardi di progettazione e gare e i dibattiti locali, per quanto riguarda Baselga di Piné il discorso è diverso. La valutazione del mondo politico è che non conviene più investire in una struttura sportiva come l’Ice Rink per il pattinaggio di velocità. Il costo per la riqualificazione e l’adeguamento della struttura, con gli extracosti energetici, rischia di arrivare a 90 milioni, che la Provincia di Trento evidentemente non si sente di spendere, intravedendo il chiaro rischio di una cattedrale nel deserto. La Fondazione Milano Cortina si sta indirizzando verso Torino, che ha già il suo Ovale pronto. E così Baselga perde anche questo treno, che da molti era visto come l’opportunità di rilanciare un territorio un tempo fiorente.
A beneficiarne invece, con un colpo di coda finale, è Torino, che si aggiunge in corsa alle Olimpiadi invernali senza per ora aver fatto nulla. Da grande esclusa diventa la città che accorre in soccorso. Le Olimpiadi di Milano e Cortina potrebbero ora trasformarsi, dal punto di vista politico, nei Giochi delle grandi regioni dell’arco alpino: Piemonte, Lombardia, Veneto, accomunate peraltro da uno stesso colore politico.
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