Da Davos l’ammonimento ai pianificatori delle città, in balìa del rischio globale
Nel 2050 6,5 miliardi di persone vivranno nelle metropoli ma l’incremento del rischio globale anche dovuto al Covid ne mette a repentaglio la sopravvivenza. Nei prossimi anni potrebbero mettersi in marcia tra i 50 e i 300 milioni di migranti a causa dei cambiamenti climatici
di Evelina Marchesini
4' di lettura
Rischio globale in aumento, disuguaglianze profondamente radicate tra le città, questione climatica allarmante, sostenibilità. Molte le criticità che la Pandemia ha portato alla luce, non perché prima non esistessero ma perché ora il mondo intero è consapevole di quanto è in gioco, vale a dire lo stesso futuro dell'umanità. E una parte importantissima di questo futuro lo giocano le città.
Le città, la loro pianificazione, l'adattamento alle esigenze del pianeta e della popolazione, lo spostamento di investimenti verso la sostenibilità urbana sono tematiche in grado di trasformare le metropoli da problema ad “hub verso il futuro”. Ecco perché il tema “How global risk will change our cities” è uno degli argomenti centrali dell'agenda di Davos 2021, lavori in modalità virtuale in corso.
La situazione. Davos rimarca i dati. Oggi il 55% della popolazione globale vive nelle città, nel 2050 ci si aspetta che questa proporzione salga al 68%, vale a dire 6,5 miliardi di persone che vivranno nelle metropoli. E la maggior parte dell'aumento avverrà in una fascia di popolazione in scarse o medie condizioni economiche. «Le città sono la linea di frontiera _ si sottolinea dall'agenda Davos _ dei rischi a maggior impatto come gli eventi meteorologici, i network digitali compromessi, i sistemi sanitari al collasso e i servizi pubblici al limite e il Covid ha dolorosamente messo a nudo tutte queste debolezze».
Alcune città si riprenderanno in fretta una volta terminata l'emergenza, ma molte altre, soprattutto quelle a crescita più veloce, rischiano di collassare dopo il Covid 19. Il futuro dello sviluppo sostenibile dipenderà dunque dalla capacità di realizzare spazi urbani fiorenti e inclusivi.
Global risk. A Davos è stato presentato il Global Risks Report 2021 che identifica le maggiori debolezze, i punti ciechi e le minacce delle città in tutto il mondo. Tre i filoni che destano più preoccupazione: il fallimento delle politiche in tema di clima, erosione della coesione sociale, progressi tecnologici negativi.
La ricerca di spazi sicuri. L'effetto Covid combinato con le minacce attuali sta esasperando la pressione tra centri delle città, periferie e sobborghi. Il rischio che le fasce abbienti della popolazione si trasferiscano verso seconde case in zone sicure, protette e con bassa urbanizzazione è reale, secondo il report, e si affiancherebbe a un ritorno verso le zone rurali di origine dei lavoratori senza più un lavoro.
Un trend preoccupante, perché già oggi 20 mega città contano il 20% di tutta la migrazione mondiale, concentrando il rischio. Da un lato le zone rurali e la loro popolazione dipendono dalle rimesse dei familiari emigrati, dall'altro un rientro alle zone di origine spopolerebbe le città. Il mondo, in tutto ciò, è profondamente diviso. Mentre molte città dell'Est asiatico, Europa e Nord America stanno registrando una parziale deurbanizzazione, le metropoli della Cina, dell'India e della Nigeria saranno responsabili del 35% di tutta l'urbanizzazione al 2050.
Il cambiamento climatico. Il fallimento delle politiche di contenimento dei cambiamenti climatici non solo causerà migliaia di miliardi di dollari di perdite economiche, ma sarà anche responsabile della compromissione della coesione sociale e della mancata sopravvivenza delle maggiori città. «La maggior parte delle persone sul pianeta già oggi ha limitate possibilità di scelta circa il posto in cui vivere _ dice il report _ e il cambiamento climatico, con la relativa pressione sulle città più popolate, non farà altro che ridurre tali possibilità».
Il 2020 è stato l'anno più caldo mai registrato. La qualità dell'aria sempre più a rischio, il caldo estremo e l'aumento del livello dei mari stanno già trasformando le città. All'orizzonte, un'intensificazione delle migrazioni climatiche dovute all'inondamento costiero, la siccità e l'inquinamento estremo.«Tra i 50 e i 300 milioni di migranti potrebbero presto mettersi in marcia», avverte il Report.
Nei prossimi decenni si ci aspetta che almeno un miliardo di persone vivrà in luoghi insopportabilmente caldi e lo stesso numero di persone si dovrà muovere a causa dell'inondamento costiero. Le conseguenze di tutto ciò sono tremende: «Almeno 200 città corrono il rischio di restare senz'acqua e con scarse riserve di cibo», ammoniscono da Davos.
Il bisogno di infrastrutture. La Pandemia mondiale avrà effetti economici a lungo termine sulle città, svuotando i forzieri e obbligando a eliminare gli investimenti critici in nuove infrastrutture sostenibili. I progetti di modernizzazione urbana con un impatto critico vengono messi da parte perché i relativi fondi devono essere destinati a questioni più urgenti come l'adeguamento della sanità di base, il social housing, l'educazione pubblica. Così che la transizione delle città a una situazione carbon-neutral è decisamente a rischio: più di 100mila città si sono impegnate a una transizione verso l'economia green, ma ora potrebbero non farcela a livello finanziario.Il tema del social housing è peraltro urgentissimo, visto che già oggi almeno 1,6 miliardi di persone non hanno accesso a un'abitazione adeguata e solo il 13% delle città mondiali offre soluzioni a questo problema. Anche la ripresa economica non sarebbe di per sé una buona notizia visto che farebbe aumentare ulteriormente i prezzi delle case a mercato libero generando una bolla immobiliare e aumentando il numero di senzatetto.
Obiettivo “smeraldo”. L'eccellenza cosa sarebbe? Le cosiddette “città smeraldo” o Emerald cities. Un futuro possibile e anzi auspicabile. «Le città sono fondamentali per mitigare tutti i rischi descritti _ dice il Global risks report 2021 _. Se sapranno anticipare e adattare i mega-trend futuri a tali rischi esse saranno il motore della crescita, dell'innovazione,della coesione sociale e dello sviluppo sostenibile». Molte città avanguardiste si stanno già muovendo in questa direzione e più che mai i pianificatori delle città, gli urbanisti, i leader civili e politici e il mondo del business devono imparare a lavorare insieme per piani di investimento a lungo termine e strategie di ripresa sostenibile, ammoniscono da Davos.
Città diverse hanno bisogno di approcci diversi e devono sapere dare la priorità a investimenti che migliorino la connettività all'interno e all'esterno delle metropoli ed eliminino i punti ciechi menzionati. L'alternativa? Il collasso delle città e, con esso, della coesione sociale.
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