terapia genica

Da Dulbecco a Ruggero: l'eccellenza italiana che scopre nuove cure contro i tumori

di Federico Mereta

I tumori aggressivi hanno un tallone d'Achille

3' di lettura

Sulla strada di un altro grande scienziato nato a Catanzaro e con la stessa passione: svelare i segreti delle cellule e del patrimonio genetico per arrivare a individuare nuove cure per il cancro. C'è un filo sottile che a distanza di decine di anni unisce Renato Dulbecco, giunto fino al Premio Nobel per la Medicina, con Salvatore Ruggero. Oggi Ruggero è professore ordinario al Cancer Center della University of California a San Francisco (Ucsf), ma nel suo percorso formativo si è diplomato al liceo scientifico fermi di Catanzaro Lido, per laurearsi poi col massimo dei voti in Scienze biologiche, molecolari e cellulari all'Università Sapienza di Roma.

L’autodistruzione delle cellule malate
Nel suo percorso scientifico, si è sempre dedicato ai misteri delle cellule fino a giungere oggi a individuare una sorta di “Tallone d'Achille” per i tumori più aggressivi. In pratica, il concetto è semplicissimo: visto che i tumori hanno bisogno di energia in grande quantità per riprodursi e diffondersi nell'organismo occorreva trovare un sistema per limitare loro il “carburante”. Ruggero e la sua équipe, come riporta Science Translational Medicine, ha trovato la pompa di “benzina” che consente alle neoplasie di accrescersi costantemente e velocemente. E soprattutto ha dimostrato, per ora solo negli animali da esperimento (topi geneticamente modificati per esprimere tumori della prostata simili tra loro), che bloccando le possibilità di rifornimento energetico è possibile far partire una sorta di autodistruzione delle cellule malate. Con un piccolo sotterfugio, che “inganna” le unità neoplastiche.

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Le mutazioni della proteina eIF2a
Al momento questo approccio è stato valutato nei tumori prostatici, perché proprio nelle linee cellulari di carcinomi della ghiandola malata gli scienziati guidati dal biologo calabrese hanno svelato il mistero. In pratica, analizzando il patrimonio genetico cellulare gli scienziati hanno trovato due mutazioni genetiche capaci di alterare l'attività di una proteina, chiamata eIF2a. La proteina, sotto questo influsso, si trasforma in una molto simile, chiamata P-eIF2a, molto somigliante a quella che le cellule umane sane impiegano per limitare il dispendio energetico in caso di stress.

Il passaggio successivo è stato, ovviamente in senso teorico, ben più semplice. Le cellule neoplastiche hanno la capacità di rendersi anarchiche rispetto ai controlli dell'organismo e quindi tendono ad avere il sopravvento su quelle sane. Addirittura i tumori più aggressivi, che tendono anche a dar luogo a metastasi, hanno ovviamente maggiori necessità di “spendere” energia, con conseguente instaurarsi di sistemi di controllo autonomi capaci di razionalizzare le spese. Ed è proprio sul bilancio energetico della cellule che forse, in futuro, si potrà andare ad agire con farmaci specifici.

Bloccando le possibilità di rifornimento energetico è possibile far partire una sorta di autodistruzione delle cellule malate

Come ha rivelato lo stesso Ruggero all'Ansa, tumori più aggressivi rispetto a quelli meno aggressivi, spendendo maggiori energie” e per crescere velocemente, hanno imparato a ottimizzare l'uso del carburante, senza restare a secco, grazie a questa proteina. «Abbiamo scoperto - ha osservato - che questi tumori hanno imparato a controllare l'attività di questa proteina che ha una funzione di freno, come fosse una soglia oltre la quale sanno di non potersi spingere». Risultato: test clinici hanno dimostrato nei topi che, almeno per i tumori della prostata, la strategia di controllo dell'energia si è rivelata utile nelle forme di cancro più aggressive. Come? Bloccando l'energia per le cellule neoplastiche le stesse vanno a morire.

Le ricerche sui radicali liberi
Non è la prima volta, peraltro, che il nome di Ruggero balza all'attenzione delle cronache scientifiche. Qualche tempo fa infatti aveva presentato gli studi su una particolare mutazione a carico del gene DKC1 che poteva avere un impatto sui processi di invecchiamento precoce. E non molti anni fa un altro studio di Ruggero, apparso su Cell, aveva evidenziato come si potesse agire sulla produzione proteica per influire pesantemente sull'azione dei radicali liberi capaci di attaccare le cellule patologiche.

Calabrese come Dulbecco
Il percorso, iniziato in Calabria, sta quindi portando a proseguire la strada di un altro grande calabrese nato nel 1914. E, come diceva Dulbecco, lo studio della genetica sarà probabilmente alla base delle future scoperte nella lotta ai tumori. «Ho la sensazione che tentare di modificare direttamente il Dna alterato della cellule tumorale sia una sorta di “idea estrema” – ripeteva il premio Nobel nelle sue lezioni. Questo non significa però che studiando il patrimonio genetico non si siano aperte altre possibili strade di intervento». Oggi, grazie a Ruggero e tanti altri studiosi in tutto il mondo, si ha l'impressione che sia proprio così, anche se le terapie geniche stanno avanzando a vista d'occhio. Comprendere la biologia e i suoi segreti, insomma, è la via verso il futuro.

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