Da Garibaldi a Zampetti
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La storia d’Italia è gremita di frasi celebri o meno note. Da «Obbedisco!» di Garibaldi (verbo del telegramma al generale La Marmora del 1866) a «Me ne frego», battuta ideata da D’Annunzio e adottata dal fascismo. Oppure da «Il potere logora chi non ce l’ha» di Giulio Andreotti fino al decisamente oscuro «Convergenze parallele», attribuita ad Aldo Moro (in realtà è un’invenzione, del 1960, di Eugenio Scalfari). Il poeta Vittorio Sereni sintetizzò così il Belpaese: «L’Italia, una sterminata domenica». E il problema fiscale lo capì meglio di altri ancora Andreotti: «L’umiltà è una virtù stupenda. Il guaio è che molti italiani la esercitano nella dichiarazione dei redditi»”. Anche Altan ha colto il problema: «Se tutti gli italiani pagassero le tasse saremmo fritti: non ci resterebbe più nulla in cui sperare». Per capire l’aria che tira, ricordiamo Gino Bartali: «Gli italiani sono un popolo di sedentari. Chi fa carriera ottiene una poltrona». O, ancor più, Guido Nicheli, detto Dogui, attore noto nella parte di Zampetti. È lui l’ideologo degli arricchiti, il vero ispiratore dei nuovi emergenti che dettano gusto e indirizzi:«Lavoro guadagno, spendo pretendo». Zampetti, anche se scomparve nel 2007, resta vivo tra chi può e dispone: «Ma guarda questi proletari… ma cosa fate voi a Montecarlo? Voi dovete restare a Pietra Ligure… testa!». Con tutto il rispetto per la leggiadra località ricordata, aggiungiamo che Zampetti aveva anche anticipato i tempi delle Olimpiadi invernali 2026: «Via della Spiga Hotel Cristallo di Cortina 2 ore e 54 minuti!».
(Modesto Michelangelo Scrofeo)
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