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Da Kabul a Kiev, i diplomatici in prima linea. Il simbolo (per tutti) del sacrificio di Luca Attanasio

Nel “global south” del pianeta dove si combattono guerre dimenticate operano rappresentanti italiani che vanno di persona e tengono aperte le sedi

di Carlo Marroni

Ucraina, Pier Francesco Zazo torna a Kiev: riaperta l'ambasciata italiana

2' di lettura

Giovani (e meno giovani) diplomatici in prima linea. A rappresentare l’Italia, tenere una presenza continuativa, proteggere i concittadini, spesso aiutando chiunque ne abbia bisogno. I venti della guerra in Ucraina soffiano forti per il continente europeo, ma nel “global south” del pianeta si combattono guerre dimenticate, conflitti a bassa intensità mediatica ma devastanti per le persone che vivono a quelle latitudini. E in questi quadranti operano i diplomatici italiani, che vanno di persona e tengono aperte le sedi. Alcuni pagando tutto di persona, come Luca Attanasio, 45enne ambasciatore nella Repubblica Democratica del Congo dal 2017, e che il 22 febbraio 2021 era nel convoglio del Programma alimentare mondiale diretto a Rutshuru. Giunto nei pressi di Kibumba, a nord di Goma, vicino al parco nazionale dei Virunga e al confine con il Ruanda, è stato attaccato da alcuni uomini armati di fucili mitragliatori, in un tentativo di rapimento, poi fallito. Ferito gravemente all’addome, Attanasio è morto poco dopo presso l’ospedale dell’Onu di Goma. Si era sposato nel 2015 con Zakia Seddiki, originaria del Marocco, con la quale ha avuto 3 figlie. Nel 2017 avevano fondato a Kinshasa l’ONG Mama Sofia

Claudi, già console a Kabul

Nell’estate sciagurata dell'evacuazione dall'Afghanistan e della riconquista dei talebani – lo scorso anno, annunciata da tempo e del tutto sottovalutata negli effetti da Washington – la figura italiana di maggior spicco è stata senz’altro quella di Tommaso Claudi, console a Kabul, rimasto unico rappresentate del nostro paese dopo la chiusura dell'ambasciata. Lo si è visto con elmetto e giubbotto antiproiettile, aiutare un bambino in lacrime a superare un muro nell’aeroporto di Kabul. 31 anni, marchigiano, Claudi è stato il simbolo dell'impegno nelle situazioni difficili. In quei giorni ha vissuto in un locale all’interno dell’aeroporto.

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Zazo, l’ambasciatore che ha riaperto la sede di Kiev

È di questi giorni la notizia della riapertura dell'ambasciata italiana a Kiev, area tuttora a rischio di attacchi dal cielo da parte dei russi. È tornato in sede (dopo il periodo in cui la sede era stata trasferita a Leopoli) Francesco Zazo, diplomatico di lungo corso con esperienze a Mosca, alla guida dell’ambasciata a Canberra, al coordinamento sui programmi multilaterali riguardanti l’Antartide, fino all'assegnazione alla sede diplomatica di Kiev. Sono solo alcune delle esperienze che hanno contraddistinto la carriera di Zazo. Una volta tornato a Kiev, il diplomatico ha voluto mettere in evidenza che «la riapertura della nostra Ambasciata a Kiev rappresenta per noi un momento emozionante e di speranza ad oltre cinquanta giorni di distanza dall’inizio del conflitto». Come evidenziato dal ministro degli Esteri Di Maio «la riapertura della nostra sede è un gesto simbolico ma che queste Autorità apprezzano molto. Oggi ci sentiamo ancora più vicini al Governo e al popolo ucraino e continueremo ad assistere al meglio i nostri connazionali».


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