Trekking urbano

Da Kengo Kuma a Lucio Fontana: un percorso fra arte e architettura ai piedi delle montagne

Con la guida dell'architetto Michela Baldessarri, una visita inconsueta fra i palazzi di Trento e Rovereto. E una pausa stellata e gourmet.

di Fabrizia Villa

La cupola del museo Mart di Rovereto, progettato dallʼarchistar MarioBotta. Tutte le foto sono di Lea Anouchinsky.

5' di lettura

Se c'è qualcuno che ci ha insegnato a guardare la realtà in modo diverso, ad andare oltre i limiti del visibile, quello è Lucio Fontana, l'artista dei buchi e dei tagli. Proprio dal segno inconfondibile del fondatore dello Spazialismo può iniziare il viaggio in un Trentino inatteso, con lo sguardo per una volta rivolto a un soffitto e non alle cime di una terra che nella verticalità trova la sua più alta espressione. Michela Baldessari, nipote dell'architetto Luciano Baldessari e fondatrice, con il fratello Paolo, di Baldessari e Baldessari , studio di architettura e design con sedi a Rovereto e a Milano, ci accompagna in questa lettura alternativa della veneziana Rovereto e dell'asburgica Trento.

Un ritratto dellʼarchitetto Michela Baldessari.

«Il genio di Fontana inciso nel gesso del soffitto è la sorpresa che attende chi oltrepassa il portone del Condominio Milano, progettato da mio zio all'inizio degli anni Sessanta», racconta Michela. «Tratto distintivo del suo lavoro erano proprio le collaborazioni con gli artisti e, per questo progetto nella sua città, aveva voluto Fontana, con cui aveva più volte collaborato». Una scelta quasi naturale per un architetto la cui formazione era iniziata alla Scuola Reale Elisabettina frequentata negli stessi anni da Fortunato Depero, l'artista per eccellenza di Rovereto. «Allora la scuola era ospitata nel settecentesco Palazzo Piomarta, oggi una delle sedi dell'Università di Trento, che si affaccia su corso Bettini, il viale che rappresenta “il foyer del Mart”  , come dice il suo architetto, Mario Botta, e anche il punto da cui consiglio di iniziare a scoprire la città». Oltre a Palazzo Piomarta, accompagnano i visitatori fino alla piazza del Museo d'arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto i più notevoli edifici della città, come Palazzo Fedrigotti, Palazzo dell'Annona e Palazzo Alberti Poja, tutti progettati dall'architetto neoclassico

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Trento e Rovereto: un viaggio in 12 tappe.

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Ambrogio Rosmini, oltre al settecentesco Teatro Zandonai. «Il dialogo tra l'antico e il contemporaneo è una costante in città, un confronto di cui il Mart è forse la massima espressione», spiega Michela Baldessari. «Con il museo abbiamo un rapporto profondo che si è consolidato negli anni con l'allestimento di importanti mostre ed è recentemente culminato nel progetto degli interni della caffetteria». Il nuovo spazio, che sotto la guida dello chef Alfio Ghezzi  ha già conquistato una stella Michelin, è stato pensato in continuità con la collezione del museo. Così come il Mart annovera alcuni tra i maggiori capolavori italiani del Novecento, la caffetteria è un percorso attraverso il design del XX secolo. «Abbiamo scelto i pezzi che rappresentano la storia del made in Italy ripercorrendo il lavoro di quattro generazioni di progettisti, da Albini a Castiglioni, da Magistretti a Lissoni». Non manca Mario Botta, presente con la poltrona Charlotte e la sedia Seconda/602. Più che una caffetteria sembra l'allestimento di una nuova collezione del museo cui fanno da sfondo i grandi teli con le riproduzioni di opere pittoriche di Gillo Dorfles, l'intellettuale che più di ogni altro ha raccontato il design del Novecento.

L'interno del Teatro Zandonai.

Viaggiare avanti e indietro nel tempo è quasi un obbligo in un museo concepito fin dall'inizio da Botta per raccontare un secolo guardandosi alle spalle, in relazione costante con il corso e i suoi antichi palazzi. Se la grande cupola di vetro e acciaio che sovrasta la piazza d'accesso al Mart è stata progettata con lo stesso diametro del Pantheon di Roma, anche la programmazione delle mostre oggi riprende quei riferimenti classici proposti dall'architettura. Dal 2 maggio, fino al 29 agosto, è aperta Picasso, De Chirico e Dalì. Dialogo con Raffaello e, dal 22 maggio, è Botticelli a confrontarsi con le istanze della modernità. Un'idea di Vittorio Sgarbi, che del Mart è presidente.

«Il dialogo tra passato e presente ha generato anche la più recente novità cittadina, il Progetto Manifattura , che per Rovereto ha rappresentato un'occasione importante per riqualificare l'area periferica di Borgo Sacco», racconta Baldessari. Qui, dove era attiva l'ottocentesca Manifattura Tabacchi, deus ex machina della svolta è ancora una volta un architetto, il giapponese Kengo Kuma , progettista con Carlo Ratti Associati carloratti.com della riconversione sostenibile dell’area per farne un centro d'innovazione industriale nei settori dell’edilizia ecosostenibile, dell’energia rinnovabile e delle tecnologie per l'ambiente. Accanto agli edifici storici riqualificati, che già ospitano una cinquantina tra aziende, centri di ricerca e startup di questa Silicon Valley trentina, nel 2020 è stata inaugurata la nuova Be Factory, 25mila metri quadrati di moduli produttivi in legno e vetro coperti da un tetto d’erba di 18mila metri quadrati che ospiteranno aziende innovative attive nei settori della tutela dell'ambiente, delle biotecnologie, della mobilità sostenibile, dell'industria dello sport e dell'edilizia intelligente. «Kengo Kuma, con il suo tetto verde, ha reso ancor più piacevole la nostra classica passeggiata, quella a piedi o in bicicletta lungo il torrente Leno», osserva Baldessari. Dalla ciclabile oggi si possono infatti percorrere le rampe pedonali che, attraversando il tetto green, portano al nucleo storico della Manifattura.

Non si può certo lasciare Rovereto senza aver fatto visita alla Casa d'Arte Futurista Fortunato Depero, terza sede, con la Galleria Civica di Trento, del Mart. Voluta e fondata da lui stesso nel 1957, nel 2009, in occasione del centenario del Futurismo è stata riaperta restaurata e ampliata per ospitare 3mila opere lasciate dall'artista alla città. Tutte, tranne una. «Sono le cariatidi, su disegno di Depero, che fanno da guardia alle vetrine di Bacca, antica cappelleria in via Rialto, nel centro storico.

La Drogheria Micheli 1829.

Qui e nella vicina via delle Mercerie si trovano alcune delle botteghe di Rovereto che amo frequentare per la loro atmosfera e i loro profumi, come quello che si respira alla Drogheria Giuseppe Micheli, un tuffo nel passato tra spezie, aromi per la cucina e incensi». Prosegue Baldessari: «A proposito di aromi, consiglio una breve deviazione per visitare il CoBo, il curioso museo del caffè di Bontadi, la più antica torrefazione italiana». Qui una raccolta di 300 oggetti racconta, anche dal punto di vista del design, l'evoluzione del caffè dal Settecento a oggi. Un'ultima tappa golosa merita Exquisita, cioccolateria e pralineria alla terza generazione. «Nel 2015 il nostro studio ha progettato una scatola decisamente architettonica per la pralina creata per il Mart dall'appassionato proprietario, Walter Tomio. Penso che sia proprio l'oggetto che meglio racconta l'approccio trasversale del nostro studio, che spazia dall'architettura all'industrial e visual design, all'architettura d'interni».

Con Michela il viaggio prosegue verso Trento. Questa volta la scelta alternativa per scoprire la città dei Principi Vescovi è puntare lo sguardo verso il basso. «Negli anni Novanta, in occasione del restauro del Teatro Sociale, sotto piazza Battisti è venuto alla luce un intero quartiere della Trento romana.

Tra edifici pubblici e privati, strade, mura e qualche mosaico la visita è davvero suggestiva». Riemersi dalla città sotterranea, l'antica Tridentum lascia il passo al quartiere Le Albere, a ovest del centro cittadino dove, nel 2013, nell'area un tempo occupata dalla fabbrica della Michelin, è nato il quartiere progettato da Renzo Piano all'insegna di efficienza, risparmio energetico e sostenibilità ambientale secondo i criteri di qualità dell'agenzia CasaClima. «Qui, nel 2016, abbiamo curato il progetto d'interior di un attico ed è stato molto interessante confrontarci con l'architettura di Piano. In particolare ci ha conquistato la vista dell'appartamento sul verde e sulle montagne». Quelle stesse montagne che a Piano hanno ispirato il Muse, il Museo delle Scienze, la cui copertura ricorda l'andamento delle cime trentine e su cui si affaccia la BUC, la Biblioteca Universitaria Centrale sempre firmata dall'architetto genovese.

«Lasciare Trento senza prima passare dal cinquecentesco Palazzo delle Albere o ammirare la facciata affrescata del rinascimentale Palazzo Geremia e l'imponente Castello del Buonconsiglio sarebbe un peccato, ma a chi ama l'architettura», conclude Baldessari, «suggerisco un'ultima curiosità: la scuola Raffaello Sanzio opera dell'architetto razionalista Adalberto Libera. Conosciuto in tutto il mondo per la Villa Malaparte di Capri, era quasi mio concittadino, nato a Villa Lagarina, a un passo da Rovereto».

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