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Da Lecco a Varese, la ricerca spinge il tessile lombardo oltre i livelli pre Covid

Eurojersey (gruppo Carvico) e Limonta hanno chiuso il 2021
con ricavi in crescita sul 2019 grazie a diversificazione e specializzazione

di Giulia Crivelli

In collaborazione con la Nilufar Gallery, Limonta Interiors ha realizzato per l’installazione di Khaled El Mays, tessuti in lino su cui sono stampati digitalmente i disegni del designer

4' di lettura

Tante – qualcuno dice troppe – sono le incognite che pesano sul futuro a breve e medio termine del tessile, come del resto su quello di altri settori e del sistema economico italiano (e non solo) nel suo complesso. Ma tanti – mai troppi, potremmo aggiungere – sono i punti di forza del tessile italiano e di quello lombardo in particolare, che sta resistendo ai rincari dell’energia e delle materie prime e alle tensioni geopolitiche.

Riconosciuti i fattori che non si possono controllare, le eccellenze del tessile lavorano e investono su quelli che da sempre dominano, in primis ricerca, innovazione e, sempre di più, specializzazione che interpreta e in alcuni casi anticipa le richieste e le evoluzioni del mercato. Come si è visto all’ultima edizione di MilanoUnica (1-2 febbraio) e come – tutti si augurano - verrà confermato nel prossimo appuntamento della più importante fiera europea del tessile e accessori tessili di qualità, in programma a Milano dal 12 al 14 luglio, con collezioni che ci proietteranno addirittura verso l’autunno-inverno 2023-24, perché il tessile anticipa di una stagione la moda, che a Firenze per il Pitti e a Milano per le collezioni uomo ha appena messo in vetrina la stagione primavera-estate 2023.

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Tra le aziende che hanno saputo cogliere opportunità di sviluppo c’è Limonta, azienda di Costa Masnaga (Lecco), fondata nel 1893 e specializzata nell’integrazione tra nobilitazione e tessile, con competenze che spaziano dalla moda all’arredamento e al tessile per la casa, dalla carta da parati all’automotive e allo sport.

«Quest’anno abbiamo partecipato per la prima volta al Salone del mobile con le divisioni Limonta Interiors e Wall – spiega Paolo Limonta, amministratore delegato del gruppo –. Per entrambe i progetti erano realizzati con importanti designer: quello tra moda, tessile e design sta diventando sempre di più un circolo virtuoso, che richiede però nuove competenze e grandi capacità di ascolto e di lavoro di squadra». La divisione Interiors ha presentato a Milano Tif, collezione di tessuti d’arredamento outdoor realizzata con Patrick Norguet, mentre per Wall ha debuttato Multipli, wall coverings firmati da Piero Lissoni, la prima collezione di carta da parati di Lissoni realizzata con Wall partendo dallo studio del centenario archivio Limonta.

Molte anche le installazioni al Fuorisalone con i tessuti Limonta: alla Nilufar Gallery sono state esposte tende e rivestimenti di lino e tele in cotone riciclato in stampa digitale, mentre nel flagship store di via Palermo (Society Limonta) c’è stato il debutto della collaborazione con De Padova nella reinterpretazione della collezione Raffles, icona di Vico Magistretti, rivestita con il tessuto Dress.

Nonostante l’onda lunga del Covid, le tensioni sui prezzi e le difficoltà con la logistica, nel 2021 il fatturato di Limonta è cresciuto del 27% a 160 milioni e dell’8% sul 2019. «Continueremo a puntare su ricerca e sostenibilità – aggiunge Limonta –. A breve pubblicheremo il bilancio di sostenibilità 2021 e sono anni che investiamo in tecnologie produttive a basso impatto ambientale, contribuendo alla riduzione delle emissioni nell’atmosfera, producendo internamente energia elettrica attraverso tre impianti fotovoltaici e un impianto di trigenerazione, e cercando di massimizzare il recupero dei rifiuti».

Ottimista sulle potenzialità del settore, ma molto cauto sul futuro a medio e lungo termine del sistema moda e dell’economia in generale è Andrea Crespi, direttore generale di Eurojersey, azienda di Caronno Pertusella (Varese) del gruppo Carvico, specializzata nella produzione di tessuti tecnici, che ha chiuso il 2021 con un fatturato di 80 milioni, in crescita del 27,5% sul 2020 e del 10% rispetto al 2019. «I rincari delle materie prime, specialmente energetiche, dovrebbero farci riflettere a fondo non solo sulle tensioni geopolitiche, ma sull’uso che facciamo delle risorse e sul nostro modello economico – sottolinea Crespi –. Siamo in un’emergenza, certo, e mi auguro che la supereremo nel più breve tempo possibile. È il modo di produrre e consumare però che dovrebbe cambiare, grazie all’impegno delle aziende, ma anche dei consumatori, oltre naturalmente che delle istituzioni. Quanto al sistema moda, credo che dovremmo tutti essere molto onesti e trasparenti: produrre e consumare avrà sempre un impatto negativo sull’ambiente, non potrà mai essere un’attività sostenibile al 100%.Quello che possiamo e dobbiamo fare è ridurlo al massimo delle nostre possibilità, chiedendo a noi stessi un cambio che prima di tutto è culturale».

Eurojersey sta beneficiando del cambiamento strutturale nel modo di vestirsi, testimoniato dal successo del casualwear e dello sportswear, che va di pari passo con l’offerta di tessuti innovativi.

Tra le nuove collaborazioni, annunciate all’ultima edizione di MilanoUnica, ci sono quelle quelle con Skims, brand americano di Kim Kardashian dedicato all’intimo modellante, e con Brady Brand, marchio del giocatore di football americano Tom Brady (marito di Gisele Bundchen). Poi ci sono partner di lunga data, da Prada a Lacoste, passando per Lululemon, marchio americano specializzato in yogawear.

«Per il 2022 abbiamo un piano di investimenti in sostenibilità di 9 milioni – precisa Andrea Crespi –. Un impegno che va di pari passo con la creatività: il 28 giugno a Varese, a Villa Pazza, tra le proprietà del Fai, presentiamo la capsule per l’autunno-inverno 22-23 ready-to-wear di Sensitive Fabrics, i nostri tessuti brevettati. Il nome è Flash Art perché si inserisce nella partnership con il Fai che si chiama We Can. Can non significa solo potere, per noi è l’acronimo di Culture-Art-Nature, che sono i valori e i contenuti condivisi da noi e dal Fai e, credo, sempre di più da altre aziende e clienti finali».

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