Da Leonardo a Galileo, i personaggi storici che puntano al metaverso
Secondo i programmi dell’imprenditore Francesco Rulli, i chatbot converseranno con gli utenti in un ecosistema di intelligenza artificiale e Nft
di Alessia Maccaferri
3' di lettura
Michelangelo, Leonardo e Galileo: saranno tra i primi personaggi storici ad arrivare sul metaverso sotto forma di intelligenza artificiale e gli avatar converseranno con gli utenti. «Credo che se queste persone fossero vive oggi, vorrebbero far parte delle innovazioni che stiamo vivendo, del mondo contemporaneo e non starsene chiusi in un archivio» spiega Francesco Rulli, imprenditore fiorentino, proprietario di Querlo, società specializzata nell’intelligenza artificiale, che da anni è dedito al mecenatismo e alla filantropia.
«L’intelligenza non si misura in base a quello che sai ma alla tua capacità di ascoltare le domande e trovare le risposte. I grandi personaggi storici si meritano delle piattaforme interattive, che sono una cosa diversa rispetto a un libro - aggiunge Rulli - Un libro ha una struttura lineare e la conoscenza corrisponde all’impostazione di chi l’ha scritto. E non è detto che esaurisca tutte le domande del lettore. Invece con l’intelligenza artificiale l’utente può dire che la risposta non è soddisfacente, spiegare il perché e porre altre domande aggiuntive».
Michelangelo verso il metaverso
Il chatbot di Michelangelo è stato elaborato in collaborazione con il team del Museo del Duomo di Firenze, guidato da monsignore Timothy Verdon. «Ha già raccolto 55mila domande - spiega Rulli - e siamo a 500 intenti, macro-temi sui quali vengono formulate le domande. La più frequente è relativa all’orientamento sessuale dell’artista». L’obiettivo è di portarlo nel metaverso entro l’anno prossimo. «Sto già parlando con diversi metaversi e con le istituzioni che hanno contribuito al knowledge base» aggiunge. La versione è beta e serviranno investimenti più importanti per quadruplicare gli intenti, l’associazione a un avatar, la customizzazione. Un chabot di questo tipo può avere un costo iniziale tra i 30 e i 40mila dollari.
Leonardo Da Vinci e il David
I chatbot di Leonardo e del David sono in una fase di apprendimento precedente rispetto a Michelangelo: siamo sui 100 intenti. È in versione beta il chatbot del David, creato in collaborazione con la Galleria dell'Accademia di Firenze. «Abbiamo sposato questo progetto multidisciplinare che si basa sulle nuove tecnologie e che può allargare il pubblico a partire dai giovani, tramite un metodo giocoso e diverso dal solito» spiega Cecilie Hollberg, direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze. «Da inizio 2022 sono state poste circa 10mila domande. Stiamo analizzando le nuove domande e poi andremo verso la versione definitiva in autunno. Questo chatbot è stato creato con i giovani, gli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Firenze e anche di altre università non solo di lingua italiana», aggiunge Hollberg.
Per quanto riguarda il chatbot di Leonardo è stato creato direttamente da Querlo sulla base di fonti varie e da settembre Rulli cercherà interlocutori aziendali e culturali per le partnership: «Mi piacerebbe che fossero aziende come per esempio la Leonardo stessa (ex Finmeccanica ndr.). Non solo per una questione di sponsorizzazione. In generale mi aspetto che le aziende si facciano carico dell’aspetto educativo. Io credo che le imprese debbano contribuire a migliorare il mondo, in particolare a fare più educazione».
Nft e non solo
Inoltre Rulli sta parlando con musei e istituzioni per il chatbot di Galileo Galilei. «È l’innovatore per eccellenza e ci ha rimesso la vita. L’Italia ha una responsabilità importante nel mondo di divulgare la figura e la visione di questi innovatori: se vogliamo l’”arronganza” dell’intelligenza artificiale è in un qualche modo riportare in vita personaggi che non ci sono più».
Per l’imprenditore fiorentino, che vive da trent’anni negli Stati Uniti, gli avatar con gli Nft andranno a comporre l’ecosistema del metaverso. I chatbot degli artisti potranno abitare contesti diversi, da quelli dei musei e istituzioni culturali a quelli delle aziende. Insomma contenuti fruibili da più luoghi. Nel metaverso Rulli immagina non tanto gli Nft delle opere ma tre altri tipi di non-fungible token. «In primo luogo l’Nft deve avere un obiettivo educativo. In secondo luogo, uno smart-contract che dichiara dove vanno i soldi, cosicché sia chiaro l’impatto sociale dei fondi. In terzo luogo, un ticket che permetta di far parte di una comunità di persone che abbia lo stesso intento».
Ma la strada è ancora lunga. «In generale in Italia si fa fatica a interloquire perché diverse istituzioni non sono sufficientemente preparate sul digitale, alcune non hanno nemmeno il crm (il programma gestionale ndr.), non conoscono la profilazione, molti temono il Gdpr. Ma la profilazione, con tutte le tutele del caso, è molto utile all’intelligenza artificiale».
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