Da Lima a Machu Picchu, Perù da scoprire in otto mosse
Dal centro storico della Capitale (Patrimonio Unesco) al MUNA, Museo Nacional de Arqueologia; da Cuzco e fino alla Valle dei Rio Sagrado luogo sacro agli Incas
di Mariateresa Montaruli
8' di lettura
Una “pancha de burro”, una pancia d'asino, riveste il cielo sopra Lima. Pare sempre d'autunno la coperta di nuvole e nebbia creata dall'incontro della corrente fredda di Humboldt con le temperature del Tropico. Si deve aspettare con pazienza mezzogiorno perché il sole di Lima, al 12° grado di latitudine sotto l'Equatore, lasci filtrare i primi raggi. Ed è allora che la metropoli di 9 milioni di abitanti costruita su un costone che si sfrangia alto nel Pacifico svela le sue tinte forti e concede il primo assaggio di un viaggio ad alta intensità emozionale che ci porterà fino alle Ande. Con 8 “mosse” da non perdere.
1. Il Centro Storico di Lima
Un centro storico a scacchiera con bei palazzotti di barocco ispanico dei secoli XVI-XVIII, lontano 8 chilometri dall'Oceano. Per l'Unesco è Patrimomio dell'Umanità: per la bellezza dell'ariosa Plaza de Armas o Mayor che ospitò nel XVI secolo la prima corrida delle Americhe, per la Cattedrale e il Palazzo del Governo. Anche per il Convento di Santo Domingo che si visita anche di notte, che ha uno dei più sorprendenti soffitti intagliati di tutto il Sudamerica (1580), un chiostro rivestito di piastrelle sevigliane e una biblioteca con eccezionali libri di canti gregoriani in pelle d'agnello. A un passo da Plaza de Armas si va volentieri a curiosare tra gli scaffali della vecchia libreria El Virrrey, con un pianoforte, volumi sul Perù e i romanzi anche in italiano di Mario Vargas Llosa, Nobel per la letteratura 2010. La storica Estacion Central de Desamparados, nei pressi della piazza, è stata trasformata nella Casa della Letteratura, sede di presentazioni, laboratori e seminari (www.casadelaliteratura.gob.pe). Non lontano, all'angolo di via Ancash con via Carabaya dove in epoca coloniale, per evitare la vendita ambulante, erano stati radunati i pescivendoli, ha aperto il Museo Bodega y Quadra, un museo-sito archelogico dove, nel restaurare un palazzotto coloniale sono stati ritrovati pozzi, utensili di vita quotidiana, ceramiche indigene e canalizzazioni più antiche (https://www.museosdelima.com/museo-de-sitio-bodega-y-cuadra). Una volta qui, ci si rende conto che tutta la via Ancash è un museo diffuso, con la sua infilata di edifici storici: la Casa del Rastro, de las Tres Puertas, il Balcon Ecléctico e Casa Mendoza con alle spalle il Parque de la Muralla che conserva frammenti delle antiche mura
2. Il Museo Larco
Si trova fuori dal centro storico, nel quartiere di Pueblo Libre, l'eccezionale Museo Larco, fondato nel 1926 da Rafael Larco Hoyle, appassionato di cultura preincaica. La sua collezione, ospitata in un'ex fazenda del XVIII secolo, racconta 4000 anni di Perù precolombiano (www.museolarco.org). Ad attirare notorietà è la sua Galeria de Arte Erotico che espone ceramiche che rappresetano atti sessuali di carattere mitologico, rituale o inserite in episodi della vita quotidiana. Alla visita museale può seguire una sosta nel Cafe del Museo, in giardino, o, nella stesso quartiere, nell'Antigua Taberna Queirolo. Nel menu: ceviche (pesce marinato con limone, cipolla e peperoncino) e pisco sour, il cocktail a base di aguardiente di mosto d'uva unita a lime, bianco d'uovo e una goccia di angostura, agitato e non mescolato, che in Perù non si può non assaggiare (www.santiagoqueirolo.com).
3. Il MUNA
Fuori Lima, nella zona archeologica di Pachamac, all'altezza del chilometro 31 dell'Antigua Panamericana Sur, in posizione panoramica sulla costa del Pacifico, è stato inaugurato nel 2021 il nuovo MUNA, Museo Nacional de Arqueologia, che raccoglie i reperti di cultura Inca provenienti dalle ricchissime collezioni dell'ottocentesco Museo de Arqueologia, Antropologia e Historia. Dieci volte più grande del Larco, frutto di 100 milioni di dollari investiti dall'allora presidente Ollanta Humala nel 2016, il MUNA possiede la più grande collezione al mondo di tessuti precolombiani in parte recuperati dall'estero. Progettato dall'architetta peruviana Alexia Leon Angell, tra deserto e oceano, in relazione spaziale con il vicino Santuario di Pachacamac, la laguna di Urpiwachak, le zone umide delle Mamaconas e i quartieri di Lurin e Villa El Salvador, il MUNA è una struttura leggera e modulare che ruota intorno a un patio, illuminato da luce naturale, pensata come una hueca, una piramide di terra cruda, con mattoni di paglia e fango essiccati al sole, a basso impatto ambientale, sotto il livello del suolo. Il museo è destinato a raccontare 7mila anni di storia con 500mila pezzi, i depositi e il laboratorio di ricerca e restauro (https://muna.cultura.pe).
4. La cucina neoandina
Aquì se cocina con cariño”, a Lima si cucina con amore. La scomposizione del ceviche, declinato in mille modi dai primi celeb chef Gaston Acurio, Virgilio Martinez e Rafael Osterling, e il gradimento mondiale di una cucina “paesaggistica” che attinge ad altitudini che arrivano ai 4.800 metri, alla pescosissima costa, alla grande varietà dei cereali della cordigliera andina, agli impronunciabili frutti della Foresta Pluviale amazzonica, sono stati la piattaforma di un rilancio culturale che qualche anno fa ha interessato anche il teatro, la moda, la letteratura e l'arte. Una sorta di ormosi creativa fuoriuscita dalle cucine dei cuochi più creativi, i primi a raccontarci che la quinoa potesse essere cotta nel guscio della capa santa, il porcellino d'India poteva accompagnarsi con il mais scuro e il ceviche di pesce gatto amazzonico con l'anacardo. Gli indirizzi di cucina “novoandina” da segnare in un carnet di viaggio sono oggi il Central di Virgilio Martinez, nel quartiere di Barranco, 2° posto al World 50 Best Restaurant 2022 e Best Restaurant in Latin America (https://centralrestaurante.com.pe/); il Maido di cucina nikkei dello chef Mitsuharu Tsumura, a Miraflores, 11° nei World 50 Best e 3° nella lista latino-americana (https://maido.pe/); il Mayta di Jaime Pesaque, 32° ai World 50 Best e 9° nella classifica latino-americana, sempre a Miraflores (https://maytalima.com/).
5. Barranco
L'epicentro della bohème di Lima è il quartiere di Barranco dove nel 2011, sul terreno del vecchio zoo, è nato con il Mac, il nuovo museo di arte contemporanea. Nel 2012 ha aperto il MaTe, la “casona” in stile Repubblicano, color crema, del tardo ‘800, che raccoglie la collezione fotografica glamour e di alta moda andina di Mario Testino, con caffè e bistrot esterni. Intreccio decadente di facciate Liberty e neoclassiche, lunette policrome e verande ricamate, ranchos di ispirazione campestre, gallerie d'arte e ville padronali per le estati al mare sviluppatesi intorno a un mercato e a una stazioncina ferroviaria, Barranco è colorato da murale, jacaranda, palme e i ficus detti i “tulipanos africanos”. È qui che si trova Dedalo, 30 anni fa il primo concept store con patio e caffetteria che Lima abbia conosciuto. I suoi pezzi di design contemporaneo sono realizzati con i materiali e della tradizione artigianale andina: borse da pneumatici riciclati, jeans con inserti di filati di Cusco, vestiti con squame di pesce, sacche contadine di vintage latino (https://www.dedalo.pe/). Segni di effervescenza si colgono anche nel dirimpettaio Hotel B, “casona” del 1920 arredata come la villa di un collezionista di arte contemporanea, con più di 300 pezzi (https://hotelb.pe/). Si stuzzicano birra e tapas alla Posada del Angel III, d'antan al punto giusto, con le vecchie piastrelle, le vetrine Liberty e la statua di un grande angelo dietro una facciata rosa. Suo vicino di casa è il Museo Pedro de Osama: una villa di valore monumentale che ospita una collezione d'arte privata, un caffè nei notevoli giardini e uno spazio per esposizioni temporanee (www.museopedrodeosma.org). I migliori acquisti di artigianato artistico si fanno poco lontano, da Las Pallas, in Cajamarca 212: tessuti, dipinti, maschere, cestini e amuleti di una qualità introvabile nei mercati andini.
6. Cusco
In poco più di un'ora di volo da Lima si arriva a Cuzco. Uno shock altimetrico: 3.297 metri l'aeroporto, 3.350 la centrale Plaza de Armas. In questo primo assaggio di paesaggio andino, il fiato può essere corto e il cuore acelerato. Bisogna bere acqua e mate (infuso) di foglie di coca e di muna, la menta andina, per alleviare l'eventuale mal d'altitudine il cui unico reale rimedio è l'acclimatamento. Concepita dagli Inca di lingua Quechua a forma di puma, uno degli animali totemici, Cusco è un condensato di palazzotti d'epoca coloniale costruiti su mura e fondamenta Inca. Si fanno volentieri due passi tra la Cattedrale del 1534 che corserva un pregiatissimo coro ligneo in cedro, il piccolo Museo de Plantas Sagradas y Magicas (www.museoplantascusco.org) e il MAP, il Museo di Arte Precolombiana in Plaza Nazarenas, con la collezione organizzata per tema. Particolare è la sala delle Conchiglie che custodisce ornamenti e pettorali di madreperla dell'800 d.C. (https://mapcusco.pe). Il vicino quartiere alto di San Blas, tra viuzze acciottolate, inferriate, scalini, balconcini a sporto e case basse in adobe, ha negozietti, piccole pensioni (hospedaje) e una bella atmosfera del tempo che fu. Per la notte, tra i rifugi più affascinanti c'è il Palacio Nazarenas, un insieme di chiostri di antica e nuova fondazione nato come convento in epoca colonale. Tra i cortili, anche resti di mura Quechua; qua e là antichi murale, piastrelle maiolicate originali, colonne di granito e muri di adobe: non solo per pernottare, ma da vedere
https://www.belmond.com/it/hotels/south-america/peru/cusco/belmond-palacio-nazarenas/).
7. La Valle del Rio Sagrado
Pochi gradi sotto l'Equatore, a 3000 metri, nelle Ande peruviane, la Valle dei Rio Sagrado o del fiume Urubamba sacro agli Incas è un territorio sciamanico di cui bisogna sostenere l'altitudine, la rarefazione dell'ossigeno che rende la testa ebbra e i movimenti lenti. La vista delle montagne di arenaria incise da profonde vallate si sovrappone, come in una sequenza cinematografica, a quella dei pianori coltivati a mais e quinoa, e ai terrazzamenti che custodiscono un migliaio di siti archeologici attribuiti agli Inca. Rovine per lo più, spettacolari, invase dai primi segni di foresta pluviale, dove un tempo si tesseva la lana di pecora e di alpaca in coloratissimi mantelli, tingendo con la cochinilla, il mais morado e i semi delle Ande. Un mondo andato, consegnato al trekking, al turismo culturale e al godimento di un paesaggio che non ha uguali al mondo. Da attraversare per giungere, quale sia il mezzo, a Machu Picchu. A piedi, il percorso più famoso è l'Inca Trail, 4 giorni e 3 notti, lungo sentieri scavati dagli Inca e piccoli insediamenti andini dove si cucina ancora con il rito della Pachamanca, nei forni scavati a terra. Sul Trail ci sono campi tendati con tende riscaldate e docce calde; una buona alternativa sono i lodge della catena Mountain Lodges (https://www.mountainlodgesofperu.com/).
8. Machu Picchu
Dal villaggio di Ollantaytambo, un vivace crocicchio di hostal e taverne, partono i treni per Machu Picchu (www.perurail.com, https://incarail.com/, https://www.belmond.com/it/trains/south-america/peru/belmond-hiram-bingham/ il treno di lusso della Belmond, l'unico a partire direttamente da Cusco), gli unici mezzi, oltre alle proprie gambe, per raggiungere la favolosa cittadella altomedievale a 2.492 metri di altitudine. I treni scorrono per un paio d'ore sui binari a scartamento ridotto costruiti già nel primo Novecento nella Valle del Rio Sagrado per arrivare ad Aguas Calientes da cui, in bus, si prosegue per circa 25 minuti fino a giungere alla Vecchia Montagna, la cittadella magnificamente accucciata tra due alti picchi. Nel bar dell'unico albergo all'entrata del sito, il Sanctuary Lodge, ex alloggio per archeologi con le camere tra le orchidee selvatiche, si assaggia il papa sour, una versione creativa del pisco sour, la crema di patate al posto del bianco d'uovo. Un cocktail necessario. Machu Picchu ha una bellezza che spezza letteralmente il fiato. Era stata costruita dai Quechua nel XV secolo. in granito, quarzo e silicio, con un tempio del Sole e uno del Condor, lì dove il terreno era fertile e l'astronomia favorevole, circondata da sentieri arditi, dove si continua ancora a scavare, e terrazzamenti di mais e patate. Non violata dai Conquistadores che invano avevano cercato la città perduta costruita in oro e argento, fu ritrovata coperta da fitta vegetazione dallo studioso americano Hiram Birgham (www.machupicchu.com). La sua capacità è di 4.044 visitatori al giorno, come stabilisce da qualche tempo l'applicazione del numero chiuso e delle fasce orarie (3 ore a visita). Nota bene: i biglietti, se acquistati di persona, vanno comprati il giorno prima (https://reservas.machupicchu.gob.pe/inicio). Altre informazioni sul paese: www.peru.travel/it
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