Da Luzzara a Guandong e ritorno
di Ilaria Vesentini
2' di lettura
«Nel 2006 produrre i montascale in Cina ci costava la metà che farlo qui a Luzzara e i tempi di trasporto erano ragionevoli, sei settimane con uno o due container consegnati ogni mese. Ma nel giro di dieci anni i costi di produzione cinesi sono lievitati, il cambio col dollaro è diventato sfavorevole e il vantaggio economico non giustificava più la rigidità produttiva e la perdita di valore legato al made in Italy e ai nostri dipendenti qui, che nel frattempo erano entrati in cassa integrazione».
Giuseppe Lupo, amministratore delegato di Vimec, spiega così le ragioni che un anno fa hanno portato l’azienda reggiana di pedane per la mobilità a riorganizzare l’azienda per riportare in patria tutta la produzione (montascale) delocalizzata in Guandong: circa un quarto dei volumi complessivi e un 15% in termini di valore (50 milioni di euro il fatturato 2016, per il 60% export).
«Un prodotto lontano dagli occhi è anche lontano dal cuore - ammette Lupo - e ci investivamo poco. Invece riportando qui le lavorazioni abbiamo rinnovato la gamma e l’ufficio tecnico ha apportato modifiche che entro giugno ci permetteranno di ridurre di un 20% i costi delle macchine e addirittura di essere più competitivi sul mercato con un prodotto all’avanguardia tecnologica e 100% made in Italy».
A Luzzara sono già state assunte dieci persone (oggi i dipendenti sono 170), si sono snelliti tempi e stock di magazzino con una gestione kaizen a tutto vantaggio della rapidità e qualità del servizio, «con ricadute non trascurabili anche su tutta la rete di fornitori, che per il 70% opera in un raggio di 20 chilometri dalla nostra sede», aggiunge l’ad di Vimec, azienda nata da imprenditori reggiani nel 1980 e dal 2005 in mano a fondi di private equity, che hanno spalleggiato la scelta di back reshoring.
A confermare la bontà della decisione sono i bilanci di Vimec: nei primi tre mesi di quest’anno il fatturato è aumentato del 24% rispetto allo stesso periodo del 2016, «e anche se sarà difficile mantenere questo ritmo, contiamo di chiude il 2017 con una crescita tra il 10 e il 15%», precisa Lupo. Che ha messo a budget un trend a due cifre anche per il 2018 e il 2019, «sia in Italia sia all’estero, perché oggi siamo gli unici player in grado di proporre un prodotto di alta qualità e affidabilità 100% made in Italy», aggiunge. Numeri che sono le specchio di investimenti raddoppiati tra lo scorso anno e i mesi in corso: 2 milioni di euro in ricerca e innovazione.
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